The Path of Motus – Recensione dell’adventure platform di MichaelArts

Marco Crippa
Di Marco Crippa Recensioni Lettura da 9 minuti
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The Path of Motus

Proprio come noi, anche i goblin fin da piccoli hanno dei sogni nel cassetto e, se veramente motivati, anche loro cercano di realizzarli a qualsiasi costo. Ma cosa succede se il loro sogno più grande è quello di lasciare il villaggio in cui sono nati per esplorare il mondo in lungo e in largo? Questa è la storia raccontata da MichaelArts nel suo The Path of Motus, un gioco indipendente dall’animo poetico che cerca di portare alcune innovazioni all’interno di un genere pluridecennale. Riuscirà Motus nel suo intento? Cerchiamo di scoprirlo assieme!

All’interno di una foresta maledetta…

È ormai lontano il ricordo dell’ultima persona che è riuscita a lasciare il villaggio dei goblin. Sono infatti diverse generazioni che questo paese è rimasto intrappolato in una misteriosa foresta: tutti coloro che provano ad attraversarla ritornano dopo poco sconfitti e senza speranza alcuna. Ma i sogni sono difficili da dimenticare e Motus lo sa bene; ed è così che, determinato a esplorare nuovi territori, progetterà di costruire una serie di ponti per attraversare questa fitta foresta e scoprire il mondo che fino ad ora gli è rimasto celato. Nel tentativo di superare questo misterioso bosco però, incontrerà presto numerosi bulli che con le loro parole cercheranno di fermarlo.

Questo è quello che ci aspetta in The Path of Motus, una storia densa di significati ed emozioni che però non tutti potrebbero cogliere fino in fondo. Il perché è presto detto: il gioco è infatti solo in lingua inglese e non presenta nessun tipo di localizzazione in italiano. Sia chiaro, trattandosi di un platform a scorrimento laterale sarà davvero difficile non capire cosa dovremo fare, ma di certo chi non è avvezzo alla lingua inglese si perderà molte delle sfumature poetiche presenti nel gioco.The Path of Motus

Le difficoltà nel proseguire da soli…

The Path of Motus annovera tra le sue fila alcune idee molto interessanti, ma purtroppo non riesce a sfruttarle a dovere. Una fra queste è la diversificazione degli attacchi nemici: vi sono infatti tre tipologie di attacchi verbali (sì, combatterete con il potere delle parole) a cui sono legati tre specifici tasti e, per annullare il loro effetto e per sconfiggere il nostro avversario, dovremo usare lo stesso potere utilizzato dalla nostra controparte. Il problema sta nella scelta dei tasti utilizzati dallo sviluppatore per lanciare gli attacchi: vengono infatti utilizzati i caratteri H-U-K, molto vicini ai tasti W-A-S-D utilizzati solitamente nei videogiochi per permettere all’utente di spostarsi. Questo impone al giocatore una presa scomoda e molto ravvicinata che non gli lascia la possibilità di effettuare movimenti veloci e coordinati, essenziali se pensiamo che molti dei nemici che affronteremo cambieranno in modo repentino le parole con cui ci attaccheranno. Lo sviluppatore avrebbe potuto risolvere questo problema in molteplici modi, lasciando magari la possibilità di utilizzare i tasti direzionali per il movimento e impostando tre diversi tasti per utilizzare i propri poteri, o più semplicemente dando la possibilità al giocatore di modificare la key map. Un’alternativa fortunatamente c’è, ed è l’utilizzo di un controller che, almeno sulla carta, dovrebbe garantire all’utente un gameplay meno corroborante e decisamente più piacevole. Questo in realtà è vero solo in parte, perché se da un lato è sicuramente più facile coordinarsi nella giusta selezione del potere, dall’altro ci troviamo comunque di fronte a nemici che cambiano gli attacchi verbali in maniera repentina e del tutto casuale, rendendo molto difficile concatenare salti e attacchi con la giusta sequenza di poteri.

The Path of Motus si rivela dunque molto difficile, ma non per scelta: la prova di quanto affermato è la staticità dei nostri avversari. Questi infatti non si smuoveranno dalla loro posizione e non faranno nemmeno lo sforzo di girarsi nel caso decidessimo di saltarli, dando così le spalle a un attacco che sarà per loro fatale. Questo difetto di programmazione spinge l’utente a non scervellarsi troppo per riuscire a sconfiggere i propri nemici, ma lo invoglia invece a saltare i loro attacchi e a superarli così senza danno alcuno.

Andando avanti nel gioco si uniranno a voi una serie di personaggi con altri poteri in grado di annullare gli attacchi dei vostri nuovi nemici e potrete switchare tra loro in qualsiasi momento per superare alcune parti altrimenti inaccessibili. Scelta sicuramente interessante, che va a variare leggermente il gameplay, ma che, a fin dei conti, non cambia di molto quella che è l’esperienza generale.

Nel corso della sua partita il giocatore si troverà inoltre ad affrontare una serie di enigmi che, se risolti, gli permetteranno di creare dei ponti utili al proseguimento dell’avventura o alla scoperta di alcuni piccoli segreti. La meccanica legata a questi è semplice, ed è basata su sequenze numeriche e collegamenti logici. Se in un primo momento questi puzzle possono stimolare l’attenzione dell’utente, alla lunga diventeranno tediosi e risulteranno sempre o troppo semplici o troppo complicati.

Si rivela però molto interessante la crescita del personaggio durante la propria partita: partirete infatti con un goblin bambino e poi, andando avanti con la storia, questi attraverserà le sua gioventù fino ad arrivare all’età adulta. Peccato solo per la durata totale di questo gioco che, al netto delle continue sconfitte subite in determinati punti, si assesta su circa quattro ore di “divertimento”.

Riassumendo, The Path of Motus ci propone un gameplay molto simile a quello visto nei primi platform a scorrimento laterale degli anni ’90, risultando così molto legnoso e difficile da gestire.

Quando i dettagli contano

Graficamente il titolo è discreto; infatti, nonostante i personaggi e gli elementi scenografici siano disegnati in maniera un po’ semplice e infantile, nel complesso rispecchiano quella che è l’idea di fondo del gioco. Vanno però bocciati i fondali, che pur cambiando da zona a zona, ripetono all’infinito gli stessi tre, quattro elementi. Se invece parliamo del comparto audio, possiamo sicuramente dire che la colonna sonora è piuttosto variegata e contiene al suo interno alcuni brani molto belli e curati che permettono al giocatore di immedesimarsi nello stato d’animo del protagonista. Purtroppo però sono presenti anche brani non brutti, ma sicuramente fuori tema e un po’ infantili, che per nostra sfortuna non si sposano bene con l’opera.The Path of Motus

Concludendo

Riassumendo, The Path of Motus è un’enorme occasione mancata. Se da un lato troviamo una storia semplice, ma particolarmente ispirata, che tratta temi importanti come il bullismo e la capacità di realizzare i propri sogni, dall’altro ci scontriamo con una serie di problemi tecnici e stilistici che non possono non inficiare la nostra valutazione. Nonostante le idee dello sviluppatore si rivelino molto interessanti, all’atto pratico per la loro natura tendono a rovinare l’esperienza globale del giocatore. Un vero peccato, perché quest’opera avrebbe meritato sicuramente di più.

The Path of Motus
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Voto 5
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Il mio debutto nel mondo videoludico inizia verso la fine del 1990 con un bellissimo Commodore 64. Negli anni a venire sono passato da una console all'altra senza mai sdegnare il mio amato PC, ma senza amarne mai una in particolare. Non sono tipo da console war, io compro la piattaforma in base alle sue esclusive così da non dovermene mai pentire.