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Where the Heart Leads – Recensione, un viaggio di scelte e ricordi

Appassionati di prodotti videoludici con scelte multiple, udite udite; dopo il successo di giochi come Life Is Strange, Oxenfree o Detroit: Become Human arriva un nuovo titolo indie – molto più di nicchia – che sfrutta al massimo delle sue potenzialità le diramazioni narrative e le scelte del giocatore, Where the Heart Leads. Il nuovo videogioco firmato Armature Studio è una piccola perla che potete provare su PS4 o su PS5 e che saprà indubbiamente come farvi immergere in una realtà narrativa surreale e quasi onirica. Se siete amanti del genere e dei racconti che si prendono il loro tempo – e che non vanno di fretta per niente e per nessuno – allora questo è il prodotto che fa per voi. Where the Heart Leads è un titolo veramente singolare: non è il classico indie semplice, breve e indolore, bensì è un’opera piuttosto autoriale, pensata solo per un target specifico.

Si tratta di un’avventura narrativa carica di scelte di ogni tipo, una piccola ma travolgente esclusiva PlayStation che merita veramente di essere vissuta. Ci ritroviamo catapultati nel mondo del comunissimo Whit Anderson, un uomo sposato che convive con la moglie, i suoi due figli e il loro cagnolino. In medias res, ci ritroviamo spaventati da una tempesta che priva la famiglia di Whit della serenità notturna che vivono nella loro piccola cittadina. Una gigantesca voragine deturpa il terreno in cui è situata la piccola fattoria di famiglia ed è il caos: il loro cucciolo si ritrova nel buio della voragine e l’unica soluzione è andare a salvarlo. Una volta effettuato questo salvataggio in estremis – tra carrucole poco stabili e oggetti che cadono nella voragine uno dietro l’altro – il nostro protagonista si ritrova immerso in una stranissima ambientazione sotterranea, da cui non sappiamo cosa aspettarci. Da qui inizia il nostro viaggio, o meglio il viaggio nelle memorie della famiglia Anderson. Entriamo ora però nel dettaglio della nostra recensione di Where the Heart Leads.

Un viaggio suggestivo e artisticamente piacevole

Fin dall’inizio del videogioco – osservando la voragine e il baratro sotto di essa – è chiaro che siamo innanzi un’esperienza profondamente surreale. In quanto giocatori ci ritroviamo immediatamente catapultati in un mondo che grida suggestione: lo stile cartoon, molto dolce ma anche malinconico, ce lo trasmette ancora prima di muovere i primi passi nell’ambientazione. Il titolo Armature Studio ci permette di comprendere in modo rapido quale sarà l’impostazione artistica e tecnica di tutta l’opera, fin dalla prima scena: inquadrature molto lontane, l’aberrazione cromatica sui bordi, rumori della natura che sono gli unici a tenerci compagnia, dialoghi in cui siamo quasi sempre noi (giocatori) a rispondere. Le dinamiche e lo stile ci hanno affascinato fin da subito, sia perché un indie onirico è una benedizione videoludica che volevamo da un po’, sia perché si è notata immediatamente una cura artistica non indifferente. Rispetto ai titoli che abbiamo citato nell’introduzione, l’occhio del giocatore è molto più vicino a Oxenfree che a tutti gli altri.

Questo significa che l’immedesimazione non deriva dal vedere tutto da profondamente vicino, ma da quanto il nostro sguardo – quasi onnipresente, come fossimo una divinità – ha la possibilità di osservare da lontano, scrutare i movimenti dei personaggi e della piccola cittadina. Il vero protagonista dell’intera narrazione è il mondo del ricordo e il mondo del futuro: tutta la nostra esperienza sarà basata sul rivedere il passato di Whit e ciò che gli riserverà il futuro. Il nostro ruolo? Guidare le sue scelte fino all’ultimo secondo, scrutare ogni dettaglio e aiutarlo a scegliere per la sua esistenza. Ogni dialogo ha un suo valore, ogni decisione è importante… e lo è per davvero.

Where the Heart Leads

L’ambientazione, la piccola e discreta cittadina di Carthage, è lo splendido sfondo che accompagna un ben caratterizzato protagonista, affiancato a una sequela di personaggi secondari che sanno veramente come farsi voler bene e come farsi apprezzare. Inaspettatamente, tutto il mondo di Where the Heart Leads è creato in modo impeccabile: i piccoli negozi, i vicini, la stessa famiglia Anderson sono un vero e proprio ecosistema che ci parla e ci riesce in modo convincente. Al fianco di Whit ci ritroveremo giudici di un mondo in costante cambiamento, capace di plasmarsi al nostro tocco (e sgretolarsi sotto le nostre decisioni “sbagliate”).  In buona sostanza, questo prodotto non ci narra le storie dei personaggi che abbiamo citato finora, ma ci racconta la difficoltà di essere umani tra dubbi, ricerca della propria felicità e dello scopo della propria vita. Si tratta di un gioco carico di malinconia e con uno sguardo – atrocemente – universale sulla vita di ognuno di noi.

Il videogioco in questione è una perla artistica che affronta l’ampio spettro della fallibilità umana ma: lo consiglieremmo a chiunque? Assolutamente no. I ritmi della produzione targata Armature Studio sono volutamente e spropositatamente lenti, la narrazione si prende tutto il tempo che può ed è ovvio che questo non permette al prodotto di essere mainstream e facilmente fruibile. Se siete alla ricerca di un viaggio profondo – e non affrettato – nell’animo umano, a ritmo di scelte e dialoghi su dialoghi, questo è il gioco giusto per voi. Se non è quello che state cercando, evitate di imbarcarvi in una strada fin troppo tortuosa, che potrebbe finire per asfissiarvi per più di 10 ore (la durata media del titolo). Concludiamo la nostra recensione di Where the Heart Leads entusiasti e felicemente commossi, nella speranza di aver convinto la giusta fetta di utenza ad unirsi a questa singolare esperienza. Speriamo – e crediamo – che dall’iniziativa PlayStation Indies possano nascere altri prodotti interessanti e particolari come questo.

Where the Heart Leads

7.7

Where the Heart Lead è un prodotto profondamente particolare ma basato su meccaniche di gameplay piuttosto semplici: vivremo passato, presente e futuro del nostro protagonista, tra dialoghi intensi e scelte fondamentali. Ogni nostra decisione sarà alla base della storia e per più di dieci ore ci ritroveremo con la responsabilità di pilotare l'esistenza di Whit e di chi gli sta intorno. Lo stile cartoonesco e caratterizzato dall'aberrazione cromatica ai bordi ci ha convinto fin da subito. Un indie indubbiamente capace di stupirci e di farci incuriosire per quanto riguarda PlayStation Indies, insomma, ma al contempo non per tutti: i ritmi lenti sono la grande penalità del prodotto firmato Armature Studio, poiché una grande fetta di utenza non è minimamente nel target a causa delle sue tempistiche narrative. Una piccola perla, assaporata solo se si è buongustai del genere e alla ricerca di esperienze nuove. ;s

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