Il passato non può essere sempre semplicemente lasciato alle spalle. A volte bisogna farsi coraggio ed affrontarlo, soprattutto se riguarda da vicino i propri cari. Questa è solo parte della morale che One-O-One vuole insegnarci con il suo ultimo titolo, una morale che con il passare delle ore potreste condividere… oppure no. The Suicide of Rachel Foster è un’avventura thriller narrativa, una storia fatta di ricerca e di ricordi, ma anche di dubbi e angoscia. Il messaggio è forte, e il team italiano ha fin da subito creduto nel progetto, così come la stessa Daedalic Entertainment che si è occupata del publishing. Il gioco tratta dei temi estremamente delicati, e di certo non adatti a tutto il tipo di utenza. Dopo essere rimasti incuriositi con la nostra prova del titolo nel 2018, abbiamo potuto finalmente mettere le mani sulla versione definitiva del gioco, ed ecco cosa ne pensiamo.
Memento
L’incipit del gioco ci è spiegato tramite una lettera che la nostra protagonista Nicole leggerà dopo la morte della madre. Proprio lei, con quelle parole, incita sua figlia a vendere il vecchio e ormai abbandonato hotel di famiglia, un luogo che porta il marchio di un passato troppo pesante da dimenticare, un luogo che dopo la prematura scomparsa della piccola Rachel racchiude solo dolore e brutti ricordi. La voglia di tornare tra quelle mura non è molta per Nicole Wilson, che comunque dovrà recarvisi per risolvere alcune questioni burocratiche. Tuttavia, la tempesta di neve fuori imperversa, e terrà bloccata la giovane donna all’interno della struttura. Quello che però si era preannunciato come uno scomodo soggiorno forzato, si rivela pian piano un volontario bagno di ricordi e d’indagini, con la risolutezza di scavare fino in fondo e capire come andarono le cose anni prima, quando la piccola Rachel Foster, figlia del Pastore, si suicidò. Il soggiorno diviene anche una sorta di rapporto simbiotico, dato che per tutto il tempo della nostra ricerca godremo della compagnia, seppur solamente tramite telefono, di Irving, un giovane agente della FEMA.
Trattandosi di un gioco esplorativo e narrativo, eviteremo di anticiparvi la trama più di così, ma sappiate che i vostri sonni all’interno dell’hotel Timberline Mountain, nel cuore della Helena National Forest, saranno tutt’altro che tranquilli. L’avventura si attesta su tonalità decisamente thriller, ma con una velocità di esecuzione non troppo esagerata. L’atmosfera in ogni caso richiama un lieve senso di claustrofobia pure in spazi grandi, avvicinandosi anche a delle tematiche quasi horror senza però sfociarvi mai davvero. Non mancheranno colpi di scena, anche se un paio di essi potrebbero risultare “intuibili”.
Tempesta… interiore
Durante le quattro/cinque ore di gioco necessarie per completare la storia, saremo portati fondamentalmente a camminare ed esplorare, ma anche a dedurre: riprendendo il genere di titoli già visti come Gone Home, in The Suicide of Rachel Foster il comparto narrativo è strettamente legato al luogo esplorato, e a fare la differenza saranno proprio i dettagli. Gli oggetti che potremo utilizzare sono solo 3, e chiaramente contestualizzati a determinate parti di gioco, ma anche stavolta, non vi anticiperemo nulla.
Durante l’avventura sono molti i temi che, di striscio ma anche approfonditamente, vengono trattati, ma sappiate che alcuni di questi potrebbero turbare le persone più sensibili o con attitudini simili a quelle descritte (non a caso i consigli per l’utilizzo di questo prodotto sono ben chiari da prima ancora che esso inizi). Struggenti. Intimi. Questa forte carica emotiva troverà sfogo proprio durante le nostre chiacchierate con Irving, al quale potremo rispondere quasi sempre come meglio crediamo.
Tutte le strade portano a casa…
Narrativamente siamo quindi di fronte a un gioco che utilizza il carisma come arma principale, nonostante pecchi per un paio di dinamiche. Ad esempio, della nostra Nicole, a parte qualche vecchia foto di quando era bambina, non vedremo mai altro che le mani, e con il classico escamotage dell’oscurazione – o della rimozione – non c’è un singolo specchio o parete riflettente dove la sua immagine possa scorgersi. Un vero peccato, se prendiamo in considerazione anche la buonissima qualità tecnica del gioco, che vanta effetti di luce ed ombre davvero suggestivi ed un dettaglio grafico che supera il limite del semplice “gradevole”.
Encomiabile invece il lavoro svolto nel comparto audio, senza dubbio il migliore di tutta la produzione a braccetto con la narrazione. Audio binaurale, che rende perfetta la fruibilità del gioco con un paio di cuffie alle orecchie, un doppiaggio molto espressivo (ma disponibile solo in inglese), e una serie di tracce musicali che hanno esse stesse un cuore. Gli effetti, i suoni, i rumori, tutto crea quell’atmosfera forte, ma soprattutto indispensabile per alcune delle fasi che vivremo in game. Un’ultima cosa… decidete voi come finirà la storia.