Dopo il rilascio originale e una nuova edizione, Tunic è stato rilasciato anche su PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch, e noi abbiamo avuto modo di provarlo nella sua incarnazione per console Sony. Abbiamo già avuto modo di recensire il titolo (qui trovate la suddetta recensione), ma se non avete ancora provato Tunic e siete interessati ad acquistarlo per console Sony o Nintendo Switch allora siete nel posto giusto.
“Questo non è un vestitino, è una Tunica!”
Come premessa, bisogna specificare che chiunque abbia già giocato Tunic su altre piattaforme non troverà nuove sorprese in queste nuove versioni. Non ci sono controlli di movimento aggiuntivi o novità per quanto concerne i contenuti, l’aspetto tecnico il gameplay. Per coloro che hanno già avuto modo di giocare a Tunic, quindi, il nostro consiglio è quello di acquistarlo solamente se si desidera vivere quest’esperienza una seconda volta (o una prima, ovviamente). Tunic in superficie si presenta con un delizioso stile artistico e un tono fiabesco che lo rende incredibilmente simile al design di molti dei capitoli classici della serie The Legend of Zelda. Ma sotto il suo aspetto allegramente disarmante si nasconde un gioco intento a mettere alla prova la determinazione e la pazienza dei giocatori. Il mondo apparentemente caldo e accogliente di Tunic pullula infatti di nemici pronto a ostacolarci in ogni modo possibile.
Annunciato originariamente nel 2017 come Secret Legend, la chiara influenza della serie The Legend of Zelda di Nintendo ha immediatamente attirato l’attenzione del pubblico, soprattutto grazie alla splendida grafica con visuale isometrica e all’adorabile protagonista, una volpe con indosso una tunica verde. Dopo cinque lunghi anni ci si è resi conto però che le somiglianze con il franchise di Nintendo si fermano solo ad alcuni elementi, e che l’anima del titolo è molto più vicina a giochi appartenenti alla serie Souls. Il gameplay di Tunic si basa infatti su scontri parecchio ostici, e santuari dove potremo ripristinare i punti vita ma che provocheranno il respawn dei nemici (ma non dei boss). Le pozioni di salute vengono ricaricate dopo il riposo ai santuari, l’oro guadagnato verrà perduto quando si verrà sconfitti e per reclamare le proprie ricchezze bisognerà tornare nel punto in cui siamo stati uccisi.
Infine, l’ambiente è progettato attorno a scorciatoie e backtracking. È abbastanza evidente da questo confronto superficiale che Tunic sia parecchio debitore proprio alla serie Souls ma, così come per la somiglianza con The Legend of Zelda, c’è altro oltre a ciò. La superfice di Tunic si rifà alla serie di Nintendo, l’anima è chiaramente quella di un soulslike, ma il cuore è quello di un gioco di avventura vecchia scuola.
Lo stile visivo di Tunic è assolutamente sbalorditivo. La visuale isometrica lo aiuta a distinguersi da molti altri giochi d’azione e avventura presenti sul mercato, ma la cosa più impressionante è il modo in cui il mondo è stato progettato. Le aree di gioco sono pensate e realizzate magnificamente e gli effetti di luce danno un tocco in più al tutto. Sarebbe stato facile per Tunic presentarsi con un’estetica pixel art, ormai una prassi per molti titoli indie, ma la scelta effettuata ha reso l’intera esperienza una gioia assoluta a livello visivo. Quest’approccio è combinato con delle scelte musicali altrettanto eccellenti, con una miscela di melodie ambient e synth pompante a seconda della posizione e dell’azione.
La trama di Tunic è uno dei cenni più evidenti all’influenza di Zelda. La volpe protagonista, il cui nome è ignoto, viene trascinata su una spiaggia e deve avventurarsi alla ricerca di un’arma per portare avanti la sua misteriosa missione. La storia stessa è presentata in un modo misterioso e vago e si appoggia a e cliché convenzionali, ma li avvolge in un modo meravigliosamente innovativo attraverso l’uso di un manuale del giocatore. Questo manuale è una delle meccaniche di gioco più interessanti dell’esperienza, poiché esso andrà a comporsi lungo il corso dell’avventura trovando pagine all’interno del mondo di gioco.
Funzionando quasi come un wiki in-game, gran parte del testo non sarà chiaro all’inizio (essendo scritto in una lingua runica) fino a quando non farete delle scoperte durante il gioco che ne riveleranno il significato. Ci sono suggerimenti, indizi e complessi enigmi da trovare se guarderete in dettaglio ogni pagina, con alcuni che richiedono anche la raccolta dell’intero set (cosa che dovrete fare se volete sbloccare il vero finale del gioco) .
