Il genere musou vive ormai, da un circa un decennio, una vera e propria fase di stallo a livello di sviluppo e soprattutto innovazione. Sebbene tale genere videoludico si sia notevolmente diffuso nel corso degli ultimi anni, specialmente in occidente come mai fatto fino ad ora, tutto ciò non può essere riconducibile alla qualità insita del prodotto bensì alla licenza utilizzata per produrlo. La casa madre di tale genere, la celebre Koei Tecmo, nel corso degli ultimi anni ha rivitalizzato o direi meglio svecchiato il genere musou grazie all’utilizzo per i suoi titoli di licenze dal calibro di One Piece, Zelda, Saint Seya o Ken il Guerriero.
Cavalcando dunque questa onda di licenze dei più celebri manga o anime nipponici, Koei Tecmo ha deciso di puntare questa volta su La Leggenda di Arslan. Si potrebbe pensare ad una scelta abbastanza azzardata, se si pensa al calibro e alla fama occidentale delle precedenti licenze usate, ma ricredetevi fin da subito poiché parliamo di una serie estremamente importante. Non a caso pur essendo La Leggenda di Arslan il titolo di una serie di light novel fantasy giapponesi, composta per il momento da quattordici volumi scritti dal maestro Yoshiki Tanaka dal 1991 al 2010, è stata riproposta soltanto ora dopo oltre un decennio in due nuove vesti: una serie anime particolarmente interessante che ha riscosso un notevole successo in Giappone e non solo e sopratutto la rivisitazione in chiave manga scritta e disegnata dal celebre Hiromi Arakawa, creatrice del fantastico Full Metal Alchemist.
Un losco complotto
Il protagonista della storia è Arslan, l’erede al trono della città di Pars, il cui regno viene conquistato dalla nazione confinante della Lusitania. Suo padre, l’inflessibile re Andragoras, cade vittima di un losco complotto tramato da uno dei suoi seguaci più fidati, e così Arslan, dopo essere scampato alla morte per un soffio, si riunisce con il suo fedele sottoposto Daryun per dare inizio a un viaggio volto alla liberazione del suo paese. Supportato da alcuni compagni, tra cui lo spadaccino e stratega Narsus, il suo giovane servo Elam, la splendida e glaciale sacerdotessa Farangis e il musicista errante Giv, Arslan dovrà riuscire a mettere insieme un esercito abbastanza forte da sconfiggere l’armata dei lusitani, guidata dal misterioso e potente “Silvermask”.
Stile Classico
La Leggenda di Arslan è un vero e proprio musou alla vecchia maniera, riprendendo dunque vecchie glorie come ad esempio Dinasty Warriors o Samurai Warriors. Il titolo è composto da una classica campagna single player, intervallata da cut-scene su cut-scene, una free-mode dove poter ripercorrere alcuni stage del titolo utilizzando un determinato personaggio a scelta alla difficoltà che più si preferisce ed una semplice modalità online cooperativa.
Come detto la struttura del titolo è molto classica, vestiremo a turno a seconda di come la storia si evolve i panni di un guerriero differente e dovremo completare dei semplici obiettivi che il più delle volte implicano l’eliminazione di comandanti nemici o il raggiungimento di determinate zone della mappa o lo sfondamento di barriere nemiche. Trovandoci in vere e proprie distese desolate, povere di contenuti di contorno, la presenza del nostro fidato destriero ridurrà di molto la copertura di lunghe ed estenuanti distanza da un gruppo di nemici all’altro. Se da una parte il cavallo è utile, dall’altra nelle fasi concitate di combattimento risulta veramente inutile e sopratutto difficile da utilizzare a causa di una telecamera ballerina.
Degna di nota è l’introduzione della Rush Zone. Queste particolari aree, contrassegnate da una lucente aura blu, ci permetteranno di richiamare la potente cavalleria e di lanciarvi fieri in sella al vostro destriero in carica con la fanteria oppure di scagliare una miriade di frecce incendiarie sul nemico. In questo modo potrete liberarvi in un batter di ciglio di centinaia di soldati oppure sfruttare le cariche per sbloccare passaggi bloccati o disintegrare le macchine d’assedio nemiche.
Tralasciando questo fantasioso e divertente boost, il gameplay è lineare e semplificato da una precisa scelta del team di sviluppo di rendere più fluido possibile il combattimento. Tralasciando determinate eccezioni, come ad esempio il flauto di Giv, ogni personaggio (saranno quindici selezionabili in tutto) avrà a disposizione la sua particolare arma primaria ed una classica arma secondaria (di solito arco o lancia) da intervallare o unire per creare combo sempre più difficili e sopratutto più letali. Inoltre ogni personaggio avrà in dote ben due mosse speciali, ad esempio Arslan creerà un potente vortice utilissimo nelle fasi di mischia. Salendo di livello di livello con il vostro personaggio, sbloccherete particolari danni elementali per le vostre armi.
Altra novità, introdotta dai ragazzi di Koei Tecmo ed Omega Force, è l’introduzione delle carte. Di solito in altri musou, dopo aver sconfitto dei boss, venivano date in dono armi o equipaggiamenti; qui invece ci saranno delle semplici carte che andranno a modificare le vostre statistiche passive. Ognuna di queste carte viene suddivisa in due categorie: rarità e soprattutto potenza. Potrete equipaggiarne tre per ogni personaggio a vostra libera scelta oppure, per i giocatori più svogliati, affidarvi a semplici set base creati automaticamente. Vi propongo infine un interessante video gameplay:
Il Cel Shading non basta
Nonostante un effetto grafico di Cel Shading decisamente soddisfacente, La Leggenda di Arslan soffre di un comparto grafico non al livello. Sebbene, e sopratutto chi ha visto l’anime può comprenderlo appieno, la realizzazione dei personaggi è pressoché ottima non si può dire purtroppo per il resto; le ambientazioni sono scarse di poligoni e le texture grafiche sono davvero lontane da un’alta definizione ormai pretesa soprattutto perché parliamo di un titolo next-gen. Se da una parte la grafica non soddisfa appieno, dall’altra (sempre per chi segue sopratutto l’anime) notiamo l‘ottimo doppiaggio con sottotitoli, purtroppo in inglese, e delle soundtrack dell’anime finemente riprese; citiamo ad esempio Tokimeki wo Believe cantata da Yumi Tanimura.