La serie di Mafia è una di quelle che ha segnato il mio personale percorso videoludico. Nonostante fossi molto giovane nel 2002, anno dell’uscita del primissimo Mafia: The City of Lost Heaven, questo mi lasciò a dir poco folgorato, sia per il gioco in sé, sia per la narrazione che mi aveva catturato e fatto riflettere non poco. La struttura di gioco era semplice, divisa in missioni lineari, e con una mappa open world da esplorare solo in determinate occasioni, quando era la storia stessa a chiederlo o concederlo. Al contrario, Mafia 2 e Mafia III hanno seguito e portato avanti in modo esponenziale una filosofia dove “più grande” voleva dire “migliore”, cosa che però ha portato risultati altalenanti, soprattutto nel terzo capitolo. Hangar 13 ha preso in mano lo sviluppo del brand sotto 2K proprio con Mafia III, che dopo delle premesse e un incipit abbastanza elettrizzanti, ha ceduto il fiano a un abbassamento del ritmo e a un comparto tecnico con troppe lacune. Lacune che ci siamo trovati di fronte anche con i rifacimenti dei primi due titoli, con un secondo tutto sommato buono, ma con un remake del primo capitolo che ha lasciato parecchio l’amaro in bocca.
Di acqua sotto i ponti ne è passata, il team è maturato, e diciamo che ha anche iniziato a capire meglio da cosa prendere spunto per tirare fuori un Mafia decisamente buono. Mafia: Terra Madre ci ha fatti gridare un sonoro “Finalmente!”, nonostante non ci troviamo di fronte a un gioco perfetto, che però ha indubbiamente imboccato la strada giusta. Questa è lunga, ma ci sentiamo molto incoraggiati per un eventuale seguito. Andiamo a scoprirlo meglio nella nostra recensione.
La Perla del Mediterraneo
Le vicende di Mafia: Terra madre prendono vita esattamente nei primi anni del novecento, in una zona di fantasia chiamata Valle Dorata, ma che dai suoi paesaggi e le sue caratteristiche ricorda uno splendido mosaico di posti, da Taormina a Caltanissetta, da Porto Empedocle ai dintorni dell’Etna. La città attorno a cui ruota tutto è quindi San Celeste, situata sulla cima di una verdeggiante collina, e circondata da vigneti, coltivazioni di ogni genere, ma anche da rovine antiche, una solfatara, un vulcano, e un mare fantastico. Una terra che fa della vita bucolica il suo sostentamento primario, a braccetto col mare.
Il modo in cui la mappa è stata creata, riproducendo i vari ambienti citati, ci ha lasciati piacevolmente sorpresi, sia per la fedeltà, sia per la volontà di inserire al suo interno solo elementi coerenti. In questi tempi, la “Terra Madre” era un territorio molto particolare, un posto dove l’onore, la fede e il rispetto erano importanti sopra quasi ogni cosa, tutti temi che il gioco tiene continuamente a ricordarci. La trama si svolge tutta in questa soleggiata terra, che esploreremo in lungo e in largo… ma non come nei classici sandbox.
“Combattere per l’onore di qualcun altro”
Il protagonista della storia è Enzo Favara, un giovane “carusu” che lavora all’interno della solfatara di Don Spadaro per ripagare il debito di suo padre. Dopo degli eventi che non vi anticipiamo, il giovane si ritrova a fuggire a cavallo dalla solfatara, inseguito dagli uomini di Spadaro. Fortuitamente, nel bene e nel male, finisce nel territorio vicino di un altro Don, Don Torrisi, che una volta scoperti gli uomini del suo rivale nei suoi terreni, li manda via prendendo il ragazzo sotto la sua custodia. Da questo momento in poi Enzo si ritroverà a lavorare per Don Torrisi, partendo da semplice operaio per poi intraprendere una vera scalata all’interno della Famiglia. Non vi diremo oltre, ma sappiate che all’interno della storia di Enzo c’è tutto, felicità, dolore, amore, perdite, lealtà, tradimenti… il tutto concentrato in poco più di una decina d’ore di gioco per la trama.
Se vi state chiedendo se Mafia: Terra Madre è collegato agli altri giochi, ebbene lo è, con alcuni riferimenti più velati, e altri più diretti. Ad esempio la del municipio di San Celeste sono presenti all’inizio di Mafia 2, come la stessa Empire Bay. Poi alcuni dei personaggi che incontreremo con Enzo saranno proprio presenti nei capitoli successivi, o ancora alcuni dei cognomi che sentiremo sono molto riconoscibili dai più attenti, come Trapani e Bertone, che ritroviamo in Mafia 1.