“I’m not Zelda!”
Il gameplay di Tunic è equamente diviso tra combattimento ed esplorazione. Il punto di vista isometrico viene utilizzato per oscurare deliberatamente scale e percorsi segreti, quindi bisognerà perlustrare l’ambiente in ogni sui angolo per orientarsi al meglio. All’inizio può essere frustrante, soprattutto con la mancanza di una segnaletica chiara che porta a un sacco di vagabondaggi senza meta, ma una volta che si avrà un’idea chiara del design del gioco diventerà una vera gioia comprenderne le mappe. L’uso del pulsante di blocco per spostare la visuale della telecamera potrà aiutare a rivelare alcuni segreti, ma in generale vale la pena guardare bene la zona prima di gettare la spugna.
In pieno stile Metroidvania, altra chiara influenza sul titolo, il giocatore avrà bisogno di strumenti e abilità specifici per raggiungere determinate aree. Molte delle posizioni del gioco possono essere esplorate fin da subito, ma la difficoltà o la mancanza di equipaggiamento impediscono di deviare troppo dal percorso previsto. Rivisitare le aree con un inventario ampliato permetterà di rivendicare tesori precedentemente inaccessibili. Il gioco, però, non ci dirà mai quale sarà la strada giusta, anzi non ci darà alcuna indicazione. Non c’è alcun messaggio sullo schermo che ti indichi come combattere o dove andare. Spesso vi capiterà persino di raccogliere degli oggetti con i quali non saprete cosa fare finché non inizierete a sperimentare.
L’aspetto in cui Tunic eccelle davvero è anche il modo in cui invoglia a usare l’ambiente e i nemici a proprio vantaggio. Molto prima di raccogliere la lama di cui avrete bisogno per tagliare delle escrescenze, osserverete che alcuni nemici possono liberarvi il cammino con le loro spade. Potrete quindi utilizzare questo dettaglio per indurre i nemici a colpirti, schivare all’ultimo secondo e guardarli mentre abbattono l’ostacolo che vi impediva di andare avanti.
Per quanto concerne il sistema di combattimento, non solo la maggior parte dei nemici fa ingenti danni come regola generale, ma l’enfasi è posta principalmente sulla strategia “attacca e schiva”. Ovviamente il tutto è legato alla barra della resistenza e, in maniera simile a quanto avviene nella serie Souls, nel momento in cui avrete esaurito la stamina sarete più vulnerabili agli attacchi nemici subendo persino più danni. Il combattimento è molto spesso chiede ai giocatori di approcciarsi agli scontri in modo difensivo, ma c’è però un menu che offre la possibilità di disattivare la meccanica della resistenza per coloro che desiderano un’esperienza più vicina a Zelda che a Dark Souls, oltre ad altre opzioni che rendono il titolo decisamente meno ostico. Queste opzioni sono un’aggiunta fantastica in quanto evidenziano che il combattimento è solo una parte del fascino del gioco, e la cosa rende decisamente più accessibile il titolo a coloro che si demoralizzano facilmente di fronte a difficoltà troppo elevate.
A prescindere dalle opzioni di accessibilità, Tunic offre al giocatore diversi oggetti aggiuntivi da utilizzare in battaglia. L’equipaggiamento di base è utile, ma il gioco è progettato in modo tale che tutti gli oggetti abbiano uno scopo e tutti i nemici vengano affrontati con determinate strategie per essere sconfitti.
Il passaggio da Xbox a PlayStation, come potrete intuire, non si avverte, e quanto visto sulle console Microsoft viene confermato anche in quelle targate Sony. L’aspetto tecnico del titolo di Andrew Shouldice si ripresenta quindi come ce la ricordavamo, ma di contro potremmo trovare la mancanza di vere e proprie migliorie. Data però la natura indie del titolo, l’aspetto grafico utilizzato funzionava perfettamente così com’era già su Xbox, e non avrebbe avuto senso introdurre modifiche nel suo passaggio a PlayStation e Switch. Inoltre, essendo un titolo indie, anche per quanto concerne la versione PlayStation 4 il titolo si comporta egregiamente senza alcun tipo di calo del frame rate.
In conclusione, Tunic convince anche su PlayStation 4, distinguendosi nuovamente come una delle esperienze di gioco più divertenti, appaganti e interessanti degli ultimi anni, Ci vuole un po’ di tempo per sentirsi a casa nel meraviglioso mondo di Tunic, ma una volta che si avrà padroneggiato l’opera non si potrà non innamorarsi.