Il passare degli anni si fa di certo sentire: così come invecchia lo stile grafico di un gioco, rendendo impraticabili perle videoludiche che sarebbe meglio mantenere nei ricordi piuttosto che rivederle nella macchia delle remastered. Purtroppo anche il gameplay non può vincere contro il tempo, per questo motivo, dopo i primi tre capitoli che avevano letteralmente lanciato l’idea di uno shooter in terza persona basato principalmente sulla meccanica delle coperture, il quarto episodio della saga aveva iniziato a subire la stanchezza di doversi ripetere per rimanere se stesso. Nel corso degli ultimi anni – non sempre in modo soddisfacente – molti brand del passato hanno iniziato a rinnovarsi, e stavolta The Coalition, studio di sviluppo creato appositamente per la saga, ha deciso di buttare sopra Gears 5 quel pizzico di novità: sarà bastato?
La trama si infittisce
Se c’era una cosa che davvero in Gears 4 non aveva funzionato, era la sceneggiatura e la costruzione dei personaggi: il figlio di Marcus Phoenix, J.D., rimaneva una macchietta anonima al comando di una squadra altrettanto dimenticabile, qualcosa di davvero osceno se messo in paragone con il carisma che Marcus Phoenix aveva nella trilogia originale. Fortunatamente, anche se la trama riprende esattamente dove l’avevamo lasciata, stavolta le cose sono state fatte in modo decisamente più consono: la protagonista del gioco sarà Kait, e tutto l’intreccio ruoterà attorno al suo retaggio e a quel ciondolo misterioso preso nella precedente iterazione di Gears of War.
Lo scenario naturalmente è sempre lo stesso, ma se prima l’idea era stata quella di portare qualcosa di nuovo, in Gears 5 si torna a rispondere a tanti quesiti che l’avventura di Marcus non aveva rivelato. Come sempre la storia viene raccontata tramite delle cutscene, in alcuni dialoghi di gioco (davvero ben elaborati) e con delle scene d’azione adrenaliniche e ben girate.
Alla ricerca del nuovo se
Se la storia ha subito un miglioramento in confronto al precedente capitolo, il gameplay e alcuni meccanismi di gioco hanno decisamente fatto un balzo in avanti: il lavoro di The Coalition non è certo e deciso, e sicuramente in Gears 6 noteremo una nuova trasformazione (speriamo positiva), ma gli esperimenti che lo studio di sviluppo attua sul brand sono per lo più riusciti.
Intanto, il gameplay abbandona la necessità frequente – o per meglio dire assoluta – delle coperture: rimane sempre come uno degli elementi emblematici del gioco, ma stavolta viene intermezzato da scene decisamente più aperte e, addirittura, da due mappe esplorabili (nell’Atto 2 e 3). Parlando proprio di quest’ultime, in questi frangenti Gears 5 porterà la squadra a salire sopra ad uno Skiff, un mezzo a vela che potrete comandare per muovervi in queste due suggestive mappe, rispettivamente piene di neve e di sabbia rossa. In questo modo potrete, oltre che proseguire per la storia principale portando a compimento degli obiettivi, anche completare qualche missione secondaria (non troppo brillanti e spesso risolvibili a suon di Lancer) così da sbloccare dei potenziamenti (di cui parleremo a breve). L’Atto 4 del gioco, quello conclusivo, abbandona di nuovo questa forma in favore di una linearità più consona al titolo: nonostante le due mappe esplorabili siano interessanti (e presentino qualche easter egg e qualche arma potenziata da usare) ci sono due cose importanti da definire.
La prima riguarda proprio il concetto di mappa aperta in un titolo come Gears 5: nonostante stranamente funzioni bene, qualche rifinitura servirà per poter riproporre questa modalità di nuovo nel prossimo capitolo. Per esempio, le sezioni di movimento con lo Skiff risultano lente e fini a se stesse, rimanendo più un guilty pleasure divertente (fino ad un certo punto) che un’esperienza di gioco. La seconda invece riguarda la linearità del gioco: nonostante il mondo videoludico ora proponga sempre più videogiochi open world, la magia di Gears rimane ancorata sia alle cutscene magistralmente girate (che finalmente abbandonano anche un po’ quel fare da action movie portando dei dialoghi più interessanti e delle sfaccettature dei personaggi migliori) che il gunplay, un sempreverde tuttora copiato da molte altre IP.
Una delle grandi novità però rimane Jack: il robottino che vi seguirà per tutte le missioni (e che compariva in modo diverso durante Gears 4), stavolta non si limiterà ad aprire porte o avviare meccanismi tecnologici, ma avrà un vero e proprio sistema di personalizzazione per potergli assegnare due skill. Esse saranno divise a loro volta in due rami: il primo conterrà abilità come cura, scan o invisibilità, mentre il secondo avrà qualcosa di più attivo come scossa elettrica o il controllo dei nemici. Jack sarà potenziabile tramite una valuta che troverete in gioco (e per trovarla dovrete darvi all’esplorazione pazza), ma potrà ricevere anche degli upgrade definitivi proprio grazie alle missioni secondarie nell’Atto 2 e 3.
Non solo single player
Naturalmente Gears of War non può fermarsi alla sola campagna (che ricordiamo è giocabile in cooperativa, dove potrete controllare persino Jack): presenti infatti le modalità Versus e Orda, rispettivamente PvP e PvE del gioco, molto simili a come erano in Gears 4. L’obiettivo di The Coalition è stato infatti quello di rendere Gears 5 il titolo più completo della serie, e i presupposti sembrano esserci.
La modalità nuova, che si butta sul PvE ma che riduce il numero di giocatori a 3 è invece la Fuga: in questo multiplayer i tre giocatori dovranno scappare da un’alveare uccidendo schiere di nemici, in una mappa che si avvicina ad un labirinto con del gas velenoso che inizia a riempire lo spazio dietro le spalle. I personaggi selezionabili saranno dotati di skill particolari, caratterizzando ulteriormente la sincronia del team nel risolvere le problematiche che si presentano. Le mappe non sono molte e nemmeno varie, ma nulla che non sia risolvibile con un DLC.
Entrando nel merito tecnico, Gears 5 ha uno stile grafico esaltante, dei colori accesi (sopratutto con HDR) e sfrutta alla grande il Play Anywhere di Xbox. Purtroppo delle piccole falle tecniche sono presenti: talvolta il gioco potrebbe infatti non caricare determinati elementi, bloccando effettivamente il proseguire della storia e richiedendo un reset, senza però darne segno lampante. Tutti problemi che speriamo risolvano con una nuova patch.
Rinato dalle ceneri
I primi tre Gears of War hanno definito un nuovo genere, creando un sistema di coperture ormai usato (e abusato) in altre IP. Judgement aveva provato a spostare l’attenzione da Marcus, non riuscendoci pienamente, e Gears 4 aveva provato a spostare l’epoca stessa d’ambientazione, provando a portare nuova linfa vitale senza successo. Gears 5 è la strada giusta: imboccata non troppo velocemente, con ancora qualche piccolo dubbio (che sicuramente nel sesto capitolo riusciranno a sistemare), l’andamento che la saga sta seguendo è quello giusto. Capace di tenere incollati i giocatori per ore, senza disdegnare il multiplayer locale persino nella campagna, Gears 5 è l’esempio lampante che Microsoft ha ancora delle cartucce da sparare.