In questo periodo si sta parlando moltissimo delle console di nuova generazione, di tutti quelle che saranno le loro caratteristiche a livello tecnico, e del modo in cui influiranno sulla fruizione generale dei vari videogiochi, mutando, magari per sempre, la nostra percezione generale del medium e di tutto ciò che lo compone, nei suoi strati più semplici. Proprio in relazione a tutto ciò, si parla moltissimo di “memoria SSD” e del modo in cui impatterà sui caricamenti nei videogiochi. Tramite l’introduzione di questa, infatti, si ipotizza che le nuove console saranno in grado di gestire una pluralità di dati con una velocità inedita, mai vista prima, la quale influirà direttamente sui tempi di caricamento medi, conducendo a una loro progressiva scomparsa, ad una immediatezza che impatterà inevitabilmente sulla percezione del giocatore e del “giocare” stesso, incidendo su una componente chiave e storica, che da sempre accompagna l’esperienza.
I cosiddetti caricamenti, volenti o nolenti, restano un elemento centrale nell’iconografia storica dei videogiochi, una di quelle cose che, negli anni, si è tramutata da “necessità tecnica” a vero e proprio elemento in grado di costruire una particolare “riconoscibilità” del prodotto, distinguendolo da tutto il resto presente nel mercato. Conviviamo col caricamento da tempo immemore, portandocelo dietro sia come fastidio, sia come aiuto, sia come elemento quasi introduttivo di un qualcosa che non conosciamo ancora, o vero e proprio “attimo di raccolta personale”. Eppure, guardandolo allontanarsi sempre di più da quelle che saranno le probabili caratteristiche di una fruizione futura, non possiamo far altro che pensare a lui in maniera quasi nostalgica, ricordandolo non soltanto quale “attesa” verso il prossimo passo, ma, alle volte, riconoscendogli un utilizzo anche originale e importante, in funzione dell’esperienza stessa.
Basti pensare a tutti quei titoli che hanno trasformato e sfruttato le tempistiche dei caricamenti, inserendo al loro interno alcuni minigiochi, oppure a tutti coloro che vi hanno inserito attimi divertenti, o veri e propri tutorial, spiegazioni che hanno reso quella stessa attesa “costruttiva”, quasi un “momento di respiro” all’interno di un’esperienza che fa dell’adrenalina la sua chiave di lettura principale. Sono proprio gli utilizzi originali di questo, a renderlo un qualcosa di fondamentalmente legato alla cultura videoludica, nonché alla nostra percezione delle sue possibilità. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di raccogliere i 10 migliori caricamenti, ma anche i più originali, con i quali ci siamo interfacciati durante la nostra carriera da videogiocatori.
1- La trilogia originale dei Resident Evil
La trilogia originale di Resident Evil ha fatto sicuramente scuola nei confronti dell’utilizzo del caricamento. Si parla, dunque, proprio delle basi, e per via del loro periodo storico, non si possono non citare. Nei primissimi capitoli di Resident Evil, quando si passava da una stanza all’altra, onde evitare un caricamento classico, magari con una barra, che sicuramente avrebbe inficiato sull’immersione generale del giocatore nel mondo rappresentato, si optò per nascondere il tutto attraverso alcune fondamentali animazioni: una porta che si apre sul buio incerto scricchiolando lentamente o, ancora, la salita di alcune scale… la cosa più curiosa di questa scelta è proprio da legare alla sua generale percezione. Ecco che una trovata tecnico-grafica, attuata per nascondere i caricamenti, si è tramutata negli anni in un vero e proprio elemento stilistico distintivo ed autoriale, della serie stessa, divenendo ben presto iconico.
2- Bloodborne, Dark Souls, Skyrim e i “caricamenti culturali”
Perché proprio questi tre giochi? Perché al loro interno (ovviamente non sono gli unici) le fasi di caricamento sono state sfruttate come vero e proprio “momento esplicativo” nei confronti del mondo di gioco. Ecco che i caricamenti assumono una funzione attiva sull’esperienza stessa del giocatore, divenendo quasi “culturali”, ma comunque legati all’immersione e alla costruzione di un realismo generale, anche in contesti ben lungi dal mondo reale. Quindi spiegazioni dei vari oggetti, armature, armi, personaggi e luoghi, tutte preziose e da non sottovalutare mai. Un ottimo modo per dare ancor più profondità a quella lore che spesso rappresenta una colonna portante per intere esperienza videoludiche.
