Dispiace molto quando una software house, limitandoci al settore che trattiamo, chiude i battenti, soprattutto se nel corso della sua storia ci ha regalato titoli tutto sommato più che discreti. E’ quello che purtroppo è accaduto a Imageepoch, studio giapponese che dopo dieci anni ha pubblicato il suo ultimo titolo su 3DS per poi chiudere definitivamente: stiamo parlando di Stella Glow, RPG strategico che rappresenta in tutto e per tutto ciò che è stata la storia di questa software house.
10 anni racchiusi in una cartuccia
Stella Glow, in effetti, riunisce tutta l’esperienza, le tematiche e in generale ciò che abbiamo vissuto in vecchi titoli di Imageepoch (soprattutto i due Luminous Arc per DS) in un unico titolo, cosa che lo rende un qualcosa di “celebrativo”, un cimelio che ci faccia ricordare con piacere questo gioco finale, ma che è anche una caratteristica che lo penalizza visto che tutto soffre troppo di già visto. Non solo perché la produzione non si discosta molto da titoli precedenti della stessa software house, ma anche perché su 3DS possiamo contare su titoli simili (e qualitativamente migliori) e siamo in un periodo in cui l’ammiraglia portatile di Nintendo può contare di RPG del calibro di Bravely Second, solo per citarne uno. In realtà Stella Glow, essendo un gioco di ruolo strategico, si avvicina molto di più alla serie di Fire Emblem e magari, proprio per cercare di calmare l’hype in attesa del nuovo Fates, questo potrebbe essere il titolo ideale per chi cerca un’esperienza simile ma dalle tematiche completamente diverse. La storia non offrirà nulla di particolarmente originale, per quanto la banalità delle prime ore di gioco (con i più tipici dei clichè che i giocatori più navigati potrebbero trovare noiosi) lascerà posto ad una trama leggermente più intricata e con qualche curioso colpo di scena: il protagonista è Alto, un diciassettenne che ha perso la memoria e che trascorre con la migliore amica Lisette la sua vita in un piccolo e tranquillo villaggio. Tranquillo, ovviamente, fino all’arrivo di Hilda, una strega che porterà il caos in quelle terre con il suo canto magico: le Witches, infatti, sono le uniche entità che possono utilizzare la magia attraverso il canto e quindi, per salvare il villaggio caduto vittima della maledizione, bisognerà riunire quattro streghe (ognuna per ogni elemento) e farle cantare insieme per “sconfiggere” Hilda.
Una guerra sulla scacchiera
Il gioco si propone diviso in diversi capitoli ed ogni capitolo dà spazio a due tipi di approccio: uno obbligatorio, che permette di andare avanti con la storia e l’altro libero, seppur con un tempo limitato, in cui è possibile dedicarsi a ciò che si vuole, dall’acquistare equipaggiamento, dallo svolgere dei lavori per guadagnare denaro, all’approcciarsi con i vari personaggi per migliorare le relazioni e di conseguenza sbloccare abilità segrete o ancora per addentrarsi in zone ricche di mostri e combattere per ottenere esperienza ed aumentare di livello. E sono proprio i combattimenti ad essere il fulcro centrale di Stella Glow: come abbiamo già detto, ci troviamo di fronte ad uno strategico, quindi non basterà imbattersi nei mostri e far partire il combattimento; anche la fase “preparatoria” sarà essenziale, come il posizionamento dei membri del nostro party, l’ordine di attacco e la vicinanza con i nemici. Una volta sul campo da battaglia, che sarà una sorta di hub a scacchiera, i nostri personaggi potranno muoversi in uno spazio limitato in base al loro livello o classe (e in base a diversi ostacoli che potremmo trovare sulla nostra strada) e da lì potremo decidere dove spostarci, chi e se attaccare, se utilizzare strumenti o magari attendere il turno successivo che, quindi, arriverà molto prima rispetto a quanto accade quando si sceglie di attaccare o addirittura utilizzare un’abilità speciale.
Sugli schermi della console, infatti, avremo una barra in cui si susseguono le icone dei vari personaggi presenti sul campo di battaglia, siano essi del nostro team o nemici, e da lì potremo capire l’ordine di azione e quanto dovremo attendere prima di poter prendere nuovamente il controllo di uno dei nostri membri del team. Ed è in questa fase che va pianificato il tutto: lanciare un solo personaggio contro una moltitudine di nemici può essere un suicidio, così come il pensare di concentrarsi sull’attacco sia la soluzione migliore: bisognerà trovare il giusto equilibrio tra attacco e difesa, e soprattutto cercare di posizionarsi sempre al lato o alle spalle dei nemici, visto che nel primo caso i nostri attacchi saranno più efficaci in quanto a precisione (meno probabilità di fallire) e nel secondo caso abbiamo anche un danno maggiore. Ogni personaggio ha delle abilità speciali (il protagonista, Alto, ad esempio ha una counter automatica quando viene attaccato di fronte), degli attacchi speciali che consumano punti abilità e la possibilità di utilizzare due oggetti a battaglia, siano essi per infliggere danno all’avversario siano per recuperare salute. In un gioco in cui si parla di Streghe non può mancare la magia ovviamente, ma come detto inizialmente, per obbligo di trama, solo quest’ultime potranno fare uso di incantesimi che diventeranno sempre più potenti e devastanti quanto più il legame con Alto sarà forte. La dose di strategia che Stella Glow richiede non è molto elevata: i nemici non saranno mai così “cattivi” da metterci davvero alle strette ed in effetti tutto il gioco in sé non offre una sfida degna a chi cerca un titolo impegnativo con cui dimostrare le proprie capacità da stratega.
Tanto Giappone, tanto stile, poca originalità
Dal punto di vista grafico, Stella Glow non punta sicuramente a far cadere la mascella e a mostrare le potenzialità del 3DS. Gli sprite bidimensionali dei personaggi sono di certo ben fatti e il mondo tridimensionale, per quanto non particolarmente ricco di dettagli, accompagna bene tutto il contesto. Lo stile con cui sono disegnati i personaggi è riconoscibile e essenzialmente giapponese, il che può rendere felice gli amanti dei manga, essere una cosa trascurabile per chi nota solo la sostanza e qualcosa di sgradito per chi non ama particolarmente gli stereotipi su cui spesso il Sol Levante pone molta attenzione. Durante i combattimenti, nelle fasi di attacco, partono delle brevi sessioni animate in 3D, filmati in cui i nostri personaggi assumono una veste super deformed: molto carina da vedere, ma le animazioni solo sufficienti e il vederle ripetersi sempre per tutta la durata del gioco (parliamo di almeno 40 ore) alla fine risulta ridondante (fortunatamente è possibile rendere il tutto più veloce e snello disabilitandole). Molto apprezzabile invece il comparto sonoro: le musiche sono allegre e creano la giusta tensione quando serve, d’altronde in un titolo in cui il canto e la musica sono al centro della storia non poteva che essere fatto un buon lavoro, seppur non si raggiungano mai picchi e, una volta terminato il gioco, non avrete tracce da salvare sulla vostra playlist di soundtrack preferite.