Yooka-Laylee and the Impossible Lair è un sequel piuttosto particolare, visto che prende seriamente le distanze dal platform uscito due anni fa dopo una campagna Kickstarter andata decisamente a buon fine. Questo perché gli sviluppatori di del team Playtonic, non contenti delle critiche ricevute ai tempi all’impianto di gioco (davvero troppo simile ai vecchi titoli dedicati a Banjo-Kazooie, ma senza la verve creativa del duo RARE) hanno deciso di cambiare del tutto la formula di gioco, stravolgendola completamente.
Il seguito abbandona infatti l’impostazione 3D, abbracciando di fatto un curioso ibrido in 2.5D, a scorrimento laterale, proprio come alcuni vecchi e gloriosi titoli a 16-bit. Scelta intelligente o necessità di rinnovarsi facendo un vero e proprio passo indietro?
Donkey Kong… Chi?
Il gioco abbandona la struttura tridimensionale del primo capitolo, ad eccezione dell’Overworld (simile in tutto e per tutto all’ultimo The Legend of Zelda). Playtonic ha quindi deciso di cambiare l’ossatura del gioco, pur mantenendone intatta l’essenza. Innanzitutto, il pretesto narrativo (chiamarlo trama ci sembra un po’ eccessivo) ricalca lo stile scanzonato del prequel: Yooka e Laylee dovranno vedersela col diabolico piano di conquista di Capital B., il quale ha stavolta messo in serio pericolo la regina delle api (dopo aver rapito il suo esercito). Il gioco prende curiosamente il via dallo stage finale, inquadrabile come un semplice prologo dell’avventura che il dinamico duo di protagonisti andrà ad affrontare. Scopo primario di Yooka e Laylee sarà quindi quello di trovare e recuperare le api intrappolate all’interno dei singoli livelli, tentando – se lo si desidera – il superamento dell’Impossibile Lair finale ogniqualvolta desidereremo farlo.
Saremo anche chiamati a recuperare delle pagine chiamate “Paige“, ognuna delle quali ci darà accesso a varie mini sfide che sbloccheranno nuove aree da esplorare. Insomma, di cose da fare ce ne sono a bizzeffe, tanto che gli amanti dei platform vecchio stile si troveranno a casa cercando di scovare tutti i segreti nascosti nel gioco. Gioco che, come accennato poco sopra, stavolta omaggia in tutto e per tutto i titoli a piattaforme dell’era a 16-bit. Se la fonte di ispirazione per il primo Yooka-Laylee era chiaramente Banjo-Kazooie, per questo sequel il team ha preso come base il celebre Donkey Kong Country (nato su Super Famicom nel 1994): l’impostazione stessa dei vari stage, le rotolate, i cannoni a forma di barili e la perdita del compagno tutte le volte che verremo colpiti, rende il gioco una sorta di “plagio non ufficiale” del titolo sviluppato da RARE. La cosa farà storcere il naso ai puristi, tanto che da questo punto di vista è come se i Playtonic abbiano voluto lasciarsi andare un po’ troppo al fattore nostalgia (considerando anche che alcuni componenti del team hanno militato in Rareware in tempi non sospetti).
Originalità, questa sconosciuta
Parallelamente, anche il motore grafico e l’estetica generale di Yooka-Layle and the Impossible Lair sembrano provenire da una manciata di titoli analoghi usciti nel corso delle varie generazioni di console, nonostante il tutto regga piuttosto bene per tutta la durata dell’avventura (fissa sulle 10 ore circa, nel caso voleste investire il vostro tempo nella ricerca di piume e collezionabili di vario tipo). Purtroppo, impossibile negarlo, sembra come se il gioco fosse stato sviluppato con meno convinzione oltre che con un budget sensibilmente inferiore rispetto al capostipite uscito nel 2017 (niente lingua italiana, spiacenti). Non un titolo mediocre, né tantomeno un platform poco rispettoso del genere di appartenenza: solo, la sensazione costante che proverete sarà stata quella di star giocando a un videogame sviluppato ricalcando quasi in copia carbone una miriade di qualità altrui, ad eccezione di una manciata di idee vincenti all’interno di uno scenario sempre coloratissimo e vibrante. E va bene così, a patto di non essere troppo pretenziosi.