La corrente generazione videoludica è stata pesantemente segnata da un ingente numero di rimasterizzazioni di titoli più o meno anziani; ciò a causa della voglia da parte delle software house di rilanciare i loro brand storici, spaccando così l’utenza in due: una parte dei giocatori vede di buon occhio quest processo di dissotterramento di giochi vecchi, un’altra metà ne lamenta invece la massiccia presenza sugli scaffali. Questa operazione dovrebbe essere in ogni caso indifferente agli acquirenti se non implica una limitazione nelle nuove produzioni, che risultano invece essere ricche di contenuti e particolarmente numerose, specialmente quest’anno. Capita a volte però, che anche un titolo con pochi anni sulle spalle sia oggetto di rimasterizzazione. Ciò probabilmente accade per via della sua uscita a cavallo tra due generazioni: è questo il caso di Assassin’s Creed Rogue, singolare capitolo della celebre saga di casa Ubisoft, dimenticato forse troppo presto.
Quello di cui stiamo andando a trattare non è assolutamente un Assassin’s Creed come tutti gli altri: con Rogue, il giocatore viene per la prima volta messo dal lato del “cattivo“, operazione che stravolge del tutto la mentalità dell’utente, mettendolo in una posizione tale da rendersi conto che ogni fazione ha le proprie ragioni per considerarsi dal lato del giusto. Questa situazione mette dunque in discussione, per la prima volta nella storia del brand, il credo dell’assassino, portando la storia a intrecciarsi con quella del terzo capitolo e del più recente Unity, rendendo anche più chiara la comprensione della trama di quest’ultima. Grazie a questo stratagemma, la software house ha potuto riutilizzare molti dei modelli tridimensionali già visti in altri episodi, rendendo questo gioco a tutti gli effetti una sorta di contentino per coloro che, nel tardo 2014, ancora non erano passati alla nuova generazione.
Nonostante ciò, Assassin’s Creed Rogue riesce comunque a spiccare per originalità in quanto a ideazione, meno riuscita è invece la realizzazione, in quanto i panni dei templari non riusciranno mai a legarsi al giocatore quanto quelli degli amati assassini. Complice anche una caratterizzazione piuttosto scarna del personaggio principale, il titolo non riesce dunque a brillare come vorrebbe, regalando all’utenza appena una decina di ore di gioco dedicate alla storia; molte di più sono invece quelle relative alle quest secondarie, che abbondano come in ogni capitolo della serie. A conti fatti, la remastered di Rogue ripropone sostanzialmente la stessa identica opera vista 4 anni fa, rimarcando ulteriormente l’arretratezza tecnica che già non si addiceva a un prodotto di tardo 2014. Infatti, sia dal punto di vista grafico, che da quello gameplay e infine dell’intelligenza artificiale, il titolo risulta ancora fermo al passato. Pur proponendo delle texture rifinite e maggiormente particolareggiate, aventi un dettaglio più alto anche per quanto riguarda le espressioni facciali, i modelli su cui esse sono applicate sono ancora evidentemente arretrati, rendendo quasi vano l’intervento fatto.
Il sistema di combattimento è ancora quello a cui eravamo abituati con i capitoli precedenti, il quale è stato recentemente svecchiato grazie ad Assassin’s Creed Origins. Forse è proprio a causa di quest ultimo che, stranamente, giocare oggi a un titolo come Rogue risulta quasi disagevole. Oltre alle classiche meccaniche, l’incubo più grande tornato dal passato è sicuramente la scarsa intelligenza artificiale dei nemici: proprio come ai vecchi tempi, essi torneranno a mettersi in fila per essere eliminati uno dopo l’altro, offrendo un livello di sfida decisamente sotto la media. I limiti tecnici non sono dunque stati sensibilmente ridotti e, a livello contenutistico, il titolo vede come aggiunta solamente alcuni costumi derivanti dal film e dalle più recenti avventure di Bayek; queste, però, non sono sufficienti a giustificare l’acquisto del prodotto per riassaporarne l’esperienza a distanza di anni.
La cosa positiva è sicuramente la possibilità di tornare a fronteggiare delle avvincenti battaglie navali, il tutto con un sistema di combattimento identico a quello del titolo originale e similare alle meccaniche proposte in Black Flag. La guida della nave risulta infatti ancora molto piacevole e confortevole nonostante sia stata concepita anni fa. A conti fatti, dunque, si può dire che questa versione rimasterizzata di Assassin’s Creed Rogue sia un’ottima occasione per recuperare le avventure di Shay Patrik, specialmente per unire i puntini nel caso in cui si avessero giocato sia AC III che Unity senza capirne a pieno il passaggio. Nel complesso, però, non è un’occasione adatta per chi ha già giocato l’opera in passato, in quanto i contenuti proposti sono invariati e i limiti tecnici sono ancora evidenti nonostante le migliorie sulle texture.