Thunderbolts* Recensione: se non ti aspettavi niente, ti sbagliavi

Thunderbolts* porta nuova vita al MCU con un team di antieroi intensi, un cast affiatato e una storia sorprendentemente emotiva. Scopriamo il nuovo team di antieroi in questa recensione.

Giacomo Dotti
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Giacomo Dotti
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Giacomo è un laureato in Cinematografia con un Master in Produzione e Distribuzione, aspirante regista con una grande passione per la fantascienza. Da sempre affascinato dal...
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Lettura da 8 minuti
9 Eccellente
Thunderbolts*

Dopo anni di costruzione, mezze promesse e apparizioni secondarie, i Thunderbolts arrivano finalmente al centro della scena con un film che prova a fare qualcosa di diverso nel panorama Marvel. Il gruppo, formato da antieroi tormentati e outsider del MCU come Yelena Belova, Bucky Barnes, Red Guardian, Ghost, Taskmaster e U.S. Agent, viene messo insieme da Valentina Allegra de Fontaine per una missione segreta e potenzialmente suicida. Ma dietro l’azione e le dinamiche di squadra, Thunderbolts* sorprende puntando tutto sull’introspezione, sulla scrittura dei personaggi e su un tono più maturo del solito. Al centro della storia ci sono Yelena e Sentry, il nuovo e potentissimo personaggio che funge sia da minaccia che da specchio emotivo per il team. Il risultato è un film che chiude la Fase 5 con inaspettata umanità, dando finalmente un’identità forte alla nuova generazione di eroi Marvel.

Thunderbolts* è stato diretto da Jake Schreier (Paper Towns e la serie Beef), e si distingue subito per la sua impostazione incentrata sui personaggi. A differenza di molti capitoli del Marvel Cinematic Universe che puntano su spettacolo e fan service, questo film si prende il tempo di scavare nell’interiorità dei suoi protagonisti. La narrazione si costruisce su un equilibrio quasi sorprendente: ogni membro del team ha un arco narrativo proprio, ben costruito, coerente e mai messo in secondo piano. Se dobbiamo trovare il pelo nell’uovo, Ghost è l’unica del team a cui non viene riservato un buon trattamento da questo punto di vista.

Tra le interpretazioni spiccano Florence Pugh, perfetta nel ruolo di Yelena Belova: un personaggio forte ma sfumato, capace di guidare il gruppo con carisma e vulnerabilità. David Harbour torna nei panni di Red Guardian con una performance sempre divertente e sopra le righe, equilibrando però perfettamente comicità e cuore. Sebastian Stan, infine, si conferma un perfetto Winter Soldier: tormentato, lucido, sempre credibile. È un film che fa dell’introspezione il suo punto di forza, mostrando un lato umano e vulnerabile degli antieroi che raramente si vede nel MCU.

Un’eredità che guarda avanti

Nella sua struttura e in parte anche nel tono, Thunderbolts* richiama inevitabilmente The Suicide Squad di James Gunn: una squadra disfunzionale, costretta a collaborare, missione suicida, dinamiche interne tese e imprevedibili. Ma qui Marvel fa un passo in più, andando oltre la superficie anarchica e dissacrante del modello DC. La profondità di scrittura dei personaggi permette di esplorare temi come il senso di colpa, la solitudine, la ricerca di redenzione e per la prima volta in casa MCU, l’alcolismo, la dipendenza da droghe e le malattie mentali. Florence Pugh, nei panni della nuova Vedova Nera, guida il gruppo con intensità e credibilità, affiancata da un Sentry (Lewis Pullman) inedito e sorprendente, la vera rivelazione del film. Il rapporto tra i due protagonisti diventa il motore emotivo della storia, tra scontri, alleanze e momenti di grande impatto emotivo. Non sorprende quindi che Marvel stia puntando forte su questo team: il loro ritorno è già confermato nel prossimo film degli Avengers, e dopo averli visti in azione qui, se ne comprende appieno il motivo.

