Fire Emblem è una saga che, qui da noi, è relativamente giovane: infatti il primo titolo risale ai primi anni 2000. In Giappone tuttavia la serie è presente fin dagli albori del NES, ed è una delle saghe in realtà più classiche di Nintendo. Il grosso boom c’è stato con i capitoli sul cubo e soprattutto su Wii, dove la serie ha subìto un upgrade sia tecnico che ludico davvero notevole. E’ però con il 3DS (e ancor prima col DS) che il brand di Fire Emblem si è distinto nel corso degli ultimi anni, fino a diventare uno degli araldi della qualità dei titoli made in Kyoto, paragonabile ora ad altri franchise in primo piano. Dopo il buonissimo esordio di Awakening, Intelligent System ci riprova, anzi, addirittura raddoppia e triplica! Infatti il nuovo Fire Emblem Fates si configura attraverso due versioni, Retaggio e Conquista, che sono veri e propri episodi “paralleli” che raccontano vicende diverse ma collegate tra di loro attraverso le due fazioni, gli Hoshido e i Nohr, che caratterizzano il gioco a partire dalle cover fino alla trama. Non solo! Mentre Retaggio segue un filone e uno stile più moderno, Conquista si affida ad un “pace” più affine ai classici della serie. Rivelazione, d’altronde, espande l’intreccio principale e mischia le due formule oltre che alle vicende dei personaggi.
Due regni, un solo destino.
La storia parla di Corrin (o qualsiasi sia il nome che gli/le vogliate dare), un principe del Nohr che però, similmente a Rapunzel, non ha mai messo il piede fuori dalla propria mansione. I suoi fratelli, gli altri nobili di questa cupa landa, sono molto affezionati a lui al contrario di Re Garon, il classico padre di famiglia austero e impassibile verso i propri discendenti. Dopo anni di “segregazione”, al nostro giovane viene concessa la possibilità di mostrare il suo valore in battaglia, in una missione che vi troverà subito contro i nemici dei Nohr: gli Hoshido. Da qui, la trama prosegue fino a che non vi verrà chiesto da quale parte stare e intraprendere quindi l’avventura nelle rispettive versioni, che sia Retaggio, Conquista o la terza Rivelazione. La più grande differenza nell’avanzamento delle due diverse campagne sta nelle classi e nelle unità che incontreremo. Mentre gli Hoshido dispongono di classi più “equilibrate” per affrontare vari tipi di nemici, mentre tra le fila dei Nohr, la casata avversa alla precedente già citata, i ruoli saranno molto più marcati già dall’inizio. Già questo preambolo distingue nettamente le due versioni, che comunque differiscono anche nella difficoltà: mentre infatti Retaggio permette il respawn delle unità perse in combattimento, Conquista non permette tale privilegio, rendendolo sicuramente il più ostico dei due.
Time to tip the scales…
Per chi non masticasse troppo lo strategico a turni, il gioco si sviluppa sull’ormai noto triangolo delle armi, ma questa volta vengono divisi in categorie: armi rosse, ovvero spade e tomi, hanno vantaggio su quelle verdi, asce e archi, mentre infine avremo quelle blu rappresentate da lance e varie armi da lancio. Ogni unità avrà però delle competenze limitate. Una grossa mano al giocatore è data dall’assenza della voce durabilità accanto alle armi, quindi d’ora in poi non ci dovremmo più preoccupare di sovra equipaggiare un personaggio per non farlo rimanere a corto di armi o tomi. I bastoni per la cura tuttavia rimangono con la politica ben nota a tutti, e ciò rende ancora più importante comprendere appieno le diverse classi, soprattutto l’importanza di quelle di supporto. Le azioni che possono essere compiute sono molto simili a quelle di una scacchiera: un turno per un’unità coincide con un movimento e la possibilità di fare diverse azioni (curare, attaccare, fare coppia con un’unità ecc.). Importantissima e a vantaggio del giocatore, soprattutto per chi ha intrapreso Conquista, è la presenza di Azura, la ragazza con i capelli turchini presente sulla cover del gioco e che ha un ruolo principale nella trama, che può, spendendo un’azione, ridare il turno ad un altro personaggio. Tutti i vari personaggi poi hanno una caratteristica (tra quelle conferite dal gioco) in cui spiccano rispetto alla media, mentre in una saranno carenti. Questo è ben visibile seguendo i vari intrecci e i dialoghi che li riguardano: ad esempio, vi potrà capitare di incontrare un lottatore coraggioso, con una capacità offensiva altissima, ma sempre alle prese con la sfortuna in ogni cosa che fa, e quindi avrà meno possibilità di fare colpi critici. L’IA del gioco, nonostante tutte queste agevolazioni, è davvero spietata soprattutto in modalità difficile, bisognerà ogni volta studiarsi ogni mossa prima di metterla in pratica, altrimenti potrete dire addio alle unità (che in questa edizione, non ritornano), inoltre alcune volte la CPU rifiuterà di attaccarvi se non ne trae un vantaggio concreto, ponendosi in un atteggiamento difensivo. Questo approccio decisamente punitivo da parte di Intelligent System è sempre sul filo tra la frustrazione e l’appagamento, segno ulteriore che la versione Conquista non è proprio per tutti.
