Memento Mori di Two Little Mice trasporta i giocatori nell’Europa del XIV secolo, quando guerre, epidemie e crisi religiose falcidiavano regni un tempo floridi. Gli eventi si svolgono tra il 1347 e il 1353, anni segnati dall’inarrestabile espansione della Peste Nera, che ridusse la popolazione di un terzo. Ovunque ci si volti, si scorgono campagne distrutte dalle intemperie, canali infestati da ratti, vicoli maleodoranti in cui si aggirano coloro che sono sopravvissuti a interminabili conflitti. I ceti nobili si sono ritirati in residenze fortificate, lasciando i ceti più umili a fronteggiare l’incubo della malattia e l’incombere di un male ancora peggiore.
Questo sfondo storico – già di per sé mortifero e terribile – funge da cornice ideale per un’ambientazione gotica e spietata. Memento Mori accentua ulteriormente l’atmosfera funerea, introducendo un elemento soprannaturale che si intreccia alle superstizioni e alle leggende dell’epoca: l’Oltre il Velo. In un mondo che sembra attendere il proprio trapasso, i personaggi sperimentano un orrore che va oltre la pestilenza, misurandosi con entità e minacce al di là dell’umana comprensione.
Oltre il Velo: l’incubo nascosto in ogni anfratto
Il manuale descrive l’Oltre il Velo come una realtà parallela, un sudario che si sovrappone al nostro mondo e ne rivela gli aspetti più occulti. Se l’Europa trecentesca è già soffocata da povertà e paura, ciò che si cela oltre questi confini spirituali ribalta ogni certezza. Le creature del folklore medievale – troll, segugi infernali, streghe, incubi, cambiapelle, manticore, basilischi e molto altro – esistono sul serio, pronte a divorare corpo e anima di chiunque le incroci.
Solo gli Erranti, coloro che hanno ricevuto il Marchio della Maledizione, possono scorgere e attraversare i passaggi verso l’Oltre il Velo, che si manifestano in luoghi carichi di energie maligne o inaccessibili alla gente comune. Talvolta, si formano vere e proprie Lacerazioni del Velo, aperture temporanee destinate a richiudersi in fretta. Tutto ciò accentua un clima di costante insicurezza, perché l’orrore non è confinato altrove: si intreccia al quotidiano, scavalca barriere visibili e si annida negli angoli più bui di un mondo già segnato dalla pestilenza.
Il sistema di gioco: un equilibrio tra rapidità e dannazione
Al di là dell’ambientazione, Memento Mori si distingue per la sua meccanica basata su dadi a sei facce (d6), semplice da apprendere ma in grado di generare tensione ad ogni tiro. Un 5 o un 6 sui dadi rappresenta un successo, mentre ottenere un 6 sul dado nero significa incappare in un successo oscuro: un risultato che vale ben tre successi, ma che avvicina il personaggio alla corruzione. Quest’ultima è una forza inarrestabile, che riflette il baratro in cui l’anima scivola a ogni concessione al potere proibito.
Rapido da imparare, letale nelle conseguenze
Il regolamento non si appesantisce con calcoli complessi: la difficoltà di un’azione si definisce stabilendo quanti successi servano per portarla a termine, e i giocatori lanciano i propri d6 sperando di raggiungere la soglia. Tuttavia, il confine tra vittoria e rovina è sottilissimo. Scegliere di affidarsi a un potere oscuro, magari per evitare la morte durante una battaglia o per superare un ostacolo apparentemente insormontabile, innesca un processo di corruzione irreversibile. Questa crescita del “lato oscuro” si ripercuote tanto sul corpo quanto sulla psiche, generando deformazioni, incubi o un cinismo spietato.
Combattimenti brevi, brutalità medievale
Lo spirito della peste e delle miserie del XIV secolo si riflette nei combattimenti: ogni scontro viene risolto in pochi lanci, dove un solo errore può risultare fatale. Se un personaggio ottiene più successi della soglia, ferisce il nemico; in caso contrario, è lui a subire il colpo. Con un pareggio, si soffre in due. Questa immediatezza ricrea l’idea di una vita appesa a un filo: in un’epoca in cui medicine efficaci erano pressoché sconosciute, anche una singola ferita poteva diventare letale. Nel gioco, dunque, i duelli non si trascinano mai a lungo. La tensione resta altissima e ogni tiro esprime la durezza di un mondo in cui o si sopravvive o si va incontro a un destino peggiore della morte.
