Nel mondo dei videogiochi esistono tipi d’esperienze estremamente varie fra loro, capaci di offrire ai giocatori molteplici modi d’interagire anche con professioni e attività esistenti nel mondo reale, magari molto specifiche e particolari, passando dai simulatori fino a tanti altri generi, come i titoli a enigmi in questo caso specifico. The Signal State è infatti un piccolo puzzle-game indipendente ispirato al mondo dell’elettronica ed elettrotecnica che ci ha piuttosto colpiti in questa sede di recensione, al netto però di alcune importanti mancanze.
Tuttavia, prima di continuare dobbiamo fare un’importantissima premessa, perché il prodotto in questione prende come riferimento alcuni elementi di una materia particolare, vale a dire la già citata elettronica. Questa è purtroppo in parte fuori dal nostro campo di competenze personali, di conseguenza alcuni lettori più esperti potrebbero riscontrare delle semplificazioni o dei termini non sempre calzanti con la disciplina, ma il nostro scopo in questa recensione è soprattutto quello di spiegarvi se a nostro modo di vedere The Signal State è o meno un buon puzzle-game.
Un’apocalisse elettrica
La storia di The Signal State prende il via da una premessa interessante sulla carta: “le macchine sono morte”. Questo è il presupposto che fa da punto di partenza per delle vicende ambientate in un mondo credibile, di probabilmente qualche decennio più avanti rispetto al nostro presente, dove i dispositivi elettronici erano diventati fondamentali per un quantitativo impressionante di processi industriali. Purtroppo, però, a causa di un non meglio specificato malfunzionamento collettivo, sembra che tutti questi dispositivi elettrici a livello planetario siano andati fuori uso e non funzionino più. Il nostro protagonista sarà quindi un anonimo apprendista pronto a dare il suo piccolo contributo e a riparare e rimodulare le frequenze di tutti i dispositivi della fattoria nella quale si trova, in compagnia di un piccolo gruppo di “sopravvissuti” a quest’apocalisse elettrica. Tuttavia, i successivi avvenimenti fanno sostanzialmente da collante al gameplay più che altro.
Fra un circuito e un enigma
Il gameplay di The Signal State è quello di un puzzle-game incentrato soprattutto sulla logica e sulla matematica. La base tecnica è quella dell’elettronica, con terminologie che saranno facili da riconoscere per chi mastica il mondo dei computer e degli hardware, con però alcune forti assonanze con i sintetizzatori e gli strumenti audio. In poche parole, il gioco ci metterà davanti a vari quadri elettrici di macchinari danneggiati e il nostro compito sarà quello di ripararli, possibilmente in breve tempo per mantenere alto il proprio punteggio in una classifica globale condivisa. In alto a sinistra dello schermo, nella sezione del banco da lavoro, sono indicati i quesiti posti al player per risolvere l’enigma con direttive estremamente generiche e spesso poco chiare. Lo nostro compito sarà quindi quello di “trasportare” il segnale dalla sorgente, il cosiddetto SRC, all’OUTPUT finale, grazie a vari e molteplici pezzi hardware e cavetti, il tutto rispettando la giusta frequenza. Per dirla con termini semplicissimi, si deve riuscire a far “suonare la musica giusta” al circuito, correggendo manualmente la frequenza del segnale entro dei certi limiti e facendo corrispondere il risultato finale a quello previsto dal gioco.
Su questo punto di vista viene in aiuto una sezione in basso della schermata che mostra in blu le frequenze necessarie per far funzionare il circuito, in giallo quelle previste per la configurazione, mentre in rosso gli eventuali errori. Il modo migliore per imparare a giocare e sostanzialmente sperimentare innumerevoli volte il sistema e sperare di trovare la combinazione giusta con molta pazienza e dedizione. Questo modo di ragionare potrebbe far felici alcuni player mentre potrebbe allo stesso tempo stancarne altri, perché finito il breve e scorrevole tutorial saremo praticamente quasi completamente soli. Esistono fortunatamente due interessanti funzioni, una che permette di chiedere aiuto agli NPC del mondo di gioco – che offrono però solo consigli generici e relativamente utili – e un’altra che offre il collegamento Discord per parlare direttamente con il gruppo dei fan creato dagli sviluppatori. Purtroppo, per motivi tecnici non abbiamo avuto modo di sperimentare personalmente questa seconda funzione, ma crediamo che se pienamente funzionante abbia alla base un certo potenziale.
