Titolo decisamente controverso quello che ci viene offerto da Crescent Moon Games: un gioco che di sicuro ha come scopo quello di affascinare ed attirare quanti più proseliti possibili al cospetto di esso, ricalcando più generi e allo stesso tempo incuriosendo il giocatore con un concept narrativo tutt’altro che banale. The Deer God si pone dunque come uno spartiacque tra il classico “giochino” flash e quelli ben più impegnativi sul piano delle tempistiche. E’ necessario però rendersi conto che spesso, quando i particolari che si vogliono aggiungere diventano innumerevoli, si rischia di creare una matassa di fili talmente intricata da non riuscirne a distinguere i singoli colori. Avventuriamoci dunque in un viaggio di redenzione e di colpe da espiare, dove a tenere banco sarà una divinità decisamente particolare.
La breve sequenza video iniziale ci dirà più o meno tutto ciò che dobbiamo sapere sul punto di vista narrativo. Impersoneremo un cacciatore che, intento ad uccidere un cervo per l’ennesima volta con il suo fucile, viene aggredito ed ucciso durante la notte da alcuni lupi. La vita dopo la morte è un concetto che da sempre attanaglia l’uomo e che ha visto crearsi era dopo era numerose teorie: quella di Crescent Moon Games vede “dall’altra parte” un Dio Cervo dalle lunghe e maestose corna, con uno sguardo decisamente poco amichevole. Eppure questa divinità concede al nostro cacciatore una lunga, lunghissima via di redenzione e di espiazione delle proprie colpe: egli diventerà uno di loro, una creatura che dovrà crescere, correre e sopravvivere, in un mondo che regala splendidi frutti ma che sa essere anche estremamente brutale. Per tutta la durata delle nostre run ci troveremo a fare i conti con la natura stessa, in una mappa singola che procederà verso destra e si creerà proceduralmente in stile roguelike. L’armonia ed i toni pacifici che incontreremo nei primi metri di gioco sono ad essi limitati, perché tutto il resto dipenderà dal karma stesso, e da come ci comporteremo durante la nostra lunga corsa.
Non ci vorrà molto infatti prima che quelle verdeggianti pianure si trasformino in anguste terre secche, o in veri e propri cimiteri a cielo aperto (e con tutti i nemici che si porteranno dietro). La nostra “endless run” comincerà dunque con un cerbiatto, capace solamente di correre e di saltare, che avanzando nel tragitto sarà capace di apprendere nuove abilità; ma quest’ultimo sarà soprattutto in grado di crescere fisicamente, fino a diventare un cervo adulto e decisamente più temuto. Le abilità che potremo apprendere in The Deer God non solo ci renderanno più “facile” la vita in alcuni casi, ma spesso saranno indispensabili per poter procedere nelle varie sezioni. Le creature che ci troveremo di fronte, come la natura stessa, sapranno essere sia amichevoli, sia terribilmente cattive: potremo incontrare mucche, marmotte, uccelli, e nostri simili che in caso di attacco da altri animali ci supporteranno, ma al contrario saremo ostacolati da istrici, volpi, corvacci, alligatori e chi più ne ha più ne metta. Il nostro unico modo per contrastare tali creature qualora fossimo da soli, sarà caricarli con la nostra testa, e non aspettatevi vita facile (specialmente se siete ancora un innocente cerbiatto). Ben più pericolosi e decisamente più potenti a livello di danni saranno i nemici umani che ci troveremo davanti, come cacciatori armati di fucile o simil indigeni che ci trafiggeranno con le loro lance. A darci una buona mano durante il gameplay ci saranno degli oggetti consumabili che troveremo in alcune speciali casse, all’interno di edifici o tra i cespugli (dopo averli colpiti con una bella testata). Potrete assegnarli in sei slot di scelta “rapida” ed utilizzarli quando più vi sembrerà opportuno.
Ad influire sul gameplay ci saranno anche molti altri fattori, come la fame del cervo che dovremo placare con tutto ciò che troveremo di commestibile (frutti, bacche, funghi…), le “trappole naturali” come roghi o fosse spinate, o ancora trappole all’interno di edifici e creature non proprio convenzionali (fantasmi, scheletri…). Questo fattore, specialmente per l’ultima categoria citata, fa drasticamente calare quell’atmosfera che faticosamente si è creata con il buon comparto artistico e la pixel art, saturando il tutto con elementi “poco credibili”. Già, perché l’atmosfera in The Deer God all’inizio risulta incredibilmente affascinante, trasportandoci con sorpresa in un mondo quasi onirico. Purtroppo tali sensazioni, come già detto, tendono a sgretolarsi sotto i colpi di un gameplay privo di veri e propri colpi di genio, malgrado la stragrande quantità di elementi che il team ha voluto inserire. La colonna sonora ed il doppiaggio marchiano il titolo senza infamia e senza lode, svolgendo il compitino aggiudicandosi la piena sufficienza. Di certo The Deer God è un titolo interessante e pieno di idee, ma che per fretta o per presunzione non sono state sfruttate a dovere. La difficoltà del titolo è molto variabile data la sua natura procedurale, che è destinata ad impennare intraprendendo la storia nella modalità hardcore, che dispone anche della morte definitiva (permadeath). Ad alimentare le fiamme dei rimpianti ci sono non pochi bug disseminati qua e la, che in un paio di casi ci impediranno letteralmente di procedere col gioco.
Insomma The Deer God è un titolo coraggioso che osa, ma nel quale il team non si è reso conto dei limiti strutturali e tecnici che il gioco avrebbe presentato per forza di cose, accostandolo ad una atmosfera splendidamente ispirata che pian piano è destinata a spegnersi.
Modus Operandi: Questa recensione è stata redatta basandosi sulla versione PC del titolo, dopo aver completato la modalità normale ed aver ampiamente testato la difficoltà più elevata.