Kingdom Hearts III – Recensione, Sora e compagni di nuovo insieme

Patrizio Coccia
Di Patrizio Coccia Recensioni Lettura da 19 minuti
9
Kingdom Hearts III
Recensire Kingdom Hearts III potrebbe risultare un’impresa titanica, difficile unire tredici anni di attesa e aspettative, ancora di più riuscire a chiudere quel famoso “cerchio perfetto” che i fan aspettavano da tempo. Perché l’opera di Nomura aveva l’obbligo di fare questo, lo doveva ai fan, alla serie, ma ancora di più a se stesso, visto che la saga, sia nei pregi che nei difetti, ha uno stampo autoriale autentico e passionale. Lo sviluppo non è partito nel migliore dei modi, annunciato nell’ormai 2013, possiamo finalmente parlarvi in modo concreto di un gioco che, personalmente parlando, è sempre rimasto nel mio cuore, senza mai lasciare spazio alla minima titubanza sull’amore che provo nei confronti di una saga così tentacolare. Dunque questo articolo per me rappresenta una doppia sfida, non solo quella di dover spiegare in modo più chiaro possibile un prodotto articolato e complesso, ma anche di analizzarlo in maniera critica, lasciando da parte tutti i sentimenti e le emozioni che mi hanno portato fino qui. Sora e amici sono stati presenti nel cammino di crescita di milioni di giocatori, accompagnandoli fin dalla tenera età a diventare a tutti gli effetti gli uomini che, finalmente, potranno chiudere un percorso narrativo complesso, ma che nonostante questo è riuscito a donare momenti di grande intensità. Chi come me ha amato la saga di Xehanort affronterà questa esperienza con più di una lacrima sul volto, visto che questa è davvero la fine.
Kingdom Hearts III

