God of War è finalmente uscito. Non God of War 4, ne tantomeno un reboot della serie. Un nuovo God of War, che rivoluziona tutto, ma allo stesso tempo porta con sé l’importanza di un brand nato su PlayStation 2. Kratos si ritrova in un’altra location, un’altra mitologia: quella nordica, del Padre di Tutti Odino, di Thor e del Valhalla. Naturalmente la natura divina rimane sempre un qualcosa di marcio, e questi dei non sono tanto più benevoli di quelli ellenici. Questo articolo serve da raccordo, per convogliare quelle informazioni prese dopo aver concluso il gioco, e da binocolo verso il futuro, analizzando una saga che sembra aver raggiunto con questo capitolo quel mix di elementi tali da risultare quasi perfetto. Forse pure troppo.
NATURALMENTE CHI NON HA FINITO IL GIOCO EVITI DI CONTINUARE A LEGGERE: CI SONO SPOILER. QUELLI GRANDI, PARLIAMO DI FINALE DI GIOCO, DI RIVELAZIONI PESANTI E, SINCERAMENTE, SCONSIGLIO A CHIUNQUE NON ABBIA CONCLUSO IL GIOCO, DI PROSEGUIRE LA LETTURA.
Se invece avete concluso l’avventura di Kratos, oppure non vi interessa degli spoiler, iniziamo questa chiacchierata fatta di teorie, spiegazioni e deduzioni (più o meno) logiche.
I Pantheon
In una delle raffigurazioni che troveremo durante il gioco, noteremo agli angoli quelle che Mimir chiamerà Rune, ma che in realtà sono simboli di diversi Pantheon: in alto a destra troviamo il simbolo dei vecchi God of War, ma non sfuggono anche dei simboli egizi e celtici. Insomma, è sicuro che God of War non ci lascerà con questo capitolo (e vedremo tra poco il perché), ma addirittura ora potremmo assistere non solo ad una trilogia dedicata al pantheon nordico, ma visitare anche altre ambientazioni, controllate da pletore di divinità.
Il passato di Kratos
Circa a metà del gioco Kratos, per andare nell’Helheim e prendere ciò che serve per salvare Atreus, spolvererà le sue care e vecchie Lame del Caos: si aggiungeranno quindi alle armi utilizzabili, e anzi saranno potenziabili e garantiranno molta profondità al gioco. Questa scelta di non cancellare quelle lame tanto odiate da Kratos ha una duplice valenza: da un lato vogliono comunque mantenere viva quella caratteristica tanto peculiare, dall’altra raffigurano anche il momento decisivo in cui, dando priorità alla vita di Atreus, Kratos lascia cadere i suoi preconcetti su quelle lame dannate e decide di utilizzare qualcosa di così malvagio per un fine superiore.
La verità su Atreus e il finale di gioco
Alla fine del gioco si scopre che Faye, moglie di Kratos e madre di Atreus, era in realtà una gigante di Jotunheim: questo fa di Atreus metà dio, metà gigante (e anche uomo, essendo Kratos un semidio), e il nome che la madre voleva dargli era proprio Loki, dio dell’Inganno, il trickster per eccellenza.
D’altronde vediamo più volte una sfumatura molto ampia dentro l’animo di Atreus, specialmente quando uccide il secondo figlio di Thor in modo così crudele. Se ne pente, ma allo stesso tempo non riconosce quegli atteggiamenti: non è una novità che Loki sia spesso raffigurato nella mitologia norrena sia come buono, sia come cattivo. Insomma: Atreus è Loki, e questo getta delle fondamenta davvero enormi per dei futuri sequel.
Alla fine del gioco, inoltre, vediamo delle raffigurazioni che ricalcano il viaggio di Atreus e Kratos, quasi premonitrici (d’altronde viene ripetuto più volte che i Giganti hanno la possibilità di prevedere il futuro): l’ultima, ancora non avveratasi, vede Atreus piangere sul cadavere di Kratos. Sebbene sia stato prontamente messo li come cliffhanger, più volte Kratos ripete, parlando ad Atreus e Mimir, che il destino è solo un’invenzione degli dei, e che può essere cambiato. Sarà vero?
Il Finale Nascosto
Dopo aver concluso il gioco, tornando a casa, sbloccherete un’ulteriore scena: questa vede Kratos e Atreus, alcuni anni dopo, svegliarsi agitati con una tempesta di fulmini sopra la loro testa. E’ arrivato Thor, e sebbene non venga mostrato in volto, viene rivelato il suo Mjolnir, arma peculiare del dio del Tuono.
Il Ragnarok
Dopo esser usciti da Jotunheim ed essere tornati a Midgar, Sindri e Brok vi riveleranno che è arrivato l’Inverno più lungo, quello che precede l’arrivo del Ragnarok: d’altronde non sappiamo se il Serpente del Mondo è ancora vivo dopo la lotta con Baldur. Tutto prosegue secondo le profezie, sebbene l’arrivo di Kratos abbia stravolto un po’ le tempistiche, definendo quindi l’arrivo del Ragnarok tra altri 100 anni.
Tutte queste informazioni, prese e mescolate dentro a un calderone, lasciano spazio a pochi dubbi: God of War proseguirà la sua strada con altri giochi e non è detto che questi arriveranno così tardi. D’altra parte, rimangono ancora regni non visitabili nel Bifrost, e non è detto che, seguendo le meccaniche usate da Horizon: Zero Dawn, non arrivi un futuro DLC corposo, capace di ampliare quest’avventura appena iniziata.
Di certo non vedremo un nuovo God of War 2, sarebbe ridondante e problematico: è per questo che sicuramente i prossimi titoli (probabilmente due), avranno sottotitoli di vario genere. Forse il secondo avrà qualcosa come “L’Ascesa di Loki”, oppure “La Rabbia di Thor”. Di certo nei prossimi titoli saranno presenti quegli scontri che sono mancati in questo God of War, come la battaglia contro Thor e Odino, ma anche con qualche Gigante sopravvissuto (sebbene dal finale sembrino tutti morti). Quel che è certo è che Santa Monica Studio non può far altro che concludere con la fine e l’inizio di tutto, la cosa più particolare e interessante per quanto riguarda la mitologia norrena: e a noi non dispiacerebbe giocarcela nei panni di Kratos o, nel caso morisse, di quelli di Atreus. Il titolo suona anche bene. God of War: Ragnarok.