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Star Trek Bridge Crew Recensione

“Irrompere a passo di carica dove gli angeli esitano ad entrare”: così recita una della battute più famose del Capitano Kirk nella serie originale di Star Trek. Partire con una premessa del genere ci sembra davvero il caso, anche perché la realtà virtuale è un mondo ancora nuovo per gli sviluppatori, ed Ubisoft sembra davvero intenzionata a fare sul serio. Dopo Eagle Flight, che metteva gli utenti nei panni, o meglio nelle piume, di una giovane aquila, la società questa volta vi farà prendere il comando di una nave spaziale, pronta a scoprire i vari misteri della galassia più profonda. L’azienda francese con la VR sta sperimentando nuovi generi, cosi da sondare e creare nuovi contenuti nel panorama videoludico, fornendo quindi un ampio parco giochi riempito da diverse esperienze. Nonostante ciò non si riesce a dare la scossa ad un settore ancora sterile, privo effettivamente di esclusive di spessore. Benché il livello della produzione sia ben più basso dei vari tripla A rilasciati dal publisher, Star Trek Bridge Crew prova effettivamente a smuovere le acque, offrendo al pubblico un qualcosa di differente e che rispolvera un brand sempre molto caro ai fan che non trovava il giusto spazio dall’ultimo Star Trek A Final Unity. Dunque basta indugiare e preparatevi a salire in plancia!

Si parte!

Infilatevi comodamente il VR e trovate una posizione comoda su una sedia o una poltrona. In Star Trek Bridge Crew, come detto in precedenza, avrete il ruolo del capitano della nave: sarete il responsabile dell’intera spedizione, impartirete ordini e vi dovrete preoccupare della salute del vostro equipaggio. Per quanto i comandi, almeno all’apparenza, possano sembrare piuttosto scomodi, dopo pochi minuti cambierete drasticamente idea, trovando dunque un titolo molto intuitivo sotto questo punto di vista. Se pensate che il videogame avrà delle fasi come i classici shooter pubblicati su VR vi sbagliate di grosso, infatti sarà un simulatore di ponte di controllo a tutto tondo. Il vero capitano sa che non si può fare affidamento solo su se stessi e, per ovviare a questo problema, ci saranno altre due figure che potremo comandare, il timoniere e l’ingegnere: il primo servirà per pilotare l’astronave, il secondo si preoccuperà di armamenti e scan. Ogni ruolo è stato appositamente studiato per non avere un peso maggiore di un altro. Per far funzionare un orologio è fondamentali che gli ingranaggi collimino tra di loro alla perfezione: questa è la chiave anche del successo di squadra e nello specifico del gioco, e tanto può determinare l’esito di una missione. Ovviamente ci saranno dei casi in cui le redini del destino saranno tirate esclusivamente da un giocatore, questo però serve solamente a capire che, da un momento all’altro, tutto potrà cambiare e vi dovrete far trovare sempre pronti.

Per quanto il risultato dal punto di vista tecnico non sia idilliaco, a causa dei modelli dei personaggi ancora troppo legnosi, l’esito è abbastanza comprensibile dato che si tratta di un videogame pensato esclusivamente per la realtà virtuale. Sebbene, dunque, il motore grafico singhiozzi un pochino, la VR riesce comunque ad immergere completamente l’utente, portandolo a scoprire la galassia come mai prima d’ora. Guardando fuori dagli enormi oblò della nave potrete gustarvi uno spettacolo unico che solamente lo spazio sconfinato è in grado di dare, con tanto di meteoriti che minacciano la “salute” del vostro veicolo. Sebbene non siate all’interno dell’USS Enterprise, l’ambiente è sempre quello di una navicella della Flotta Stellare, per cui potrete anche osservare l’intera stazione di comando insieme ai vostri compagni di viaggio, completamente a 360 gradi. Star Trek Bridge Crew si sviluppa intorno ai vari giocatori ma, in caso di una partita singola, dovrete necessariamente passare da un componente all’altro per far eseguire gli ordini. Questo inizialmente sarà davvero scomodo ma, una volta preso bene il ritmo, scoprire la possibilità di avere una gestione totale dell’equipaggio vi garantirà del divertimento anche in solitaria. Discorso completamente diverso per il multiplayer poiché, essendo il vero fulcro del gioco, sarà disponibile sia in locale che online, ma richiederà un visore per ogni utente. Anche se non si arriverà al numero massimo di giocatori all’interno di una partita non preoccupatevi, i posti vuoti verranno assegnati automaticamente alla CPU.