Un villain insolito per l’MCU

Nell’MCU molto spesso abbiamo come villain un personaggio che ha avuto un passato difficile, con un vissuto che l’ha portato ad abbracciare il “lato oscuro” o che persegue i suoi ideali che reputa giusti facendo cose sbagliate o immorali, ma quasi sempre tutti questi personaggi che partivano da un ottimo incipit fallivano pesantemente nella loro caratterizzazione, rendendo dei villain poco profondi e per nulla interessanti. Sentry o per meglio dire Void è un personaggio complesso che sfugge alla facile definizione di “cattivo”. Non è solo una minaccia da combattere: è anche un riflesso distorto delle debolezze interiori del gruppo. Il tema del vuoto (Void) torna più volte durante il film facendo capire allo spettatore che ognuno di questi antieroi ha dentro di sé un vuoto che non può colmare, o almeno non può farlo da solo.

La sua dualità, divisa tra eroismo e distruzione, incarna il conflitto centrale del film: cosa significa davvero essere un eroe? Il fatto che venga raccontato anche come comprimario rafforza questa ambiguità e lo rende molto più interessante della media dei villain Marvel, in oltre sia il costume di Sentry che la resa visiva di Void sono veramente sorprendenti e piaceranno a tutti gli amanti dei fumetti. Un altro antagonista che finalmente trova spazio narrativo è Valentina Allegra de Fontaine: dopo varie apparizioni fugaci in post-credit e serie TV, qui assume un ruolo centrale e manipolatore, confermandosi una figura di potere ambigua e pericolosa. Il climax finale, in cui si contrappone ai Thunderbolts non solo sul piano fisico ma soprattutto emotivo, mette in scena una battaglia dove l’empatia e la comprensione diventano armi tanto potenti quanto la forza bruta. Il messaggio – la forza dell’amicizia e dell’amore come strumenti reali di cambiamento – riesce per una volta ad arrivare con autenticità. Il film si può riassumere come una grande terapia di gruppo di 6 anti-eroi disfunzionali che insieme riescono a sconfiggere i loro demoni interiori e a salvare il mondo.

Una chiusura dignitosa per una fase debole

Con questo film si chiude ufficialmente la Fase 5 del MCU, iniziata nel 2023 c0n Quantumania e proseguita tra alti e bassi con film e serie di successo, ma con anche alcuni tra le peggiori creazioni dell’MCU. Quindi dopo una serie di titoli altalenanti, incapaci di imprimere una vera direzione narrativa all’universo post-Endgame, Thunderbolts* arriva come un’opera solida, matura, capace di mettere in pausa il caos cosmico per raccontare una storia più intima e centrata sull’individuo. È anche un segnale: la nuova generazione di eroi Marvel ha finalmente un’identità, un tono e uno scopo. Yelena Belova emerge come figura guida credibile e carismatica, mentre Sentry si propone come personaggio chiave per il futuro, a metà tra minaccia e alleato. Non sarà il film più spettacolare o rivoluzionario del franchise, ma è senz’altro uno dei più umani.

L’MCU è stato a lungo al centro di critiche dopo Endgame: molti parlano di una perdita di magia, altri di una stanchezza del pubblico verso questo tipo di narrazione. Eppure, finché ci saranno storie scritte con cura e personaggi ricchi di spessore come accade in Thunderbolts, ci sarà sempre un pubblico pronto a tornare al cinema per vivere nuove avventure supereroistiche. Per questo motivo, diamo il benvenuto ai Thunderbolts* o forse dovremmo dire… ai New Avengers.

Thunderbolts*
Eccellente 9
Voto 9
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Contributor
Giacomo è un laureato in Cinematografia con un Master in Produzione e Distribuzione, aspirante regista con una grande passione per la fantascienza. Da sempre affascinato dal potere del racconto cinematografico, trova ispirazione nei lavori di Tarantino, Spielberg e Allen. Oltre al cinema, è un appassionato di fumetti e carte TCG, mondi narrativi che alimentano la sua creatività e visione artistica.