Possano i vostri cuori essere la chiave guida 

Il titolo di questo paragrafo è il motore trainante che accompagnerà tutta la narrazione di Kingdom Hearts III. Tagliamo la testa al toro e, ovviamente evitando spoiler, andiamo a fare il punto della situazione: il videogame riparte esattamente dagli ultimi fatti narrati in Kingdom Hearts: Fragmentary of Passage, ovvero con Sora, Pippo e Paperino intenti a recarsi al Monte Olimpo per far recuperare al protagonista i poteri persi in Dream Drop Distance. Non solo questo, il focus dell’avventura si incentrerà anche sul recupero di tre storici eroi del keyblade, ormai soli e persi nell’oscurità. Stiamo parlando di Aqua, Ventus e Terra, divisi dalle disavventure, ma ancora uniti da un forte legame di amicizia e da promesse purtroppo non mantenute. Non è giusto svelarvi oltre sulla trama, ma essendo in fase di recensione dobbiamo per forza di cose analizzarla fin dove possiamo. Purtroppo se speravate che tutti i dubbi lasciatici della serie fossero dissipati, rimarrete delusi: infatti lo stesso Nomura ha confermato più e più volte che Kingdom Hearts III rappresenta la fine della serie di Xehanort, non la conclusione delle avventure del regno dei cuori. Non preoccupatevi però: alcune situazioni sono sicuramente rimaste aperte per offrire spunti di trama per il futuro, ma la maggior parte delle vicende potranno considerarsi concluse.
Il gioco tuttavia si divide praticamente in due parti: la prima legata ai mondi Disney, dove la storia sarà raccontata in modo più leggero, spezzando anche quel ritmo di tensione che accompagna tutta l’avventura, la seconda invece è quando Square Enix scende effettivamente in campo con i suoi personaggi. Quest’ultima parte di gioco è introdotta magistralmente, ma non è esente da difetti. Infatti, dopo una grande libertà di movimento, rappresentata dalle varie location, si entra in un imbuto narrativo che potrebbe a prima vista spaventare, ma che in realtà accompagna il giocatore a una naturale conclusione, tanto spettacolare quanto emozionante. In quei momenti il videogame tira fuori il meglio di sé, lasciando all’utente solo l’amarezza di non aver consumato a sufficienza una delle storie d’amore più belle del medium videoludico. Comunque è giusto soffermarsi su questa scelta di dividere il gioco in due, poiché è forse il più grande difetto della produzione, visto che non riesce a gestire i ritmi con i tempi giusti, alternando momenti di tensione, ad attimi soft che spezzano il fiato e non permettono all’avventura di decollare prima della fine.
Kingdom Hearts III
Questi cambi di passi continui fanno sì che il giocatore sia più portato a correre per vedere il finale, magari senza godersi il tragitto che l’ha condotto fino lì. Nelle trenta ore che vi saranno richieste per completare la campagna principale, troppe volte abbiamo avuto il bisogno di qualcosa di diverso, complice una ripetitività troppo ridondante. Tralasciando l’aspetto della parte dedicata a Square, per quanto concerne l’intervento Disney le trame dei diversi regni ci sono sembrate frastagliate, complici anche i tagli avvenuti per esigenza. Per capire bene alcune sequenze infatti la visione del film sarà fondamentale, visto che in alcuni casi certi avvenimenti vengono dati completamente per scontati. L’assenza dei personaggi di Final Fantasy purtroppo è confermata, e a pensare che Kingdom Hearts nasce proprio come crossover tra la famosa serie di Square Enix e Disney; fa senso la mancanza di questi compagni, vista anche la preponderante importanza che hanno avuto negli scorsi capitoli. Nonostante questo però ci sono molte citazioni al franchise, anche se la scelta farà molto discutere. La mia personale lettura è che ormai Nomura, e soprattutto Kingdom Hearts, non hanno più bisogno di Final Fantasy per avere successo. Stiamo parlando di qualcosa di unico e che brilla di luce propria, un roster che in futuro verrà arricchito ulteriormente.
Kingdom Hearts III è ricco di elementi narrativi di spicco, capaci di mettere a dura prova il cuore degli utenti. Il titolo è il termine di un percorso di crescita, iniziato con una struttura ludica e narrativa ormai d’altri tempi, che va in naturale contrasto con le produzioni “più moderne”. Questo crea un connubio tra novità e nostalgia che ben si fonde con lo storico stile della produzione, ma quello che risalterà subito all’occhio saranno i dialoghi dei vari personaggi. Quest’opera è con tutta probabilità il capitolo della saga con più filmati al suo interno: la cosa potrebbe alla lunga stancare i fan che si sono avvicinati da poco all’opera, ma sono sicuro che gli appassionati storici apprezzeranno ogni momento e ogni striscia di parlato. Il titolo mette fin da subito in evidenza una scrittura molto più ricercata rispetto al passato, ma soprattutto la volontà di non lasciare niente al caso. La maturazione dei protagonisti, come anche degli antagonisti, è palpabile e la si nota in ogni singolo gesto. I cattivi sono stati rimpolpati da questo punto di vista, ognuno ha la sua storia e il suo obiettivo. Purtroppo per regalare ai giocatori momenti di amore incondizionato e lacrime virili si è dovuto scendere a compromessi sul alcuni aspetti, ma il risultato finale sarà sicuramente apprezzato da tutti.
Luce e oscurità, amicizia e solitudine, coraggio e disperazione, opposti che anche in questo terzo capitolo sono approfonditi in modo magistrale, rendendo ancora più chiaro come i vari protagonisti siano mossi da qualcosa di più grande di loro, una luce che tutti noi abbiamo, anche se a volte resta assopita dentro il cuore. Una contrapposizione tra ombra e luce che potrebbe essere riassunta in due parole: Kingdom Hearts. La conclusione di questa parentesi narrativa è che non si poteva chiedere di meglio, anche se potreste restare delusi dalle vostre aspettative. Ricordatevi che l’opera ha la sua anima in tutto e per tutto, nei difetti, ma soprattutto nei pregi. Nessuno ha mai parlato di rivoluzione, e Kingdom Hearts III prende tutto quello che di bello è presente nella saga e lo rende magia all’ennesima potenza.
Kingdom Hearts III