Manca purtroppo la possibilità di saltare determinati enigmi ritenuti magari eccessivamente frustranti, e questo sistema chiuso rende alcuni problemi estremamente complessi da risolvere senza aiuto esterno. Infatti, come gli esperti di elettronica ed elettrotecnica nel mondo reale potranno confermare, non sempre la soluzione più immediata e teoricamente semplice è quella giusta. Spesso l’elettricità agisce in modi non sempre facilissimi da prevedere e ogni singola minuscola variabile può compromettere il risultato finale. Di conseguenza, in gioco capiterà spessissimo di sbagliare senza capire il perché aumentando potenzialmente il senso di frustrazione. Da questo punto di vista abbiamo visto puzzle-game più accessibili seppur egualmente complessi, come per The Last Cube, visto che gli eventuali errori sono più facili da comprendere e risolvere. Per far funzionare i circuiti più avanzati in The Signal State sono infatti necessari logica, un pensiero matematico e tanta sperimentazione con i vari componenti. A proposito dei pezzi disponibili per riparare i vari macchinari, di seguito vi descriviamo le funzioni degli strumenti iniziali, con qualche consiglio che potrebbe tornarvi utile per proseguire, se aveste voglia di imbarcarvi in questa peculiare esperienza:
- SUM: combina 4 input in 1 unico output, quando non vi sono sorgenti (SRC) differenti connesse, lascia il segnale invariato ma semplicemente lo divide in 4 uscite dal valore numerico identico. Utile quando si devono unire varie componenti per collegarle tutte all’Output finale;
- SPLIT: l’inverso del SUM, divide 1 singolo input in 4 output uguali, utile per raggiungere con lo stesso segnale varie altre componenti come le VCA;
- Attenuatore: riduce o aumenta l’intensità (la grandezza) delle onde del segnale in una percentuale fissa determinata dall’utente, non aumenta tuttavia la frequenza;
- BIAS: esegue una somma algebrica sui valori del segnale, aggiungendo o sottraendo un valore predefinito scelto dall’utente. Vi consigliamo di usarlo coscientemente, controllando se ci sono errori sistematici che ricorrono nel segnale nella parte bassa dello schermo;
- VCA: da utilizzare quando si hanno sorgenti (SRC) multiple, modifica il valore della prima sorgente in percentuale in base al valore numerico della seconda, combinandole in un unico output;
- Oscilloscopio: strumento per il debug e per il controllo delle frequenze con la possibilità di osservare meglio gli errori e quindi di correggerli.
Graficamente semplicissimo
Parlare di lato tecnico in questa recensione per The Signal State è forse un poco esagerato visto che stiamo pur sempre discutendo di un prodotto che presenta per la stragrande maggioranza del tempo una sola schermata, vale a dire quella del banco da lavoro. Per questo motivo le risorse minime richieste sono semplicemente un computer che possa “reggere” immagini principalmente statiche in Full HD e poco oltre. In altre parole, anche con configurazioni di oltre 7 anni fa il gioco dei ragazzi di The Iterative Collective funziona senza alcun problema. Dobbiamo fare alcuni appunti per quanto riguarda la componente audio, che presenta dei motivetti abbastanza rilassanti ma purtroppo anche estremamente monotoni e di conseguenza potrebbero portare molto presto alla noia. Altro fattore importante da notare è la totale assenza di una qualsivoglia localizzazione in italiano, ed essendo un videogame con un lessico semplice ma tecnico, potrebbe risultare abbastanza ostico per chi non mastica l’inglese e l’informatica.