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Tristezza – Recensione, quando la fine del mondo non sembra così lontana

Vi ricordate com’era la vita prima di questa pandemia? Vi ricordate com’era stare fuori dopo le 22:00 con gli amici, andare in centro per un aperitivo e passare i weekend a programmare il prossimo viaggio? Sembra un passato lontanissimo perché in questo periodo le abitudini, le esigenze e le speranze sono cambiate profondamente. Certo, questo “sacrificio” è fatto anche per uno scopo più che onorevole e su questo non ci piove. Diciamo che quello che prima era solo uno strato sottile di tristezza e malinconia, ora è diventato spesso quanto una coperta invernale. E giusto per non farci mancare nulla, perché non passare il tempo leggendo qualcosa che ci ricorda di quanto sia difficile questo periodo? Perché non infilare ulteriormente il dito nella piaga per un po’ di vibrazioni tristi? Forse perché ci sono opere che meritano una lettura nonostante il male che descrivono e nonostante quanto ciò che raccontano procuri ancora un po’ di dolore.

Tristezza è una di queste opere, una graphic novel che esce proprio in un periodo strano per tutti noi. Federico Reggiani e Angel Mosquito, rispettivamente sceneggiatore e disegnatore di quest’opera, non hanno pensato al Covid durante la stesura di questa storia. Originariamente, Tristezza è stata pubblicata sulla celebre rivista argentina Fierro dal negli anni 2010-2013 e arriva in Italia grazie a NEO. Edizioni, e potrebbe essere letta come una storia su un’epidemia qualsiasi che rende il mondo un posto ostile e barbaro, spogliato di qualunque regola e limite. Si potrebbe dire che il centro di tutto sia questa strana malattia che ha spento le vite degli uomini e delle loro speranze. La verità è che l’uomo riveste (ancora) il ruolo principale in questa tragedia e sono le sue azioni a modificare tutto ciò che ha attorno.

La Tristezza è contagiosa

Il titolo della graphic novel è il motore della tragedia. La Tristezza è contagiosa, si trasmette facilmente e nel tempo trasforma il mondo in un luogo ostile e pericoloso. Questa malattia è anche mortale, al punto che pare decimare la popolazione mondiale. Dalle prime pagine si incontra un futuro decadente, in rovina, dove i centri abitati solo luoghi desolati e riuscire a sopravvivere è un’impresa tutt’altro che semplice. L’Argentina nel 2030 appare come un inferno, spoglio e violento. Il cibo scarseggia, ormai sugli scaffali dei vecchi supermercati rimane qualche scatola scaduta, ammuffita. Solo le patatine nei sacchetti si salvano. Del lievito per fare la pizza nemmeno l’ombra.

Tristezza

Eppure non si sa bene cosa sia questa Tristezza. Si parla come qualcosa di sfuggente, un’ombra che si posa sulle persone e le getta in un profondo stato di sconforto, di totale abbandono alla vita. E prima di morire sale una grande rabbia, una furia impossibile da placare. Quasi tutti i personaggi hanno pianto un figlio, un familiare, l’amore della propria vita. In tutta la storia si capisce però quale potrebbe essere la fonte di questa pandemia, chi l’ha trasmessa all’uomo: le mucche. Niente pipistrelli o pangolini questa volta. Il fantasma della Tristezza si aggira tra i piccoli gruppi di sopravvissuti che cercano in tutti i modi di non cadere. Nonostante le difficoltà, si creano diverse comunità organizzate in modo da soddisfare i bisogni fondamentali dell’uomo. Si cerca di ricreare qualcosa che somigli alla vecchia società, ma i risultati sono ben lontani dal passato. Gli aspetti umani che questa pandemia ha portato alla luce non sono semplici debolezze o momenti di sconforto. Sfociano, anzi, in vere e proprie azioni violente, bestiali. Sono queste manifestazioni – quasi animalesche – che tolgono l’anima alle persone, facendole apparire come animali.

Ce la faremo(?)

L’altro grande protagonista di questa graphic novel è l’umanità. Questa si è persa tra i vari tentativi di ricreare quell’atmosfera che si respirava prima dell’avvento della Tristezza. La stessa “normalità” in cui tutto sommato si stava bene, una comfort zone che adesso manca come l’aria. Cercando di ricostruire la passata “civiltà” – le virgolette sono necessarie perché, a ben vedere, di civile c’era ben poco -, emergono quei problemi che prima venivano dati per scontato o che l’abitudine li aveva resi del tutto sopportabili. La buona convivenza, insomma, nascondeva già prima diversi mostri pronti a manifestarsi. E fino allo scoppiare della pandemia, quelle creature oscure erano dormienti, in attesa.

I protagonisti di Tristezza si spostano da un posto all’altro in cerca del luogo perfetto dove iniziare una nuova vita. Cercano terra da coltivare, acqua, uno spazio adeguato per formare e crescere i cittadini di domani, quei bambini a cui è stato negato il futuro (e il presente). Le preoccupazioni sono molteplici, tante da mettere in difficoltà anche le relazioni tra i protagonisti. Sì, l’amore può sopravvivere anche ai più grandi disastri del mondo, ma certe volte basta così poco a farlo cadere che ci si sente impotenti, lacerati a pezzi. L’amore, questo strano personaggio, trova poco spazio nelle pagine dell’opera, eppure si manifesta in sfumature differenti. Sono momenti dolci che in qualche modo fanno sperare in un lieto fine.

Viene in mente il tizio che dal balcone urlava “Ce la faremo!” ormai un anno fa, in pieno lockdown. Quel grido di speranza accompagna i pensieri di ognuno dei personaggi che troviamo nelle pagine di Tristezza. Chi cerca una casa, chi del cibo, chi un partner con cui vivere emozioni forti, più di una notte.  Ce la faranno i protagonisti? Quasi non ci è dato saperlo. Ognuno ha scelto la propria via, dettata dall’ambizione o dalla necessità di un ambiente pacifico. Di certo, l’umanità sembra aver fallito su parecchi fronti.

La fine del mondo

Tiriamo le somme: Tristezza è una graphic novel del tutto godibile e di veloce lettura. Il ritmo è incalzante anche per la disposizione delle vignette. Se amate le tavole a tutta pagina ne resterete un po’ delusi, ma si bilancia con la qualità delle illustrazioni composte su un binomio di colori caldi e freddi, uno tra gli stili più interessanti rispetto a quelli maggiormente improntati verso il realismo. Il tratto netto, le ombre e l’ambiente minimali, una palette essenziale. Insomma, bellezza.

Il tema trattato è più attuale che mai e in molti aspetti rivediamo quello che sta accadendo in concomitanza con l’epidemia di Covid-19. Chi ama le opere post-apocalittiche sarà già abituato a certe dinamiche e a certi espedienti narrativi. Ciò che avviene tra i personaggi che incontriamo in Tristezza si ritrova anche in opere come Il signore delle mosche di William Golding o in La strada di Cormac McCarthy. Nulla di nuovo, possiamo dire, ma la veste in cui è stato raccontato rende questa graphic novel una buona lettura e un’ottima occasione per riflettere su ciò che stiamo vivendo. Bene o male, resta ancora da vedere se ne usciremo.

Yuri Rossi
Leggo e scrivo tantissimo, vivo in un GDR. Non sono molto fortunato con il D20. Da grande voglio essere Batman.

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