Lo svolgimento del gioco è molto lineare, adottando una struttura a capitoli molto simile al primo Mafia: missione dopo missione andremo avanti nella storia, a cui viene data molta più importanza rispetto a Mafia III, che per nutrire la componente sandbox dell’open world perdeva ritmo e si diluiva. Questa cosa ha fatto sì che i giocatori di Mafia: Terra Madre si concentrassero meglio proprio sugli avvenimenti, tanto da dimenticare spesso della grandissima mappa esplorabile. Certo, questa può essere un’arma a doppio taglio: in primis, perché la gran parte di quello che c’è in giro, dai collezionabili, ai tesori, e altro, possono essere recuperati solo gironzolando senza seguire la storia, e in secundis perché la storia, avvincente e lineare, ci metterà sempre “fretta” nel dirigerci direttamente all’obbiettivo, facendoci – a volte erroneamente – pensare che in quel momento non possiamo far altro che procedere.
Personalmente, ho apprezzato moltissimo la verve più narrativa e concentrata, e non mi sono sentito costretto ad esplorare… ma la cosa più grave – almeno dal punto di vista dei creatori del gioco – è che non ne ho sentito il bisogno, e questo è sbagliato.
Una terra (non troppo) spietata
Dal punto di vista del gameplay, Mafia Terra Madre è un action in terza persona, che ricalca gli stilemi di molti classici del genere, rifacendosi ovviamente di più al terzo capitolo della serie, ma con una cura più minuziosa dei dettagli. Abbiamo un buon mix tra fasi di shooting e fasi stealth, ogni tanto intervallate da sezioni del tutto nuove che prevedono duelli con il coltello. Il sistema di copertura è abbastanza solido, nonostante debba fare i conti anche con un’intelligenza artificiale un po’ “distratta”, che purtroppo è una delle pecche principali del gioco.
Il ritmo di gioco è spesso altalenante, in senso buono, alternando fasi più raccontate, tra video e sezioni in cui faremo poco più che girare e parlare coi personaggi, a fasi dove l’azione la fa da padrone, tra sparatorie dove sconfiggere valanghe (forse anche un po’ esagerate, ma è lo spirito dei videogiochi) di nemici, e i citati duelli. Non mancano però anche delle missioni più “flavour”, alcune delle quali sembrano un copia e incolla di quelle viste nel primo Mafia… un copia e incolla contestualizzato abbastanza bene, e che comunque non le ha rese meno gradevoli: dopo tutto Mafia Terra Madre si è posto anche l’obiettivo di raccontare la mafia com’era alle origini, quindi non poteva mancare una missione dedicata alla riscossione del denaro (come la vecchia “Ordinaria Amministrazione” di Mafia 1), o una bella gara con macchine d’epoca; qui la citazione è ancora più palesa, dato che il capitolo prende addirittura quasi lo stesso nome (Sportività in Mafia 1, Spirito Sportivo in Terra Madre).
Quello che però in questo gioco è stato fatto in modo eccellente, da applausi, è senza dubbio l’iniziazione. L’entrata di Enzo, nella famiglia, la modalità, il giuramento, il tempo che è passato, è stato proposto in modo più che convincente, ma soprattutto gli è stata data la giusta importanza. Non è stata l’unica scena degna di nota di Mafia Terra Madre, ma di certo è quella più significativa. Quello che, senza spoiler, ci ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, è stato un finale abbastanza frettoloso, nonché in un paio di occasioni talmente poco plausibile da spezzare a metà la fragile sospensione dell’incredulità. Un vero peccato.
Autenticità, la parola d’ordine
Passando alla fase conclusiva, non possiamo che fare di nuovo i complimenti al team di sviluppo per il modo in cui sono stati ricreati gli ambienti, stavolta mettendo l’accento su un’ottima qualità grafica, affatto non scontata, e che ci aveva lasciati un po’ delusi con i precedenti titoli. Soprattutto abbiamo molto apprezzato il lavoro di Hangar 13 nella raccolta di informazioni, così come la scelta di farsi aiutare da uno studio di sviluppo italiano – e non solo – per riprodurre l’autenticità della cultura sicula.
Buonissima la motion capture, esagerato il doppiaggio in siciliano, che ha reso il tutto ancora più, mi ripeto, autentico. Dal punto di vista invece del sonoro siamo ad ottimi livelli, anche se ci sarebbe piaciuto di più ascoltare una colonna sonora a tratti più caratteristica ed etnica, cosa che ci è sembrata un po’ mancare. Ultima cosa, ma non per importanza, sottolineiamo quanto Mafia Terra Madre sia effettivamente un gioco che vuole mettere la storia prima dell’intrattenimento secondario, dove l’open world può risultare solo un mero riempitivo per chi vuole regalarsi qualcosa di più anche se non necessario. Tagliando il superfluo, ci sono comunque una decina d’ore buone di storia principale, che vanno anche ad allinearsi ad un rapporto qualità/prezzo onestissimo.