Caratteristiche di un’umanità in bilico
In Memento Mori, non esistono le classiche statistiche (Forza, Destrezza, Intelligenza ecc.). Al loro posto, ogni personaggio si definisce attraverso quattro attributi:
- Cuore: simboleggia altruismo, empatia, volontà di sacrificio;
- Viscere: incarnano l’egoismo, la ferocia e la determinazione brutale;
- Nervi: riflettono impulsività, istinto e reazioni a caldo;
- Cerebro: racchiude la logica e la capacità di pianificazione.
Questa impostazione libera i giocatori dall’idea di “classe” predeterminata e li invita a scegliere di volta in volta su quale tratto puntare per risolvere un conflitto, un enigma o una missione. Un approccio basato su cuore potrebbe portare un personaggio a rischiare tutto per soccorrere i compagni, mentre agire con viscere lo spingerebbe a sopravvivere a ogni costo, ignorando i deboli o i feriti. Nel mondo afflitto dal morbo, la brutalità emerge come soluzione frequente, ma le conseguenze morali (o soprannaturali) non si fanno attendere.
L’Europa di peste e superstizioni
Il manuale insiste molto sul fascino crudele del Trecento. Regni instabili, monarchie deboli e una popolazione falcidiata dalla malattia: in questo scenario, la morte è il grande livellatore sociale, poiché colpisce senza guardare al rango o alla ricchezza. Il peso dell’ignoranza scientifica porta molti a cercare spiegazioni nell’occulto, condannando vittime innocenti per presunti “patti demoniaci” o “colpe ancestrali”. Su queste basi, Memento Mori innesta il suo elemento fantasy, rivelando che, dietro leggende e superstizioni, si cela spesso una verità ancora più raccapricciante.
Il Codex Gigas, citato nel gioco, raccoglie oltre cinquanta creature e entità provenienti dal folklore europeo, adattate a questa dimensione oltre il Velo. Troll nascosti nei boschi, basilischi rintanati nelle catacombe, culti proibiti che tessono intrighi tra le macerie delle città semideserte: tutto contribuisce a un’immersione cupa e totalizzante. L’orrore diventa così una costante, dentro e fuori le mura delle cittadelle: se la realtà storica è già un incubo di corpi ammassati e cadaveri bruciati, l’Oltre il Velo è un ulteriore abisso pronto a inghiottire i più temerari.
Accessi e Lacerazioni: varchi per l’incubo
La divisione tra mondi non è netta: Memento Mori prevede la presenza di Accessi e Lacerazioni del Velo, portali che i personaggi, detti Erranti, possono individuare. Gli Accessi sono passaggi relativamente stabili, seppur nascosti, mentre le Lacerazioni sono fratture temporanee e instabili, destinate a chiudersi in tempi brevi. Attraversare un varco di questo tipo permette di muoversi fisicamente nell’Oltre il Velo, esplorando fortezze maledette o piane infestate, oppure di ritornare nel mondo “ignorante” dominato dall’epidemia. Il confine, però, sfuma in continuazione: è possibile che un essere mostruoso approfitti di una Lacerazione per sconfinare in un villaggio, scatenando conseguenze letali.
Questo intreccio di piani risponde a un preciso intento narrativo: annullare la percezione di un “rifugio sicuro”. Se l’Europa del Trecento non è già una garanzia di pace, l’Oltre il Velo è il luogo in cui ogni orrore prende forma tangibile. Eppure, solo accedendovi è possibile scoprire e, talvolta, sconfiggere le forze che si annidano dietro l’espansione del morbo e il crollo delle istituzioni.
