VideogiochiRecensione

Unit 4 Recensione

Siamo nel 2017. Sono passati un bel po’ di anni ormai da quando giocavamo sulle nostre care e vecchie console a dei giochi che erano più un’espressione di concetto che semplice tecnologia. All’epoca raffigurare mostri ideali da distruggere con le proprie forze era molto difficile, e gran parte del motore grafico del gioco era dato da noi, dal nostro cervello. Oggi i potenti mezzi tecnologici invece ci lasciano giocare a titoli che hanno davvero poco da farci immaginare (e non so dirvi se è un bene o un male). Eppure quelle opere d’arte di un tempo passato ora vengono spesso omaggiate, soprattutto da studi di sviluppo indipendenti, arrivando a creare un vero e proprio genere basato completamente su dettagli come la pixel art, i gameplay rétro e l’anima malinconica. Unit 4, titolo della software house Gamera Interactive sita a Padova, incarna tutto ciò che rendeva i giochi di una volta delle vere perle rare, e ci riesce fondendo meccaniche passate e presenti, in un calderone che vi porterà all’esasperazione, ma con simpatia.Unit 4

Il gioco è un platform bidimensionale con una grafica pixel art, che parte da una storyline abbastanza banale, ma si dipana in mondi di gioco dal level design sopraffino: quattro eroi, alfieri del mondo, partiranno per un viaggio alla volta del nemico di turno, per sconfiggerlo e salvare la terra. Per farlo, dovranno viaggiare di pianeta in pianeta, cuore pulsante e raffigurativo di un level design elaborato, mai scontato e soprattutto, dannatamente difficile. La morte sarà una delle vostre compagne di avventura, che vi prenderà a braccetto portandovi di volta in volta, nei peggiori anfratti mortali. Dei checkpoint, utili a salvare il punto di arrivo e anche le monete collezionate, vi permetteranno di non dover ricominciare ogni volta il livello, anche se ogni stage non avrà quasi mai più di un paio di questi.

I quattro eroi, ognuno con delle abilità diverse, potranno essere scambiati durante le sessioni di gioco con la semplice pressione dei tasti dorsali, potendo quindi optare per la migliore soluzione di completamento: a differenza di molti titoli però, questa scelta cadrà solo ed esclusivamente su di voi, lasciandovi decidere come completare il livello in corso. I quattro personaggi utilizzeranno quindi quattro approcci diversi, basati sulla loro principale abilità: uno potrà fare un doppio salto, e quindi scivolare sulle pareti di gioco; un altro, invece, con lo stesso tasto potrà fare uno scatto, capace di danneggiare i nemici; gli ultimi due, i più particolari, potranno rispettivamente utilizzare un rampino, capace di uccidere determinati nemici, o essere intangibili, negandovi la possibilità di saltare, ma rendendovi immuni ai colpi. Queste quattro abilità a prima vista semplici, si interpoleranno nel level design in modo sublime, creando vere sessioni di gioco intrise di insulti e tanta competizione.

Lo stile grafico, a prima vista minimale, porta invece dentro di sé uno studio dettagliato di colori, forme e sceneggiature e il vero e proprio non plus ultra lo raggiunge nell’avanzare dei livelli: con un level design studiato e intelligente, il gioco offre sempre situazioni diverse, alzando l’asticella di difficoltà che invece oramai molti giochi tendono ad abbassare. Il gioco permetterà di sbloccare alcune personalizzazioni, che renderanno la vostra navicella più colorata ed elaborata. Unit 4 è un gioco che richiede abilità, tempismo e soprattutto un’anima nerd: ogni fibra del gioco infatti, trasuda degli omaggi alle più svariate opere geek e nerd, inserendo un’apertura di scena alla Star Wars, degli oggetti che palesemente omaggiano cinematografia della golden age, puntando a creare quel sentimento malinconico, ma al contempo felice.

A questa corposa modalità single player si accosta un multiplayer, rigorosamente locale, che permetterà fino a quattro giocatori di sfidarsi in dei minigiochi (e se gli insulti in giocatore singolo vengono indirizzati allo schermo, vi lascio immaginare a chi li lancerete in questa modalità). Niente online e, sinceramente, meglio così: il gioco richiede tempo, testa e sangue freddo, cose che vanno elaborate alla vecchia maniera, da soli o in compagnia di persone nello stesso luogo fisico.

Insomma, se volete trovare un esempio di gioco che rende quasi perfetta la fusione di due generi diversi, sia d’epoca che di modalità, Unit 4 ci si avvicina di molto: con un’esasperazione della difficoltà (fermo restando che i vecchi platform erano diabolicamente contorti) che porta a creare similitudini con i vari Souls e un level design che fonde vecchio e nuovo, velocità e ragionamento. Molto spesso vi troverete con il pad in mano a domandarvi in che anno vi trovate, cosa molto rara al giorno d’oggi, complici i continui cloni e i gameplay sempre più mescolati. Eppure Unit 4 si posiziona li tra i platform in pixel art, senza strafare, ma mostrando che un design semplice è sempre meglio di una complessità di forme, strutture e dinamiche.

Unica pecca che intacca la struttura tecnica del gioco è il sound design: sebbene la soundtrack risulta spassosa e motivante, la breve durata creerà loop della stessa canzone (complice il fatto che passerete più di 10 minuti a livello) che ad un tratto si porranno in modo noioso all’interno del gioco. Niente di così deficitante, visto che alcune tracce si presteranno bene a questi loop.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbe interessarti anche