I miei amici sono la mia forza 

Siamo arrivati finalmente alla parte che concerne il gameplay di Kingdom Hearts III. Spiegarlo potrebbe risultare complesso, anche a causa di alcune meccaniche introdotte per la prima volta all’interno della serie. Partiamo con la più interessante, ovvero il nuovo potere dei Keyblade. Ogni chiave adesso è dotata di due trasformazioni che la portano a mutare in armi inedite. Come avrete visto dai vari trailer, questo causa delle modifiche sostanziali del moveset di Sora, che donano una nuova linfa ai combattimenti, ma soprattutto alla linearità degli scontri. Infatti, proprio come accennato in precedenza, il gioco fa forza su una componente classica che mal si sposa con i tempi più moderni. Questo porta un’eccessiva ridondanza delle situazioni, visto che, nonostante la grandezza dei mondi sia triplicata, si tratta sempre di un corridoio narrativo suddiviso da combattimenti e filmati. Gli scontri saranno molto caotici, complici anche il gran numero di nemici presenti su schermo. Il giocatore potrà equipaggiare fino a un massimo di tre contemporaneamente, intercambiabili una a una con l’ausilio dei tasti direzionali. Oltre a questo c’è un rinnovato sistema di magie, adesso molto più utili e espansive, in grado di regalare anche parecchie soddisfazioni attraverso l’utilizzo del colpo caricato. Infatti a ogni colpo inferto ai vostri avversari una barra si caricherà e, quando sarà piena, imbriglierà l’energia accumulata in un colpo magico devastante; potrete inoltre sfruttare questa carica per trasformare la vostra lama.
In tutto questo ci sono anche i comandi di reazione come le mosse combinate con i vostri compagni di squadra, oppure le attraction flow, ovvero evocazioni delle giostre Disney, che vi daranno molte soddisfazioni oltre che un ingente aiuto nel dimezzare in un batter d’occhio il numero di nemici. Non finisce qui, però, tutto quello che vi abbiamo appena elencato, escluse le magie, non vi costerà nemmeno un PM, donando così ulteriori spunti di gioco e di combinazioni. Tornano in grande stile le evocazioni, anche se per fruirne vi sarà richiesta l’intera barra della magia. C’è da dire che il prezzo da pagare è giusto per il loro reale supporto durante gli scontri. Sora, nonostante abbia perso i poteri, ha trovato una nuova mobilità, evoluzione naturale dell’agilità vista in Dream Drop Distance. Adesso il nostro eroe potrà scalare muri sia verticalmente che orizzontalmente, donando anche spunti interessanti per combattere contro i nemici in posizioni non proprio di vantaggio. Il protagonista, come naturale che sia, sbloccherà varie abilità nel corso dell’avventura, andando così a completare un sistema di combattimento che progredisce in modo naturale e dona un colpo d’occhio appagante e soddisfacente.
kingdom hearts III
Nomura aveva detto in passato che alcune meccaniche del titolo di Kingdom Hearts per mobile sarebbero state riproposte nel terzo capitolo e così è stato. Sebbene numericamente i Keyblade siano risultati inferiori, ci sarà la possibilità, mediante la raccolta di materiali specifici, di farli salire di livello e di modificarne il valore iniziale, permettendo così a ogni utente di utilizzare la sua arma preferita, sia anche la Catena Regale. Questo si collega direttamente alla classica meccanica del crafting presente nella saga, legata indissolubilmente ai moguri. Tramite loro vi sarà possibile creare oggetti, così da accrescere ulteriormente la vostra forza. A questo però c’è da aggiungere Remy di Ratatouille, tenero topino che vi sarà molto di aiuto: portando al piccolo chef determinati materiali da cucina, vi saranno garantiti dei bonus che andranno ad accrescere temporaneamente la vostra forza, la vita, la magia e così via. Per ottenere questi item vi basterà concludere il minigioco relativo a questa meccanica, ovvero cucinare le vostre stesse pietanze grazie all’aiuto di Remy. Ovviamente questi piatti potranno essere consumati in un qualsiasi momento, così da prepararsi meglio a determinati scontri.
In tutto questo però c’è una nota abbastanza dolente che personalmente ho poco digerito, ovvero la struttura del level design dei mondi. Dal punto di vista estetico il lavoro svolto da Square Enix è sontuoso, tuttavia la progettazione delle varie aree è risultata abbastanza fiacca e poco ricercata, quasi a dimostrazione di una mancanza creativa davvero evidente. I regni infatti si somigliano quasi tutti, chi magari strutturato più in verticale chi più in orizzontale. La certezza è che sicuramente si poteva fare qualcosina in più, visto anche le dimensioni delle mappe. Il loro servizio è quasi unicamente estetico, con una componente ludica davvero povera e mirata a un pubblico composto prevalentemente da nuovi bambini, luci da far avvicinare alla saga allo stesso modo con cui è successo a noi. Tornano anche i minigiochi, che tuttavia non offrono nulla di più di qualche attimo di svago e divertimento spensierato. Questi comunque possono risultare piatti a un pubblico adulto, ma la loro fruibilità opzionale li rende facilmente evitabili da chi è strettamente interessato alla progressione della story line.
Le sezioni dedicate alle Gummiship sono state in parte rivoluzionate, ma restano comunque abbastanza fedeli anche alla formula classica. Vi ritroverete a girare liberamente nello spazio che c’è tra i mondi, arricchito di materiali e sfide opzionali che intratterranno per un gran numero di ore i giocatori. Potrete ottenere nuovi progetti per navi sempre più potenti, recuperare i materiali per le creazioni di esse o di piani inediti, tutto quello che i fan di questa particolare modalità hanno sempre sognato.

