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The Gunk – Recensione, un gioco grezzo ma interessante

Diciamocelo subito senza troppi preamboli, giocare The Gunk per questa recensione ci ha trasmesso sensazioni contrastanti. Da un lato la qualità del game design è infatti tranquillamente sopra la sufficienza, dall’altro la solidità tecnica del gioco è invece decisamente rivedibile, a tratti sembrando quasi una build in via di sviluppo per la mediocrità di alcuni aspetti. Vediamo quindi nel dettaglio com’è questo nuovo titolo in esclusiva per Xbox e PC.

Idea interessante, realizzazione non impeccabile

The Gunk ci racconta l’avventura di Rani (la protagonista che controlleremo) e Becks, due ragazze in spedizione spaziale su un pianeta affetto dal Gunk. Si tratta di una sostanza simile a un gigantesco muco (per quanto possa far ribrezzo, è letteralmente come viene definito), scuro e tossico per l’ambiente circostante. La missione consiste nello scannerizzare gli elementi di interesse del pianeta e, soprattutto, ripulirlo dal Gunk con il guanto Rani, il quale potrà infatti risucchiarlo via. Le nostre azioni nel corso dell’avventura sono caratterizzate quindi dalla rimozione del Gunk, attraverso sessioni di platforming e piccoli puzzle ambientali da risolvere. Una volta rimossa ogni traccia di Gunk nell’area circostante, delineata da linee rosse presenti sul terreno, parte un’animazione di sanificazione dell’area. Una volta sanificata, sbloccheremo nuove opportunità di platforming (come la comparsa di liane o piattaforme precedentemente non presenti, rese come piante che liberate dalla tossina possono ora ricrescere). Alcune nascono spontaneamente, altre vanno generate risucchiando semi giganti con il guanto e lanciandoli in pozze di liquido azzurro, dalle quali poi cresceranno.

Ci sono anche altri due tipi di semi giganti, il primo fornisce nuove risorse da raccogliere mentre il secondo è un seme esplosivo da poter lanciare, appiccicandolo a un cumulo di macerie per aprire nuovi passaggi, sia per avanzare nel gioco che per scoprire piccole aree extra. Queste aree opzionali hanno come unico scopo il raccogliere le sopracitate risorse, che sono di tipi diversi (come metallo, risorse naturali e così via). I materiali possono essere usati nella propria base, ossia la navicella con la quale siamo arrivati sul pianeta, per potenziare sia le nostre capacità che quelle del nostro fido guanto, così da poter ad esempio sparare piccoli proiettili energetici, utili sia per i puzzle che per i combattimenti. Ci sono infatti delle creature da dover affrontare di tanto in tanto, ma questi scontri non rappresentano il nucleo centrale del gameplay, sono semmai un’aggiunta accessoria.

Combattere risulta comunque molto utile, dato che i mostri che affronteremo sono alieni e offriranno materiali aggiuntivi una volta sconfitti. Come avrete quindi capito, ogni singola azione esplorativa serve unicamente per raccogliere risorse, le quali sono pensate per potenziarci con il crafting e quindi progredire nelle nostre abilità e azioni eseguibili. Il tutto si traduce in un’esperienza di gameplay abbastanza rilassante, piacevole e in grado d’intrattenere, merito anche della meccanica principale del guanto. The Gunk punta molto su questo aspetto, tenendo spesso attivo il giocatore nei confronti dell’ambiente di gioco, quindi mai realmente annoiato.

Nonostante sulla carta risulti tutto molto funzionale, all’atto pratico la sensazione di superfluo nella progressione si percepisce con forza. Il quantitativo di materiali raccoglibile è spropositatamente maggiore rispetto al necessario, tanto che al termine di una singola parte di spedizione abbiamo potenziato tutto quello che potevo potenziare, in un colpo solo. Non abbiamo avvertito il “dilemma” nel decidere su quali abilità puntare per prime, come spesso accade in giochi che si basano su questo tipo di progressione. Se poi finora The Gunk è risultato tutto sommato un gioco solido in questa recensione, il lato tecnico del titolo è invece abbastanza carente sotto diversi punti di vista.

Troppi errori tecnici, anche se molti innocui

Quando si parla di lacune tecniche in un videogioco bisogna fare delle distinzioni, in quanto ci sono quelle totalmente innocue per il gameplay e quelle che rovinano l’esperienza di gioco. The Gunk, a onor del vero, ne ha principalmente della prima categoria. Ci è successo spesso, quando cadevamo da posizioni troppo elevate, di morire e tornare al checkpoint (che è in automatico dal punto in cui si è morti o poco prima) e non vedere l’animazione della caduta. Rani cadeva in piedi, come un tronco di legno, e ci era permesso muoverci per pochissimi secondi prima di essere rispediti al checkpoint.

Si sono poi rivelate pesantemente sballate anche le collisioni con alcuni oggetti dello scenario, come rocce o piante, dove capita più volte del comprensibile di rimanere fermi in posizione di caduta, slittando sopra questi elementi per poi tornare sul terreno in piedi. A quel punto, personalmente, ho cominciato a muovermi in cerchio con lo stick e non ci riuscivo correttamente, confermando ciò che sospettavo. The Gunk è sviluppato in Unreal Engine 4 e, in Unreal, questi problemi nascono quando non si ottimizza come si deve la connessione tra le animazioni. Ecco quindi spiegati i problemi con la caduta e l’atterraggio sugli oggetti (pur se nel secondo caso si relaziona anche con le collisioni).

Il comparto grafico e quello sonoro sono invece realizzati molto bene, senza troppe sbavature. L’unico aspetto forse un filino poco rifinito è il post-process, con un’illuminazione a tratti un po’ troppo accesa e tendente sul bianco, ma nulla di compromettente per il colpo d’occhio. Ciò che però ha definitivamente rovinato la nostra esperienza con The Gunk è stato un bug gigantesco, che impediva di andare avanti nel gioco non sanificando un’area nonostante l’assenza di ogni traccia di Gunk. Dopo aver ricaricato ogni salvataggio che avevamo abbiamo ricominciato il gioco per intero, per poi tornare in quel punto senza, fortunatamente, beccare nuovamente il bug.

Un problema simile decisamente non può essere ignorato, perché non tutti sono giocatori navigati come noi, c’era il concreto rischio che un utente casual potesse pensare di non saper avanzare, non dando la colpa a un bug e finendo per disinstallarlo. In definitiva, siamo innanzi a un prodotto buono ma sensibilmente danneggiato dalle sbavature tecniche. Se siete abbonati all’Xbox Game Pass, o al PC Game Pass, per altri titoli Microsoft (come Halo Infinite o Forza Horizon 5), il consiglio è comunque quello di provare The Gunk, dato che è incluso e pesa anche poco in termini di download.

The Gunk

6.8

The Gunk si è rivelato come un gioco generalmente ben fatto in termini di game design, caratterizzato da idee simpatiche e potenzialmente capaci di conferire grande carisma alla produzione. Purtroppo, però, alcune gravose sbavature tecniche non ignorabili inficiano sul risultato finale. Non parliamo comunque di un problema irrisolvibile e anzi, speriamo di cuore che le magagne da noi riscontrate verranno sistemate con delle patch.

Alessio Fuscà
Sono un game designer di professione ma videogiocatore incallito nel cuore. Tra le mie altre attività, oltre quella da redattore, c'è anche quella di player competitivo nel circuito torneistico ufficiale di Pokémon, la cui serie è stata una dei motivi per i quali ho iniziato a videogiocare quasi 20 anni fa.

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