Secret Level è un nome strano tanto quanto la serie che lo porta: se da un lato le 14 puntate proposte su Amazon Prime Video hanno dalla loro una forte eredità, data dalla tipologia dei brand che pervadono la serie ad ogni episodio, dall’altro lato troviamo una dicotomia delle parti, dove ogni puntata è fine a sé stessa e può essere affrontata così come si vuole. Di fatto non c’è alcun bisogno che lo spettatore conosca o meno il brand da cui è tratto l’episodio. Godiamoci questa recensione, distopica quanto la serie stessa.
Di getto nella mischia
Secret Level è difficile da descrivere senza scadere nel banale e senza fare spoiler, di questo ne siamo consci, per cui tenteremo di darvi degli indizi quanto più dettagliati possibili. Sebbene la serie tocchi diversi brand, come Warhammer 40K, Mega Man, Dungeons & Dragons, Pac-Man e tanti altri, non va mai “nel profondo”.
La serie si limita a darci un episodio che dura dagli undici ai sedici minuti, mediamente. In questi viene mostrato talvolta un preambolo introduttivo che spiega a grandi linee cosa succede nell’universo narrativo da cui è tratta la puntata, altre volte invece non dice assolutamente nulla, gettando lo spettatore “nella mischia”, lasciandogli modo di apprendere la situazione dai piccoli dettagli sparsi qua e là nella puntata.
Il gusto di ogni puntata lo decide lo spettatore: potreste (e dovreste) essere interessati alle puntate che fanno più al caso vostro, là dove il brand di riferimento è più nelle “vostre corde”. Questo tuttavia non esclude del tutto nomi meno blasonati, o che alcuni non conosceranno per questioni anagrafiche (come Unreal Tournament, titolo che andava molto in voga nei primi anni 2000 e che ha poi portato alla luce i vari motori grafici Unreal).
Quindi di cosa parliamo?
Parliamo di tutto, e di niente, un po’ come la vita del resto. Secret Level ci mostra lo spaccato di vita di ogni personaggio o storia di riferimento: là dove lo spettatore conosce il brand, potrà capire in che punto della storia è inserito l’episodio, dove ad esempio viene ampliato il concetto di una missione di gioco, o semplicemente mostrato, cosa che magari nel titolo originale non accadeva.
“Non conoscete nulla di quel brand e non sapete di cosa si parla?” Non Fa nulla! La puntata resta godibilissima, senza troppi fronzoli e vittimismi, arriverete a fine episodio probabilmente arricchiti di un’esperienza che non avevate mai provato. Non è da escludere che vi salga, improvvisa, la voglia di sapere di più riguardo al titolo che avete appena visto e, perché no, andare a leggere qualche recensione, guardare un video su YouTube o perdervi nella profondità di certi universi.
Tutto perfetto dunque? No. Assolutamente no. Resta l’amaro in bocca per la scarsa profondità: sarebbe stato di gran lunga meglio se la serie avesse inserito molti meno marchi, creando più episodi sugli stessi e lasciandone altri da parte. Ad esempio, la puntata di Mega Man è l’inizio perfetto di una serie per il protagonista, cosa che poi non avviene dato che ogni brand ha dalla sua una sola puntata.
Secret Level rischia di far innamorare lo spettatore di alcuni personaggi che, nel bene o nel male, vedrà solo per quella puntata, one shot: una sorta di Black Mirror ma con brand altisonanti. Ci sono poi puntate totalmente sbagliate con titoli stravolti completamente, come Pac-Man che diventa una sorta di episodio horror/gore da dimenticare già nel minuto dopo che si è finito di vederlo. Secret Level poteva dare di più e invece resterà come un’epifania non conclusa. Resta quindi l’amaro in bocca alla fine della serie e non è affatto un bene.