Un turbinio di luci

Kingdom Hearts III ha dalla sua una cura al dettaglio davvero sbalorditiva, unita a una fluidità senza eguali sia nel gioco sia nelle animazioni. La qualità grafica è ineccepibile e, avendolo provato su PlayStation 4 Pro, possiamo dire con certezza che le varie caratteristiche vengono messe ancora di più in evidenza. Le animazioni facciali sono di livello altissimo, con i personaggi che finalmente riescono a trasmettere anche con i movimenti del viso le sensazioni provate in quel determinato istante. Tuttavia, come detto in precedenza, alcuni mondi riescono a esaltarsi meglio che altri, ma in generale stiamo parlando di una qualità tecnica che farà impazzire la maggioranza dei giocatori.

Dedichiamo anche qualche parola alla sempre apprezzatissima colonna sonora, che negli anni è diventata un vero e proprio fenomeno di culto per i fan, in grado di far venire i brividi già all’accenno di qualche nota. Le musiche sia dei classici Disney che quelle originali Square Enix sono azzeccate in ogni momento, aumentando così l’effetto di ogni singola scena e accrescendone l’ardore. Quello che avrete sarà un perfetto sottofondo di accompagnamento, bello e gradevole in ogni situazione.

In conclusione possiamo dire con certezza che, Kingdom Hearts III è tutto quello che i fan della serie chiedevano a gran voce. Chi ha amato fin dall’inizio l’offerta ludica proposta da Square Enix e da Nomura accetterà determinati compromessi, mentre lo stesso non sarà per coloro che si avvicineranno a quest’opera senza la dovuta preparazione. Il videogame ha l’anima di un Kingdom Hearts, è la degna conclusione di una saga tanto longeva quanto avvincente. Kingdom Hearts III potrebbe essere tranquillamente descritto in una frase: “Più ti avvicini alla luce, più diventa grande la tua ombra”. Il culmine di più di un decennio di narrazione viene finalmente raggiunto, lasciando immancabilmente un vuoto nel cuore di tutti gli appassionati. Finire Kingdom Hearts III è al pari di concludere un libro particolarmente apprezzato, la sensazione di aver detto addio a un amico. Se la saga però ha insegnato qualcosa è proprio che, sebbene sia possibile essere distanti, finché i nostri cuori saranno connessi l’uno all’altro ci sarà sempre modo di riunirsi.

Kingdom Hearts III
9
Voto 9
Condividi l'articolo
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.