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Sable – Recensione, un viaggio alla scoperta di noi stessi

Nel corso di questi lunghi anni, il ricco e vasto mercato indie ci ha abituati al sopraggiungere di produzioni dal gusto spiccatamente autoriale e capaci di coinvolgerci in un turbinio di sensazioni particolarmente profonde e, a loro modo, private. Opere dove il fulcro portante di tutto sono il viaggio, l’emotività e l’espressività, piuttosto che la mera azione frenetica che spesso fa da colonna portate per i Tripla A più blasonati e chiacchierati. Sable, di cui vi parleremo in questa nostra recensione, rientra perfettamente in questa vasta cerchia di produzioni, un’avventura a suo modo unica e dalle indimenticabili atmosfere, un salto nel vuoto alla ricerca di sé stessi dove l’importante non è la metà, bensì tutto ciò che ci si parerà innanzi nel corso del nostro pellegrinaggio.

Un salto di fede

Sable, giovane rampante e desiderosa di scoprire il mondo, è finalmente pronta per compiere il suo rito d’iniziazione, il quale le permetterà di ottenere il potere dei glider così da guidare un suo fiammante hoverbike per esplorare il mondo circostante. Il minuscolo villaggio che l’ha cresciuta, infatti, per tradizioni e leggende, è sempre rimasto chiuso nella sua bolla, lontano dalle contaminazioni esterne di un pianeta che nasconde a ogni angolo pericolose insidie e affascinanti segreti.

Sable però non è una semplice sognatrice; nel corso della sua adolescenza ha saputo affermarsi come una fantastica pilota in grado di controllare perfettamente i propri poteri, un dono che le permetterà infine di “lasciare il nido” per esplorare quell’universo di possibilità tanto bramato e a portata di mano quanto apparentemente distante.

Partendo da questa semplicissima premessa, Sable ci lancerà nel cuore di un viaggio unico e irripetibile, lì dove tutto il fulcro dell’esperienza sarà legata proprio all’esplorazione del mondo circostante. L’intreccio narrativo che la produzione va così via via costruendo si rivela semplice ma a suo modo ben costruito, rievocando ricordi d’epopee quali Shadow of the Colossus o Journey. La creatura targata Shedworks, infatti, pur mancando di epici colpi di scena o adrenaliniche fasi narrative dal taglio spiccatamente cinematografico, riesce comunque a mantenere alto l’interesse e, soprattutto, il piacere, un godimento privato e interiorizzato che spinge il giocatore a voler sapere sempre cosa vi sia oltre la prossima città, montagna o distesa di sabbia, così da vivere insieme alla giovane protagonista un viaggio atto alla scoperta di ciò che ci circonda e alla crescita interiore.

Il mondo alla nostra mercé

Proprio per questa sua natura, Sable è un prodotto che si distacca a suo modo da titoli più classici e conosciuti. L’assenza di reali combattimenti mette chiaramente in mostra quale fosse l’intento del team, il quale più che scarrozzare il giocatore di turno da un punto d’interesse all’altro, lascia che sia l’utente stesso a muoversi a proprio piacimento per scoprire, di volta in volta, un qualche nuovo luogo potenzialmente ricco di gustosi segreti. Di fatti, potremmo tranquillamente affermare che proprio il pianeta in cui andremo muovendoci sia il vero protagonista dell’avventura, un mondo di meraviglie spaventosamente dispersivo nella sua (apparente) enormità che si addolcisce grazie a uno stile visivo in cel shading particolarmente accentuato e perfettamente amalgamato alla “lore” che potremo lentamente scoprire esplorando rovine sparse un po’ ovunque.

Sable recensione

Ovviamente, come per ogni videogioco che si rispetti, anche Sable mette in mostra un obiettivo portante capace di spingerci ad avanzare. In questo caso specifico, il compito della nostra protagonista sarà quello di trovare svariate maschere sparse in giro per il mondo di gioco, le quali saranno ottenibili svolgendo obiettivi secondari e incarichi necessari a proseguire nell’avventura.

Ovviamente, per non tradire la sua natura ludica, in-game ci capiterà spesso di dover affrontare puzzle ambientali di varia natura – magari per poter esplorare in profondità i resti di antichissime rovine abbandonate da secoli – o d’interagire con numerosi NPC, affrontando così quest dedicate mai troppo impegnative ma comunque stimolanti. Purtroppo, però, il buon lavoro generale viene minato da sezione platform particolarmente snervanti, il tutto per colpa di un sistema di comandi piuttosto impreciso e legnoso che fin troppe volte vi porterà a “missare” la piattaforma posta innanzi a voi, costringendovi a inutili giri e rigiri della stessa fase.

Anche lo stesso hoverbike, fidato mezzo che utilizzeremo per spostarci in giro per le dune desertiche del mondo di gioco, presenta alcune simpatiche idee che però non pare siano state sfruttate a pieno. Il veicolo si guida con iniziale difficoltà, ma una volta che ci avrete preso la mano vi renderete conto che schizzare a tutta velocità per il deserto è incredibilmente divertente.

Inoltre, durante l’avventura avrete la possibilità di potenziare il vostro veicolo, un’idea interessante sulla carta che però si scontra con un’esperienza che, in quanto non improntata neanche minimamente all’azione, rende tali migliorie sostanzialmente inutili, se non per aumentare un poco la velocità del vostro mezzo così da percorrere lunghe tratte in meno tempo. Da un punto di vista squisitamente tecnico, il gioco ha invece saputo presentarsi in una veste splendida. L’uso del già citato cel shading offre infatti innumerevoli scenari dal gusto quasi cartoon capaci di lasciare a bocca aperta e l’incredibile lavoro fatto in termini di art design rende ogni scorcio ancor più suggestivo e indimenticabile.

Non da meno si è poi rivelata la colonna sonora, suggestiva nella sua semplicità e capace di esaltare con ancor più forza il senso di scoperta che ci accompagnerà dall’introduzione ai titoli di coda. Dispiace quindi constatare come la produzione manchi di una localizzazione in italiano, dettaglio che potrebbe allontanare molto potenziali utenti non sufficientemente ferrati con la lingua anglosassone.

Sable

7.5

Sable è un progetto ambizioso, desideroso di differenziarsi dal resto del mercato e capace di offrire un’esperienza ludica a suo modo unica e irripetibile. Di contro, però, l’impreciso sistema di controllo della nostra protagonista unito ad alcune idee interessanti sulla carta ma meno esaltanti all’atto pratico inficiano su una produzione dal grande fascino e indubbiamente meritevole d’attenzione, seppur al contempo ben lontana da quella ricercata perfezione a cui il team ambiva. L'assenza di qualsivoglia localizzazione in italiano rappresenta poi un ulteriore neo che temiamo saprà allontanare tutti quei videogiocatori che non masticano a sufficienza la lingua inglese.

Luca Di Carlo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.

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