Stai viaggiando da solo nello spazio, quando a un tratto arriva un messaggio da una persona importante che ti dice di essere approdata su un pianeta sconosciuto. Tutto ciò che puoi fare è seguire quella persona e sperare di riuscire ad aiutarla. Star Overdrive è il gioco d’avventura sviluppato da Caracal Games, italianissima casa di sviluppo indipendente con sede a Roma, e pubblicato da Dear Villagers. Il titolo è già uscito per Nintendo Switch ad aprile, ottenendo una bella dose di consensi da critica e pubblico, e ora passa ad altre piattaforme a seguito di un sostanzioso aggiornamento. In questa occasione è stata provata la versione per PlayStation 5, diamo perciò uno sguardo più ravvicinato a questo titolo pieno musica e colore.
Una ricerca importante
La storia racconta le avventure di Bios, un ragazzo in viaggio nello spazio la cui vita è completamente proiettata nel mondo della musica. Le vicende si aprono con un messaggio inviato dalal sua fidanzata, Nous, la quale gli comunica di essere sbarcata su un pianeta misterioso per andare in esplorazione seguendo le tracce di alcune ricerche fatte dagli insediamenti precedenti. Qualcosa però sembra essere andato storto, e Bios si fionda sul pianeta per andare in soccorso della ragazza.
Bios si ritroverà in un pianeta in gran parte desertico, intervallato da sporadiche oasi e abitato da creature ostili. Al suo fianco solo la sua fedele Keytar, uno strumento musicale in grado di emettere onde che gli permettono di combattere, e un Hoverboard, che userà per cavalcare le dune del deserto in cerca di Nous.
Dopo una breve introduzione con tutorial annesso, il gioco mostra subito la sua componente più adrenalinica con una pazza corsa nel deserto a bordo dell’Hoverboard. A giudicare dalle premesse, si sarebbe p0tuto pensare che il gioco sarebbe stato solo un continuo passaggio da un circuito all’altro, in verità ci si trova di fronte a una compilation di svariati elementi che vanno a formare un ibrido tra open world, platform, puzzle game e ovviamente circuito di corsa con evoluzioni sullo skate.

Ciò che salta subito all’occhio è l’identità artistica. Il design di personaggi, creature ed equipaggiamento sono sì semplici ma ben curati e riconoscibili. Lo stile che si rifà a tratti al genere cyberpunk va ad amalgamarsi con grazia alle lande desolate da cui spuntano svariati insediamenti tutti totalmente calpestabili ed esplorabili. La customizzazione dell’Hoverboard è davvero divertente, con un numero enorme di modifiche sia di componenti che di estetica, elemento che non solo è funzionale all’avanzamento del gioco ma che può essere considerato un vero e proprio mini gioco a parte.
Gli scenari seguono quasi sempre lo stesso pattern, anche perché la zone di mappa aperta devono comunque rimanere fedeli alla natura del pianeta in cui si trova Bios. Tuttavia i dungeon potrebbero sembrare un po’ ripetitivi nella resa scenica, specie nella prima parte del gioco. Fortunatamente a variare sono le sezioni di platforming e puzzle ambientale, nelle quali ogni volta si acquisterà una nuova capacità che sottoporrà il giocatore a prove sempre più impegnative. Il platforming è infatti molto stimolante anche se in certi frangenti occorrerebbero degli hint leggermente più intuitivi per poter arrivare a raggiungere un obiettivo. Questo non è propriamente un difetto, anzi si potrebbe riconoscere come un modo per dare credito al giocatore, ma forse non tutti i giocatori potrebbero apprezzare questa scelta.

…e su PlayStation 5?
Tecnicamente il gioco fa il suo dovere, forse qualche compenetrazione qui e là e le hitbox dei nemici non funzionano sempre bene, ma la reattività dell’Hoverboard è ottima. Si nota quanto tempo abbiano dedicato gli sviluppatori a rendere piacevole le sezioni di esplorazione e divertenti i circuiti. Le sfide a tempo sono entusiasmanti, mai troppo semplici ma nemmeno frustranti per chi è alle prime armi, un buon bilanciamento tra intrattenimento e sfida.
A seguito delle modifiche apportate dalla casa di sviluppo, occorre puntare la lente su determinati dettagli. I movimenti puntano a un certo realismo, lo si nota soprattutto negli spostamenti a piedi di Bios, come quando il personaggio si arresta durante la corsa o nella discesa al volo dall’Hoverboard. Una scelta carina, inizialmente spiazzante ma a cui ci si abitua immediatamente.
Il dualsense si fa sentire. Tutto il gioco punta alla tridimensionalità del suono, e la vibrazione accompagna una svariata serie di movimenti con sfumature diverse. Certe abilità di Bios escono fuori attraverso la vibrazione e la sensibilità dei tasti. Dettagli che sono sempre molto apprezzati.

La musica è parte integrante del gioco. Accompagna le sezioni con temi che alternano l’adrenalinico con sezioni hard rock a momenti più evocativi. I due protagonisti sono musicisti e la cosa si fa notare bene, parlano poco di sé e scopriamo lentamente il loro carattere e il rapporto che c’è tra loro, ma basta una canzone per percepire tutto il non detto che disegna i confini dei loro sentimenti.
Per concludere Star Overdrive è un gioco in grado di toccare vari generi senza però mai perdere la rotta, e funziona alla grande anche su PlayStation 5. Mostra un’identità forte e un gameplay divertente e stimolante, senza però dimenticare la componente narrativa che fornisce quel velo di mistero che spinge i giocatore a voler andare avanti aggiungendo tasselli sempre nuovi durante la ricerca. Un’esperienza piacevole, mai noiosa e con una buona dose di sentimenti genuini.