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Supernova – Recensione del nuovo film con Colin Firth e Stanley Tucci

Sam (Colin Firth), un compositore di musica e Tusker (Stanley Tucci), uno scrittore americano ricollocato in Inghilterra, sono partner da più di vent’anni. Quando a Tusker viene diagnosticato l’insorgere di una demenza precoce, i due amanti decidono di rivisitare i luoghi e le persone della loro storia d’amore a bordo di un camper comprato ad hoc. Il viaggio on the road sarà una possibilità per i due uomini di ritracciare il proprio passato e di decidere definitivamente come affrontare un futuro insieme diretto sempre più inesorabilmente verso la tragedia. Da questa semplice ma interessante premessa prende il via Supernova, una pellicola attesa da molti e sulle cui spalle è stato caricato un peso non indifferente, soprattutto visto il calibro degli attori che hanno potuto lavorare al progetto. Molte opere sono state schiacciate e distrutte dalle attese di un popolo spettatore a dir poco vorace, ma fortunatamente questa volta possiamo tirare un sospiro di sollievo, seppur non senza qualche riserva.

Il viaggio dei ricordi

L’attore e regista inglese Harry Macqueen (al suo secondo film dopo Hinterland del 2017) con Supernova porta sul grande schermo una delicata storia di malattia e amore omosessuale con due attori di razza, che indaga il potere dell’amore di fronte alle avversità e sulla dignità e fugacità della vita. E’ difficile essere oggettivi al cento per cento quando si recensisce un film sulla malattia terminale, perché ci si trova davanti sempre allo stesso bivio: o ci si rifiuta di cedere al ricatto emotivo di questi film rischiando però che il rifiuto si trasformi in una critica poco obiettiva della storia, oppure lasciarsi trasportare dal sentimentalismo col rischio di non vedere al di là di topos tragici reiterati e (per la maggior parte dei casi) disonesti.

Certo, due attori di calibro come questi insieme danno al film una spinta in più, salvandolo in parte sia da una certa mediocrità di base sia dal bollo di solito film melodrammatico e melenso che cerca di estorcerti un emozione forte a tutti i costi. Ma l’odore di una strategia da film stile Oscar è difficile da ignorare. Il film, sia chiaro, non è privo di lodi: al di là del duo protagonista, composto da due attori raramente fuori posto nei progetti in cui vengono richiesti, Macqueen sceglie un registro ad ampio respiro, fatto di sguardi imbarazzati, silenzi inesorabili e qualche arguta scelta di sceneggiatura, salvo poi scivolare qua e là nei soliti ed esacerbati luoghi comuni del dramma sulla malattia.

SupernovaSupernova vuole essere il canto del cigno di una grande storia d’amore ma, dove il solito errore in film di questo genere è la fretta di mettere in chiaro situazioni e relazioni al costo di risultare eccessivamente esplicativo, qui certe questioni del passato dei due protagonisti avrebbero giovato di essere esplorate più a fondo, o almeno avrebbe aiutato al cuore della storia scoprire le forme della loro relazione oltre l’ombra (ridondante a volte, ma si tratta pur sempre di una malattia degenerativa…) di un futuro doloroso che aleggia sulle loro vite. Risulta difficile, lo ripetiamo, essere completamente oggettivi: da una parte, il film urla trovata strategica per la prossima award season, scegliendo di raccontare una storia che combina elementi tanto apprezzati da enti di premiazione come l’Academy, per esempio, ma dall’altra è pur sempre un film solido, con una certa dose di creatività e un duo di protagonisti al timone che funziona particolarmente bene pure per i loro (altissimi) standard. Che dire quindi? Ai posteri l’ardua sentenza.

Supernova

7.7

Supernova cade a piedi pari nella categoria di film che puntano a un grande impatto emotivo a tutti i costi: la storia d'amore con malattia terminale.Però il film si salva e non con poche difficoltà dal giudizio di solita esperienza ricattatoria grazie in primis a un duo di attori formidabile e a una certa intelligenza nell'esecuzione.

Pierfranco Allegri
Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it

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