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XIII Remake – Recensione, uno sparatutto vecchio dentro

Prima di parlare del remake di XIII in una recensione, è giusto prima di tutto guardarci alle spalle. Quando l’originale XIII uscì sul mercato, nel lontano 2003, il genere degli sparatutto in soggettiva stava ancora cercando una sua dimensione e una sua personalità, specie su console. Sviluppato dall’allora già attivissima Ubisoft, il gioco in questione era dotato di grafica in stile cartone animato grazie all’utilizzo della tecnica del cel-shading, una tecnica particolarmente in voga in quegli anni e che era in grado di donare un look realmente particolare ai vari prodotti (basti pensare, ad esempio, anche a Zelda Wind Waker).

XIII, uscito sulle console a 128-bit dell’epoca (e su PC) era basato sui primi cinque volumi dell’omonimo graphic novel franco-belga creato da Jean Van Hamme nel 1984 e disegnato da William Vance (un’opera forse non troppo nota in Italia ma sicuramente molto interessante considerando i presupposti). Il gioco si rivelò un flop commerciale, sebbene negli anni il titolo venne spesso preso in considerazione sia dai giocatori che dagli addetti ai lavori come un buon esponente degli FPS dei primi anni 2000.

La trama prendeva il via con l’assassinio del Presidente americano, William Sheridan, durante un corteo, un evento drammatico palesemente ispirato all’assassinio di JFK. Nei panni del protagonista, Steve Rowland, ci risvegliavamo su una spiaggia con un tatuaggio del numero romano XIII sulla clavicola e senza ricordare nulla del nostro passato.

Solo avanzando nei vari livelli i ricordi – e gli eventi – sarebbero stati in grado di restituire la memoria a Rowland, scoprendo allo stesso tempo la vera identità del protagonista e dare anche un volto ai cospiratori che hanno messo in atto l’omicidio del Presidente Sheridan.

Vent’anni dopo, e sentirne di più

Ora, a circa vent’anni dall’uscita dell’originale sparatutto in prima persona basato su un apprezzato fumetto belga dallo stesso nome, XIII torna con un remake dalla gestazione che definire problematica è poco. Innanzitutto questo rifacimento non è a cura di Ubisoft bensì di Microids, non in grado di sobbarcarsi un budget all’altezza di quello che i produttori e gli sviluppatori di Assassin’s Creed sarebbero stati in grado di investire.

XIII remake

XIII Remake, infatti, è un gioco tanto sbagliato quanto lacunoso in ogni sua parte, sia per quanto riguarda la grafica vera e propria sia per quanto concerne il gunplay e il sistema di controllo: le animazioni, l’intelligenza artificiale dei nemici e persino il comparto audio sono pieni zeppi di bug e difetti di ogni sorta. PlayMagic, ossia il team responsabile di questo rifacimento, non ha avuto il tempo necessario (e, con molta probabilità, i soldi) a limare questa nuova versione di XIII in tempo per l’uscita nei negozi.

Il problema è XIII Remake è un rifacimento che ricalca in tutto il titolo originale del 2003, in maniera fin troppo marcata. Ad esempio, i livelli di gioco sono gli stessi, inclusa la posizione di nemici: saremo infatti chiamati ad attraversare spiagge della costa est, per poi passare a scenari innevati e canyon desolati, finendo anche in manicomi e campi militari.

XIII remake

Anche la storia e i dialoghi sono pressoché identici al gioco originale, così come la colonna sonora e il doppiaggio (che in inglese può vantare di un nome come quello di David Duchovny, ossia il Fox Mulder di X-Files).

Anche la IA avversaria è, ahinoi, la stessa di 17 anni fa: i nemici sono infatti così poco reattivi e scaltri, che per eliminarli basterà spesso e volentieri il minimo sforzo, cosa questa che vanifica quasi completamente sia l’approccio ad armi spianate sia quello maggiormente silenzioso, per superare i vari stage. I nemici non metteranno mai in atto tattiche particolarmente complesse, né sfrutteranno in alcun modo l’ambiente circostante a loro vantaggio, cosa questa che li esporrà giocoforza a una pioggia di proiettili. Purtroppo, anche le sparatorie vere e proprie mancano di pathos, finendo per essere sempre poco soddisfacenti e “vecchie”, specie per il fatto che anche in questo frangente PlayMagic non sembra aver fatto nulla per discostarsi dal gioco Ubisoft del 2003.

Per quanto riguarda lo stile grafico e artistico, si è cercati di essere quanto il più possibile in linea con il look originale, sebbene la scelta di ricreare i filmati di intermezzo con delle sequenze realizzate col motore di gioco (al posto delle vignette con cui veniva narrata la storia nell’originale) mostrano una palese incapacità di rinnovare e rinnovarsi, così come mancano alcuni effetti caratteristici che rendevano estremamente fumettoso il XIII del passato (come il fatto che alcuni colpi creavano a schermo i contorni di una vignetta), a sfavore di questo remake realizzato con ben poca convinzione.

Va detto, in ogni caso, che alcuni giorni fa – attraverso un comunicato stampa che trovate sul sito ufficiale del produttore – Microids si è scusata pubblicamente con i giocatori per lo stato in cui XIII Remake è stato proposto, confermando anche che gli sviluppatori sono al lavoro su una patch in grado di correggere i problemi più gravi. Vero anche che, al momento in cui scriviamo, è davvero impossibile non bocciare il prodotto su tutta la linea.

XIII Remake

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XIII Remake è un gioco realizzato in fretta, senza troppa convinzione e tradendo un processo di sviluppo lacunoso sotto tutti gli aspetti. Il gioco del 2003, pur non essendo un capolavoro assoluto, è riuscito con gli anni a ritagliarsi l'etichetta di cult degli sparatutto in soggettiva, un'etichetta che questo rifacimento rinnega quasi totalmente. La speranza è che Microids e PlayMagic riescano a salvare la situazione in corsa, magari col rilascio di aggiornamenti che riescano davvero a colmare le enormi lacune di cui il gioco soffre. Il dubbio, più che lecito, è se ciò basterà a dare a XIII Remake la spinta necessaria a non cadere nel dimenticatoio per sempre.

Marcello Paolillo
Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.

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