3- Metal Gear Solid 4 e i consigli con la collaborazione di Snake
Un caricamento che sicuramente ha lasciato il segno nella mente d’innumerevoli videogiocatori è quello di Metal Gear Solid 4, nel quale, su schermo nero, troviamo un “old” Snake, in procinto di accendersi una sigaretta e di fumarla tranquillamente, il tutto accompagnato da alcuni curiosi ed importanti suggerimenti dati al giocatore stesso, suggerimenti del tipo: “fai pause mentre giochi”, “non giocare quando sei stanco”, “riposati per 15 minuti, dopo ogni ora di gioco”, “Le sigarette fanno male a te e a tutte le persone che ti stanno in torno”, ecc.ecc. Insomma, un qualcosa che non si vede in molte produzioni e che in un certo senso ben si amalgama a quel carisma che le produzioni di Kojima sfoggiano con non poco orgoglio.
4- La corsa verso il nulla di Assassin’s Creed
Fin dai primissimi Assassin’s Creed i lunghi caricamenti di gioco sono stati intervallati dando al giocatore la possibilità di utilizzare i protagonisti in una sorta di limbo tra il mondo reale e quello ricostruito dall’Animus. Questo genere di intermezzo contribuiva, senza dubbio, ad alleggerire l’esperienza e l’attesa, dando anche una minima possibilità di svago, con una trovata che resta interessante. Semplice, veloce, immediato e, per qualche inspiegabile motivo, capace addirittura d’offrire uno strano senso di soddisfazione.
5- Bayonetta e il training
Bayonetta resta uno degli esempi più funzionali dello sfruttamento delle tempistiche dei caricamenti. Nel primo capitolo della saga, quando si passava da una stanza all’altra, si aveva infatti la possibilità di provare tutte le combo della protagonista, trovandosi catapultati, nel tempo di attesa, in una sorta di “stanza vuota”, in cui affinare la propria conoscenza delle varie combinazioni di tasti. Questo contribuiva a non far mai calare il mood generale, mantenendo alta l’attenzione e la voglia di apprendere del giocatore.
6- Spider-Man e i caricamenti in metro
Anche in Marvel’s Spider-Man troviamo l’utilizzo creativo di una schermata di caricamento, precisamente quella legata al “viaggio rapido”. Quando, infatti, sceglieremo di muoverci rapidamente da un punto all’altro della città, vedremo il nostro Spidey a bordo della metro, mentre attende di arrivare, controllando lo smartphone, o chiacchierando con gli altri passeggeri, o ascoltando musica, riallacciandosi anche a quello che è il contesto narrativo in atto (in base all’avanzare dell’avventura il viaggio in metro muta, palesando quindi gli sviluppi di trama, aggiungendo elementi o atteggiamenti con una coerenza molto importante). Il tutto, dunque, in una trovata che non soltanto si riallaccia al carattere di Peter Parker, ma che trasforma un “momento morto” in qualcosa di anche divertente da osservare.
7- La “Practice Arena” di FIFA
A partire da FIFA 11 fino ad arrivare a FIFA 20, nella schermata di caricamento il giocatore veniva trasportato nella cosiddetta “Practice Arena”, scontro 1vs1, con telecamera a spalla, tra il giocatore ed un portiere. Questa schermata, rimasta nei cuori di moltissimi fan della serie, consentiva non soltanto di svagarsi in quei secondi di attesa, ma di testare anche alcune mosse legate al dribbling, al tiro e al resto, che forse sarebbero tornate utili negli scontri successivi. Un utilizzo, dunque, funzionale del tempo che sicuramente non verrà dimenticato.
8- I caricamenti celati di Death Stranding
Death Standing resta uno degli esempi più creativi nell’ambito trattato, soprattutto in relazione alla sensazione di “avanzamento” che suggerisce al giocatore. In questo titolo, quando si esce da una stanza, il protagonista si connette al BB in un filmato che cela un caricamento, proprio dietro a un’azione legata alla trama e al gameplay stesso. L’attrattiva verso una scelta del genere sta nel fatto che non va minimamente ad inficiare sul giocatore, il quale resta convinto del fatto che si tratti di una normale cut.
9- Crash Tag Team Racing e… la sua “libertà fisiologica”
Gli utilizzi divertenti dei caricamenti sono stati una costante nel mondo videoludico, e un utilizzo di questo “escamotage temporale” lo vediamo palesarsi in Crash Tag Team Racing in cui, in una schermata fissa, il giocatore aveva la possibilità di far espletare alcune “sonorità fisiologiche”, forse a Crash stesso. E allora via ai concerti più smodati composti da rutti ed altro.
10- Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 3, la quotidianità dei personaggi
In realtà questa non era una prerogativa del terzo capitolo, ma della serie in generale, comunque fra i più iconici restano proprio i caricamenti di Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 3. In questi dovevi far svolgere alcune piccole cose a Goku o Vegeta, come mangiare, con il progressivo riempirsi della schermata di ciotole vuote, oppure fargli fare più flessioni possibili, in un susseguirsi di piccoli record che hanno senza dubbio intrattenuto tutti gli appassionati.