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Soul – Recensione del nuovo film Pixar firmato Pete Docter

Tra i tanti possibili nomi che sarebbero potuti venire in mente a tutti noi, è stato proprio Soul, l’attesissimo nuovo film targato Pixar – la casa di produzione più intellettuale del mondo – ad aprire la Festa del Cinema 2020, dove il regista Premio Oscar Pete Docter verrà insignito del premio alla carriera per il suo contributo al cinema d’animazione. In un programma ricco di attesissimi film precedentemente previsti per i più importanti festival di tutto il mondo (tanti i film selezionati che sarebbero dovuti essere presentati in anteprima a Cannes), Soul arriva nelle sale della Festa in contemporanea alla molto discussa decisione della Disney di far uscire il film per il grande pubblico direttamente sulla nuovissima piattaforma streaming Disney+. Un caso? Ci piace pensare di no.

Un concerto d’emozioni

Joe Gardner (Jamie Foxx) è un insegnante di musica in una scuola media di New York che sogna di sfondare nella scena jazz della Grande Mela. Un giorno, finalmente, Joe si guadagna l ‘occasione di suonare all’Half Note Club, uno dei migliori locali della città assieme a uno dei quartetti più famosi della scena jazzistica newyorchese. Lo stesso giorno, però, un incidente lo proietterà in un luogo fantastico di pre-vita chiamato The Great Before, dove le nuove anime si preparano ad andare sulla Terra ricevendo personalità, peculiarità e interessi prima di venire al mondo. Determinato a tornare alla propria vita, Joe si allea con 22 (Tina Fey), una piccola anima ignara del fascino della vita e convinta di voler rimanere per sempre nell’aldiquaMentre Joe cerca disperatamente di dimostrare a 22 cosa rende la vita speciale per poter guadagnarsi il diritto di tornare sulla Terra, l’uomo troverà risposte inaspettate sulla sua vita e sull’esistenza in generale.

Pete Docter, autore di alcuni dei più emozionanti titoli Pixar (tra i quali Up e Inside Out, entrambi vincitori del premio Oscar al Miglior Film d’animazione), firma questa favola esistenzialistica dai toni jazz e afroamericani, un felice matrimonio tra il già citato Inside Out (2015) e la favola musicale Coco (2017). Il regista statunitense immagina in Soul le forme burocratiche dell’aldilà e dell’aldiqua con chiari riferimenti ai sistemi burocratici della psiche immaginati in Inside Out e il fantasioso e coloratissimo Mondo dei Morti di Coco.

SoulDocter gioca con le forme artistiche di Mirò per creare il personale di questa dimensione tra le dimensioni, con effetti particolarissimi e incantevoli. Sarebbe stato bello vedere, però, tanta intelligenza e immaginazione usata per tutti gli aspetti del Great Before, qualità di cui sicuramente il regista è sicuramente dotato viste le innumerevoli e geniali trovate dei suoi precedenti film (che conta, oltre ai già citati titoli, un preferito degli amanti dell’animazione come Monster & Co.). Sorprendentemente, il film vero e proprio comincia quando il protagonista abbandona i mondi fantastici che sembravano essere il principale elemento attrattivo del film: Docter e il co-regista del film Kemp Powers disegnano una New York raramente disegnata con un romanticismo così grezzo e realistico, costellata da personaggi affascinanti, suoni e rumori di una città il cui fascino è stato raccontato innumerevoli volte e che è sinonimo della cultura americana.

L’aspetto musicale del film è, però, il vero protagonista. O meglio, l’elemento musica che si distingue al di là del leivmotiv del film, si trasforma in un vero e proprio elemento metaforico del tema che fa da colonna portante alla produzione: l’ossessione di Joe per il jazz, la scelta di un genere che (oltre a essere una delle grandi tradizioni americane) fa dell’incertezza e dell’improvvisazione il suo cavallo di battaglia, diventa metafora della vita come esperienza del caso, della gioia dei piccoli momenti di bellezza che rendono l’essere al mondo tanto meraviglioso in quanto al di là del nostro controllo. Soul è un progetto ambizioso, un film che tenta di rispondere a domande sulla vita e sull’esistenza in genere, con risultati forse altalenanti e non sempre convincenti al cento per cento, ma la cui sincerità e meraviglia colpiscono più di una volta e in più di un modo.

Soul

8.5

Pete Docter firma il film più esistenzialista della lunga tradizione Pixar. Il dipartimento fantastico non è forse all'altezza delle aspettative o al livello del regista, ma una rappresentazione di New York raramente così realistica e romantica e un uso della musica oltre il tipico leivomitiv cinematografico, rendono Soul un film efficace e sincero.

Pierfranco Allegri
Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it

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