Sviluppato e pubblicato dalla software house EXOR Studio, The Riftbreaker è un progetto tanto innovativo quanto solido, che vedrà la luce nel 2020 su PC, PS4 ed Xbox One. Parliamo di un’opera che mischia molti generi come solo un indie sa fare. Si tratta infatti di un survival fantascientifico, che presenta però al suo interno moltissimi elementi gestionali. EXOR Studio, già autore di X-Morph: Defense, Zombie Driver e D.I.P.R.I.P. Warm Up, ha deciso di iniziare la produzione di questo progetto nel 2017, puntando sopra questo tutte le sue forze.
The Riftbreaker è una produzione che potremmo infatti classificare come AA, la quale mostra il meglio che la software house ha potuto e saputo fare, con le sue risorse certamente non infinite. Per lo sviluppo è stato utilizzato l’engine proprietario The Schmetterling, che permette una rappresentazione a schermo più che dignitosa, anche se non sicuramente ineguagliabile. Abbiamo potuto provare la demo di The Riftbreaker, e siamo qui per parlarvene. Seguiteci in questo articolo per conoscere i lati migliori e quelli più oscuri di questa produzione.
Lo scienziato spaziale ed il suo Mech armato fino ai denti
Durante la nostra prova abbiamo avuto in primis la possibilità di sperimentare una missione scriptata piuttosto avanzata della campagna principale, oltre che una seconda modalità survival. Nonostante i contenuti fossero davvero limitati gli sviluppatori mostrato all’inizio del gioco il loro piano per il progetto finale, e visto quanto presentato fino ad ora, non possiamo che dare fiducia alle promesse.
La storia del titolo non è stata purtroppo neanche accennata nella nostra prova, ma le premesse iniziali hanno fornito un buon incipit narrativo che speriamo lo sviluppatore possa approfondire al meglio. Il protagonista è uno scienziato armato di un pericoloso quanto utile mech, che si fa strada attraverso dei portali per la galassia. Il suo scopo è stabilirsi completamente su Galatea 37, per poi costruire un portale che gli permetta il ritorno alla Terra.
Il titolo finale sarà basato sull’esplorazione e sulla colonizzazione di terreni di gioco procedurali, regolati dalla presenza di diversi biomi, che sono stati tiepidamente mostrati nella versione survival. Quello che abbiamo potuto constatare confrontando le sezioni di gioco più avanzate rispetto a quelle basilari, è che il gameplay parte in modo piuttosto semplice, complicandosi incredibilmente. L’aiuto del gioco è però fondamentale e non si fa attendere, questo riesce tempestivamente a rendere ogni fattore presente comprensibile al giocatore.
Il mech che siamo chiamati a pilotare è davvero responsivo e poterlo guidare è davvero piacevole, anche se la presenza di moltissimi tasti a schermo, che si usi un controller o la tastiera, può creare confusione a primo acchito. Nonostante quanto detto, non ci vuole poi così tanto come ci si potrebbe immaginare per padroneggiare tutti i comandi di combattimento, ed iniziare ad affettare orde di alieni risulta essere abbastanza immediato.
Il ritorno verso l’amata Terra
Nonostante lo scienziato sia sempre a bordo del suo fidato mech, non sono presenti per fortuna esclusivamente fasi di combattimento. Una componente base-building gestionale è davvero imponente nel gameplay, il che lo rende più ricco e variegato. Anche questa, data la moltissima quantità di edifici, può sembrare inizialmente un grattacapo, ma non è in questo modo che gli sviluppatori vogliono mettere in difficoltà il giocatore, tutto è esplicato sapientemente.
Lo scopo del protagonista è quello di esplorare i pianeti generati casualmente, e di affettare sì alieni, ma al solo fine di raccogliere le risorse necessarie. Non bisogna quindi trascurare la parte di costruzioni, girare per le mappe di gioco sparando razzi e sguainando le lame senza un secondo fine, risulta fondamentalmente inutile, dato anche che le orde di nemici sono sempre in agguato per cogliere di sorpresa un’eventuale base poco protetta.
The Riftbreaker è un indie?
Come abbiamo già detto nell’introduzione questo titolo è piuttosto lontano dall’essere considerato un AAA, ma è una produzione davvero ben curata. L’engine utilizzato da EXOR Studio si comporta piuttosto bene, anche se non risplende magnificamente nella parte grafica è comunque ben ottimizzato. La presenza di moltissimi nemici a schermo non è mai un problema per il framerate, almeno su PC, e non abbiamo riscontrato bug nonostante ne venisse segnalata la presenza nel menù principale.
Il comparto audio è inoltre da menzionare in quanto fuori dal comune, dato che permette al giocatore di immergersi negli ambienti ostili e poco ospitali, facendolo sentire in pericolo in un pianeta completamente selvaggio. Vi confermiamo inoltre che la demo che abbiamo provato supportava solamente la lingua inglese, ma la lingua italiana verrà aggiunta nella versione finale di The Riftbreaker.
The Riftbreaker è sicuramente una produzione da tenere d’occhio. Non si tratta dell’opera più innovativa mai creata, ma riesce ad amalgamare al meglio diversi generi, proiettando sullo schermo qualcosa di fondamentalmente nuovo. Il comparto narrativo sembra davvero interessante nonostante non ci sia stato possibile approfondirlo, ed il gameplay è ben diramato e curato dallo sviluppatore. Non ci resta che aspettare l’uscita ufficiale del gioco che avverrà durante il 2020, sperando che tutte le premesse fatte vengano mantenute al meglio.