La corruzione: un passo dopo l’altro nel baratro
L’aspetto che meglio caratterizza Memento Mori è l’inesorabile crescita della corruzione. Ogni “successo oscuro” concede un potere momentaneo, ma spinge l’Errante a un’ulteriore trasformazione, che può risultare fisica (deformazioni, innesti mostruosi) o mentale (psicosi, perdita di umanità). Con l’aumentare della corruzione, i giocatori vedono i loro personaggi divenire più pericolosi ma anche più alieni. È un ciclo di dipendenza dal potere oscuro, che ben si sposa con la disperazione di chi vive un’epoca in cui la morte è pane quotidiano.
Non va però scambiata per una mera punizione. La corruzione offre possibilità straordinarie: un colpo micidiale che stermina un orrore implacabile, o un rituale proibito che risponde a un’istanza estrema di sopravvivenza. Ogni volta che l’Errore si accetta, tuttavia, si perde un pezzo di se stessi. È una condizione irreversibile che incarna in modo simbolico la dissoluzione morale e fisica in un periodo in cui la speranza sembra svanire tra le fosse comuni.
Un’esperienza narrativa cupa e adulta
Di certo, Memento Mori non è il GdR da proporre a chi cerca eroi splendenti e storie rassicuranti. Le atmosfere evocano la paura costante della pestilenza e il timore per un soprannaturale che si nutre delle peggiori superstizioni. La struttura del gioco incoraggia scelte sofferte, rese ancora più aspre dalle condizioni storiche estreme in cui si agisce. Ogni decisione – che si tratti di soccorrere un bambino febbricitante o di inseguire un Adepto del Male in un sotterraneo infestato – ha un peso cruciale, perché il rischio e le conseguenze sono sempre in agguato.
Libertà di narrazione
Nonostante il contesto gramo, l’ampio margine di personalizzazione consente al Game Master e ai giocatori di calibrare il grado di terrore e di fantasy in base ai propri gusti. Si può mettere l’accento sugli intrighi religiosi, sulle guerre tra casate nobiliari, sulle indagini alla scoperta delle creature che infestano una rocca abbandonata, o persino sulla lotta contro la propria stessa corruzione. Ogni sessione racconta un frammento di un’epopea tragica, dove sopravvivere anche solo un giorno in più può equivalere a un eroismo disperato.
Memento Mori fonde realismo storico e orrore soprannaturale in un Trecento devastato dalla Peste, offrendo una prospettiva cupa e intensa su un’Europa allo stremo. Il sistema di dadi a sei facce, imperniato sul successo oscuro, mantiene alta la tensione in ogni momento, mentre la meccanica della corruzione delinea una progressiva caduta nel baratro, coerente con i toni di una realtà in cui la morte e la follia sembrano regnare sovrane. I combattimenti rapidi e letali riflettono la precarietà della vita medievale, e la possibilità di attraversare l’Oltre il Velo cala i personaggi in un incubo popolato da creature leggendarie e forze arcane.
La vera forza del gioco sta nella sinergia tra elementi storici – fedelmente ispirati alle fonti dell’epoca – e la dimensione gotica del folklore europeo, i cui mostri e spiriti si rivelano concreti tanto quanto la fame o le infezioni. La libertà di interpretare personaggi mossi da cuore, viscere, nervi o cerebro garantisce un ventaglio di stili e approcci, invitando i giocatori a esplorare la tormentata interiorità dei propri Erranti. Non si tratta di una storia in cui la luce ha sempre l’ultima parola: ogni passo comporta un sacrificio, ogni concessione di potere accelera la perdita di umanità e ogni battaglia lascia cicatrici che vanno ben oltre il corpo.
Per chi cerca un GdR dalle tinte fosche, dove la sopravvivenza contro pestilenza e magia nera rappresenta un traguardo eroico, Memento Mori costituisce un’esperienza di forte impatto. Ritrovarsi a camminare tra le rovine di un villaggio infestato, scoprire l’esistenza di una Lacerazione del Velo in un pozzo abbandonato o difendersi dai sussurri di entità blasfeme sono situazioni che segnano i personaggi e restano impresse nel ricordo dei giocatori. Qui, nulla è scontato e tutto ha un prezzo. Nel Trecento di Memento Mori, vivere è già una sfida… e morire potrebbe non essere la peggiore delle sorti.