Sulla mappa sono presenti molti elementi come edifici da visitare, zone per i rifornimenti, muri distruttibili, torrette da poter utilizzare e anche le Vene del drago, delle zone presenti in più o meno tutte le mappe, che scatenano sempre qualche evento sul campo che influisce su entrambi i versanti. Visto che non è possibile navigare all’interno della mappa di gioco liberamente come in Awakening, sin dai primi capitoli della storia vi verrà data la possibilità di alloggiare in un accampamento che viene chiamato il mio Castello dove poter costruire diverse strutture, come negozi o fabbri, diverse vene di materiali e altre zone per il crafting. Queste strutture potranno poi essere migliorate quando avrete i materiali per farlo. Altra feature graditissima ereditata proprio da Awakening è la possibilità di intraprendere diverse relazioni sentimentali tra i personaggi: rispetto al predecessore però, in Fates si rompono anche le “barriere” della sessualità: alcuni personaggi infatti potranno infatti fare coppia fissa con dei commilitoni dello stesso sesso. Ovviamente, le relazioni e il loro evolversi dipenderanno da quanto le due unità interessate passeranno le battaglie fianco a fianco: solo così infatti verrà alzata l’intesa, che fornirà bonus tangibili (davvero tangibili) man mano che si va avanti nelle vite sentimentali dei protagonisti. Vi è anche la possibilità di giocare in multiplayer sia locale sia online, con stanze Random oppure in partite private, che comprendono una lista di 5 mappe selezionabili, con regolamento standard oppure avendo la possibilità di aggiustarle. Ovviamente anche il supporto amiibo è parte integrante del gioco: in particolare, se si scannerizzano gli Amiibo della serie Fire Emblem (Lucina, Marth, Ike e Daraen) verranno riprodotti all’interno del vostro accampamento, con la possibilità, una volta sconfitti, di aggiungerli ai vostri alleati.
… And love your mates!
A livello grafico il gioco presenta un miglioramento sensibile rispetto al predecessore: innanzitutto le cutscenes sono più dettagliate, i personaggi sono realizzati e curati nel loro aspetto e i modelli sono proporzionati. Le mappe in ogni capitolo assomigliano molto di meno ad una scacchiera. Ritornano anche le scene realizzate ad anime, questa volta più presenti sebbene non sempre lunghissime, ma negli snodi principali della storia, aspettatevi un contributo animato che aiuterà la narrazione. Anche se non è necessario, bisogna dire che anche l’effetto 3D è stato realizzato magistralmente, con effetti di profondità marcati e su più livelli. Il sonoro è di altissimo livello, come di consueto per la serie infatti i vari temi, come quelli dei combattimenti o quelli in preparazione dello schieramento, ormai una vero e proprio pilastro della saga. Anche il doppiaggio in inglese, presenti nelle brevi sequenze animate, hanno una buona qualità, come ultimamente capita nei prodotti Nintendo. La title track poi, Last in Thoughts all Alone, riassume bene l’incipit di questo episodio di Fire Emblem, oltre ad essere proprio godibile da ascoltare.