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Sekiro: Shadows Die Twice – Anteprima del nuovo titolo di From Software

Ebbene questo E3 2018 ha saputo stupire ed emozionare, quasi come sempre. Presentato a sorpresa da FromSoftware e prodotto da Activision, Sekiro: Shadows Die Twice  ha saputo da subito incuriosire ed entusiasmare tutti: del resto il nome dietro al progetto è grande, parlando dello studio che ha portato alla vita perle come la serie Souls e Bloodborne. Le aspettative sono alte e, come capita spesso in questi casi, potrebbero facilmente essere deluse: è bene che mi armi di Katana e Rampino anche io e che vi guidi tra i segreti di questo fantasy ambientato in Giappone giusto qualche centinaio di anni fa.

L’Ombra dello Shinobi

Essere uno Shinobi del sedicesimo secolo. Cosa comporta aver vissuto da uomo d’armi in piena epoca Sengoku (1467 – 1603 d.C.) in Giappone? Ebbene, facciamo un po’ di chiarezza: gli Shinobi erano un corpo d’Elite dei Ninja, un corpo specializzato in spionaggio, infiltrazione, omicidio, sabotaggio e guerriglia urbana. Diversamente dai Samurai, i Ninja e la loro elite Shinobi, non osservavano un rigido codice d’onore, né dentro né al di fuori del combattimento: erano una forza mercenaria che, al soldo del loro padrone, portava a termine la propria missione, incuranti delle difficoltà o dei metodi brutali da utilizzare. I Ninja erano divisi in clan che in genere, venivano addestrati dal padrone feudale della loro zona, questo comportava che la fedeltà del singolo elemento fosse legata alla famiglia, o clan (ricordate Naruto?) di riferimento e che, una volta accettata una missione del loro signore, l’intera famiglia era votata a portare a compimento quel compito, indipendentemente dal costo in termini di vite umane. In questo scenario, troviamo lo Shinobi in fin di vita, dopo che il clan Ashima guidato da un samurai distrugge la casa del suo signore, rapendo quest’ultimo. Dopo essersi svegliato senza il braccio sinistro, Sekiro scopre un ineluttabile verità: il suo signore nascondeva più segreti di quelli che gli aveva confidato. Un uomo lo accoglie, si identifica come il Busshi (questi erano degli scultori di pietra e creta, specializzati nelle statue del Buddha) del padrone di Sekiro appunto. Il Busshi, sostituisce il braccio perduto dallo Shinobi con una protesi misteriosamente creata da lui stesso: lo scultore chiama lo Shinobi “Sekiro” ovvero Lupo con un Solo Braccio, da quel momento in poi, la missione del nostro assassino sarà quella di trovare il proprio padrone, salvarlo e vendicarsi del Samurai che lo ha quasi ucciso.

Il Braccio del Buddha

Non è chiaro quale sortilegio o magia il Busshi abbia infuso nel braccio del nostro Shinobi: quello che sia noi che l’eroe sappiamo è che questo speciale arto gli conferisce l’accesso a diverse armi pre-installate, come il Rampino che sarà un oggetto fondamentale per le infiltrazioni nelle varie città e ville sparse per il mondo di gioco, la Torcia che ci permetterà di vedere nell’oscurità, mentre per attaccare il nemico avremo diverse armi a distanza sul braccio “meccanico” e l’immancabile Katana dall’altra parte. Il gioco sarà ben diverso da un Souls: se pensate di avere davanti un erede diretto di quel gameplay sbagliate di grosso! Innanzi tutto non esiste una personalizzazione del personaggio: lo Shinobi è Sekiro, le armi sono quelle e non abbiamo altro a cui fare appello. Le somiglianze con i Souls si riducono al sistema di puntamento del nemico in combattimento, anche quest’ultimo stravolto: invece che intaccare la salute del nemico, in puro stile del Kendo, dovrete colpire l’avversario per ficcarne la resistenza, sbilanciarlo e solo allora infliggere un singolo colpo mortale! Il titolo prende direttamente ispirazione dalla serie Tenchu, sebbene il sistema di missioni sia modernizzato rispetto alla serie appena citata. Altra differenza con la serie Souls sarà la morte: sebbene avremo davanti un gioco più difficile di quelli giocati fino ad ora, il respawn avverrà direttamente nel punto in cui si è morti, anche se non sono chiari i malus che subiremo, per ora Hidetaka Miyazaki ha dichiarato semplicemente che avremo delle limitazioni.

Divergere Ancora Una Volta

Hidetaka Miyazaki ci ha insegnato che è in grado di creare un gameplay che fa perno su una funzione, ad esempio in Dark Souls bisogna creare l’armatura e la difesa più impenetrabile possibile per resistere agli attacchi dei nemici, per poi stravolgere tutto, regalandoci un Bloodborne dove non è possibile difendersi ma solo evitare di fino i colpi dei nemici. Con Sekiro: Shadows Die Twice la sfida è ancora più ampia: immaginate un medioevo fantasy giapponese, nel quale vi dovrete muovere per forza di cose nell’ombra, scegliere di preciso come e quando calare la spada sul vostro nemico, combattere anche a viso aperto ma senza poter vedere la salute del vostro nemico, puntare al bilanciamento, tenere i piedi per terra (letteralmente), studiare il terreno di scontro; insomma ci sono molteplici elementi da considerare e, se avevate pensato a “un Souls in Giappone!”, lasciatemi dire che siete davvero lontani dall’immaginare il prodotto che arriverà a scaffale, in teoria nel primo quarto del prossimo anno. Tanti dubbi affollano la testa: quello che è certo, è che il genio che sta dietro la “macchina da presa” non va sottovalutato, ne da noi ne dalla “concorrenza” (qualcuno ha detto NioH 2 o Ghost of Tsushima?).

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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