Tutti per uno, uno per tutti

La caratteristica del gioco è la necessità di lavorare con un team affiatato: la cooperazione è essenziale e, proprio per questo, Star Trek Bridge Crew può essere considerata una delle esperienze più collaborative disponibili per VR, che al momento è il massimo esponente di questo genere. Per darvi un’idea su ciò di cui vi stiamo parlando, se vestirete i panni del pilota, dopo che il capitano avrà scelto l’obiettivo il vostro compito sarà quello di portare tutti sani e salvi alla meta attraverso la navigazione warp. Quando giungerete a destinazione potrete passare ai comandi manuali, così da determinare la velocità di movimento, la direzione, l’altezza della nave, la rotazione dello scafo e tanto altro. Dunque andare in missione con un gruppo di compagni coesi e uniti sarà fondamentale, se uno dei pezzi viene a mancare avrete dei seri problemi per portare a termine il compito: per quanto potreste spremervi per individuare una navicella nemica, è tutto inutile se chi gestisce le bocche di fuoco si fa un sonnellino o non riceve gli ordini del capitano. Per quanto quest’ultimo ricopra un ruolo prettamente gestionale, la sua figura è fondamentale per garantire la massima efficienza di tutto l’equipaggio. L’addetto alle armi nello specifico ha il compito di alzare gli scudi, sparare phaser e siluri fotonici ma, anche in questo caso, se l’energia non è attivata dallo Scotty di turno, qualunque cosa faccia risulterà inutile. Oppure viceversa, se si renderà necessario teletrasportare persone all’interno della nave, per farlo bisognerà coordinarsi con l’ufficiale tattico per abbassare le difese al momento giusto. Le tre funzioni dunque, si intersecano nel modo più perfetto possibile, con un risultato davvero coinvolgente in un’esperienza divertente, basilare e leggera.

Anche nei momenti più caotici, quando l’obiettivo va raggiunto velocemente, gestendo a dovere il combattimento, teletrasporto e numerose manovre evasive per tener lontani i nemici, se vi coordinerete nei giusti modi potrete fuggire anche dai sistemi più ostili con danni minimi. Star Trek Bridge Crew dunque offre un’esperienza longeva, cosa che rende il titolo una vera mosca bianca all’interno del panorama VR. Se aggiungete a questo anche una campagna single player utile per l’allenamento e per imparare realmente la gestione completa del team, il risultato è un potenziale divertimento illimitato, soprattutto se Ubisoft continuerà ad implementare feature e non abbandonerà il supporto per l’online. Nel titolo non ci sarà la possibilità di muoversi al di fuori della propria poltrona, ma per fortuna questa impostazione riduce a zero il rischio di motion sickness ed aiuta l’immersione quando giocherete da seduti. All’interno dell’esperienza non troverete musiche sensazionali o indimenticabili, oltre ad alcuni brani originali, pertanto non griderete di certo al miracolo.

Imparerai, forse, che possedere non è così importante come desiderare

In conclusione Star Trek Bridge Crew ne esce veramente bene, dimostrando che Ubisoft è pronta a fare il grande salto anche nel mondo della VR. Il problema principale però sta nella coesione: sarà possibile coordinarsi sempre al meglio con persone che non conosciamo o vediamo realmente? La campagna single player è divertente e soprattutto è un buon allenamento ma, essendo un gioco totalmente in inglese, sarà di difficile percezione per chi mastica poco la lingua. Per quanto alcuni passaggi siano facilmente intuibili, la maggior parte delle azioni da compiere non vengono spiegate sufficientemente, e se dopo alcuni minuti sarete sempre bloccati allo stesso punto, rischierete di abbandonare drasticamente l’esperienza che vi lascerà dietro un pessimo ricordo. Per questo vi consigliamo, qualora vi troviate in questa situazione di impasse, di non scoraggiarvi ma di perseverare, poiché il videogame della società francese è una piccola chicca per chi ama la realtà virtuale. In ogni caso è lecito credere che sotto l’aspetto tecnico e contenutistico, magari con una campagna più avvincente, il livello di Star Trek Bridge Crew si sarebbe potuto innalzare ulteriormente, ma in ogni caso crediamo che quanto mostrato con quest’opera sia un aggiuntivo passo avanti in un settore ancora tutto da scoprire. McCoy disse a Spock che la speranza è un sentimento tipicamente umano, dunque dopo quanto visto ci aspettiamo qualcosa di più in previsione del futuro. Se lo spazio è davvero l’ultima frontiera, per la realtà virtuale non ci sono né limiti né confini, scoprire nuove galassie a bordo di una nave della Flotta Stellare è solo l’inizio.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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