Digimon Story Time Stranger Recensione, scansiona e combatti!

Un nuovo inizio per il franchise di Bandai Namco che si propone al pubblico con freschezza e un pizzico di nostalgia: ecco la recensione di Digimon Story Time Stranger.

Sara Pandolfi
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Sara Pandolfi
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande...
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Recensioni
Lettura da 6 minuti
Digimon Story Time Stranger
7.5 Buono
Digimon Story Time Strangers

Se pensiamo a titoli RPG con cattura e allevamento di creature che vengono poi schierate in combattimenti a turni, l’immaginario collettivo vira inevitabilmente verso Pokémon, un franchise con pregi eccezionali, ma difetti sempre più preponderanti. C’è, effettivamente, un’alternativa alla serie di Game Freak per chi ha interesse per questo specifico tipo di gioco di ruolo? Digimon Story Time Stranger si pone questo obbiettivo, e abbiamo tutte le ragioni per pensare che non sia una valutazione errata.

Fin dall’annuncio, il nuovo capitolo della serie di Bandai Namco e Media Vision si è proposto al pubblico come un punto di partenza per il franchise, già ricchissimo e costellato da titoli che variano dall’action RPG fino al picchiaduro, con l’obbiettivo di ritagliarsi una sua fetta di mercato, impresa che ricordiamo essere tutt’altro che semplice, a meno che non si scelga di giocare con astuzia le carte nella propria mano. Sarà stato questo il caso? Scopriamolo continuando la lettura della nostra recensione di Digimon Story Time Stranger nella sua versione PS5.

Una storia a cavallo tra due mondi

Nel gioco impersoniamo un agente della ADAMS, un’organizzazione specializzata nell’indagine in merito ad avvenimenti misteriosi: scegliendo il nostro personaggio femminile o maschile e selezionando il nome, verremo immediatamente catapultati in una Tokyo a metà tra il futuristico e il contemporaneo, incaricati dai nostri superiori di analizzare una serie di misteriose scosse di terremoto che si stanno verificando presso le mura della città.

L’escamotage iniziale, dai toni anche piuttosto accesi sul fronte drammatico, consente una rapida introduzione alle principali meccaniche di gioco, delle quali parleremo seguitamente. Per quanto riguarda la trama e la narrazione, ci troviamo di fronte ad una buona presenza di dialoghi, gestiti in maniera equilibrata, cutscenes dal punto di vista scenico piuttosto deboli ma ben posizionate nello schema della narrazione, e una longevità complessiva che supera le 10 ore (necessarie per completare la storia principale).

Digimon STory Time STranger

Combattimenti tradizionali, struttura innovativa

Concentriamoci ora sull’aspetto più fondamentalmente legato al gameplay: all’interno del gioco, abbiamo la possibilità di combattere, scansionare (e successivamente “evocare”), utilizzare come materiali di scambio, dialogare e far evolvere i nostri Digimon. Il sistema al quale si interfacciamo è profondamente diverso da quanto visto nella tradizione dei titoli targati Game Freak ma, sotto numerosi aspetti, risulta estremamente fedele ai tempi e alle modalità di gioco della modernità, adattandosi perfettamente ad un contesto che sembrava non poter andare oltre a quanto inizialmente elaborato all’alba del nuovo millennio.

Ciò che emerge è una struttura insolita per chi deve fare l’abitudine con determinati aspetti fondanti della serie Digimon, ma una volta sviluppata una certa familiarità con essi, emerge tutta la brillantezza e l’attenzione all’essere player friendly senza voli pindarici. Intendiamoci, il genere non si discosta dall’essere, alla lunga, piuttosto ripetitivo, ma sono i segmenti inseriti tra una parentesi e l’altra a rendere il prodotto quanto mai scorrevole in tutte le fasi di gioco.

In sostanza, quindi, il titolo si presenta come un’ottima alternativa dal punto di vista del Gameplay per quanto riguarda gli RPG con controllo e cattura dei mostri, dotato di pregi che vengono incontro alle esigenze del giocatore moderno e di difetti che, però, si mantengono costanti in tutti gli esponenti del genere.

Una pecca va segnalata per quanto riguarda le fasi di esplorazione più di quelle di combattimento: i movimenti del nostro avatar sono eccessivamente e spesso ingiustificatamente limitati. Questo, in parole povere, significa che non potremo muoverci agilmente nella mappa ma saremo circondati da odiosi muri invisibili dei quali, francamente, sarebbe meglio fare a meno (o risolvere in maniera più brillante) nel contesto odierno.

Digimon STory Time STrangers

Comparto tecnico “a metà”

Soffermandoci infine sul discorso del comparto tecnico, osserviamo come la precedentemente decantata interdipendenza tra moderno e tradizionale veda qua un impoverimento della sua formula. Lo stile grafico è pulito e capace di trasmettere in maniera immediata le giuste sensazioni al pubblico, facendo uso di un taglio della telecamera piuttosto moderno e intrigante. Tuttavia cade indietro nel tempo su aspetti altrettanto determinanti e vissuti numerose volte nel corso dell’avventura: espressioni facciali dei personaggi, luci, animazioni, profondità poligonale appartengono ad un’epoca diversa, non quella attuale sicuramente.

Il titolo, in definitiva, gode di una serie di rimandi degni di nota ai fasti della serie senza mai essere troppo dipendente da questi: genera una sua identità visiva e sonora (quest’ultima non l’abbiamo apprezzata, però) e permette al giocatore di esplorare in le meccaniche del gioco in maniera approfondita grazie alla lunga lista dei trofei.

Digimon Story Time Stranger
Digimon Story Time Strangers
Buono 7.5
Voto 7.5
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Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.