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Tennis World Tour – Recensione del nuovo titolo sportivo di Bigben Interactive

Nell’ultimo decennio l’importanza dei titoli dedicati al tennis è calata drasticamente, quando in realtà la storia del genere diceva ben altro. Chiaramente mi riferisco ai giochi dove l’essenza dello sport è vissuta in modo più tecnico e non puramente arcade come accade nei classici titoli che prevedono colpi infuocati, abilità ultra, o ancora videogiochi che sfruttano il motion control. La mancanza era molta, e a fare il passo decisivo per colmare questa lacuna sono stati gli sviluppatori di Breakpoint Studio con Bigben Interactive, che ci propongono Tennis World Tour, titolo che sulla carta è pronto a prendere in mano la racchetta e a segnare punto. L’attesa è stata portata avanti sì con tutti i dubbi del caso, ma anche con una grandi speranze e aspettative. Queste purtroppo però non sono state propriamente rispettate, e al netto di alcuni aggiornamenti che hanno addolcito la pillola negli ultimi giorni, purtroppo il risultato finale ha un sapore amaro, il gusto di un’occasione persa, un torneo che ha visto la sconfitta arrivare proprio all’ultimo game.

Questione di polso

Partiamo dal dire che in fondo non proprio tutto ciò che il titolo ci propone è da buttare, specialmente dopo i miglioramenti apportati post lancio e in vicinanza del debutto su PC e Switch. Lì dove le stoccate principali verso lo strapiombo sono inferte dal gameplay, ad essere quanto meno accettabile è la modalità carriera. Tralasciando un sistema di personalizzazione dell’atleta molto leggero, la stratificazione e la schematizzazione di questa modalità riesce a raggiungere il suo scopo. Il nostro obiettivo sarà chiaramente scalare i ranking fino a diventare il numero uno in assoluto del mondo con il nostro atleta, scegliendo accuratamente il nostro percorso dai tornei più piccoli fino a quelli più prestigiosi e gestendo con cognizione di causa la fatica e il tempo a nostra disposizione. Chiaramente il nostro tennista in erba non sarà da subito un fenomeno e la strada sarà disseminata di sfide più o meno impegnative, salendo pian piano di livello e personalizzando il nostro stile con delle “carte equipaggiamento”. La struttura, anche se congegnata discretamente, viene resa quasi vana dall’aspetto principale del gioco: il giocare stesso.

Tennis World Tour

Racchette col buco

…O forse tutto il contrario. Come avrete già capito, il difetto più grande di Tennis World Tour sta nel comparto tecnico, dove non c’è praticamente nessun aspetto che riesce a salvarsi. Partendo dai movimenti dei tennisti, questi sono tutt’altro che realistici e in alcuni casi molto snervanti. La cosa che più ci ha lasciato di stucco è stato il vanificare il buon lavoro fatto tramite il motion capture – specie per quanto riguarda i tennisti più blasonati – con una sterilità mai vista prima nelle espressioni e in quelle che dovrebbero essere state le caratteristiche di spicco. I 40 atleti presenti, fatta piccola eccezione per le poche donne presenti – si muovono in modo pressoché uguale, un vero peccato data la cura utilizzata nella ricostruzione dei volti.

Prendendo spunto dai classici titoli sportivi, avremo a disposizione una barra della stamina che ci darà una risposta sulla fatica dell’atleta, costringendoci anche a dosare le forze in vista dell’intero set. Correre a destra e a sinistra potrebbe risultare determinante in negativo, anche se ad aiutarci si presenta uno dei bug più presenti in game: la hitbox della racchetta a volte sembra abbia una “prolunga” e ci permetterà di colpire la palla anche se non ci saremo propriamente riusciti; in altri casi invece addirittura il nostro giocatore (una volta direzionato) arriverà a colpire la pallina senza alcun comando da parte nostra.

A salvarsi non c’è neanche la fisica della pallina, spesso fuori sincro nel colpo ricevuto sia con la potenza sia con la direzione. Le imperfezioni e i bug sono disseminati nel gioco a non finire, e benché siano stati limati in vista delle nuove uscite citate, sono ancora presenti: più che deficitaria, l’intelligenza artificiale si mostra per la maggior parte delle volte incoerente ma leggibile, rendendo le partite non imprevedibili e quasi fuori logica. Nel caso dei giocatori più forti poi, la sfida sarà incredibilmente ostica anche al livello di difficoltà medio, alzando l’asticella della frustrazione già altalenante. La strada per ottenere una simulazione degna di questo nome purtroppo è ancora lunga.

Cornice

Tutto ciò che vivremo nel gioco, sarà accompagnato da una grafica anch’essa controversa. Il minimalismo del menù di gioco e della colonna sonora prossima all’anonimato (di quelli negativi), si contrappone a una buona resa grafica generale, di medio livello ma che non ci costringe a guardare dall’altra parte. Ottimo il lavoro svolto con le fattezze degli atleti nelle brevi sequenze video, ma un po’ meno sul campo, dove il quadro generale sembra richiamare quasi uno stile, concedetemi il termine, “cartoon”.

Tennis World Tour

Lì dove la sufficienza è comunque assicurata, si accostano altri fattori ad abbassare l’asticella qualitativa. Purtroppo l’immersività del gioco è assente, non ci sembrerà di giocare vere e proprie partite a tennis, ma quasi un puzzle game semi-statico. Ad aumentare questo senso di piattezza il pubblico sugli spalti, silenzioso per la maggior parte del tempo (come accade chiaramente anche nella realtà) ma con l’entusiasmo pari a zero in occasione dei punti… con applausi muti.

Tennis World Tour

5.5

La buona volontà di Bigben Interactive e Breakpoint Studio è innegabile. Forti le motivazioni e grande lo spirito di iniziativa per proporre un progetto ambizioso: riportare il tennis simulativo nei videogiochi. Purtroppo le ambizioni si sono schiantate contro il muro della realtà, con un prodotto finale che a fatica riuscirà a conquistare il pubblico. Con un'incoerenza generale del titolo nel suo insieme sarà difficile che gli appassionati più accaniti del tennis lo apprezzino e, paradossalmente, sarà più appetibile per giocatori che dal videogame pretendono ben poco realismo. Un'occasione di certo sprecata, ma che ha reso evidenti degli errori che con un ipotetico seguito non saranno più commessi. Appuntamento al prossimo Slam.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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