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Romulus – Recensione della serie TV di Matteo Rovere

Il primo Re è un film che ha saputo colpire molto positivamente sia la critica che il pubblico nel suo periodo di uscita, dovuto non solo alla sua regia magistrale ma anche a diverse idee inserite nella fase di produzione. La ricerca storica effettuata per ricreare un lingua pre-latina è ampiamente lodevole, rivelandosi capace d’offrire un’esperienza il quanto più realistica possibile per un periodo storico con pochissima documentazione storica. Matteo Rovere non ha voluto fermare qui il suo lavoro e insieme a Sky ha rilasciato la serie TV chiamata Romulus. A differenza del precedente lavoro, questo sembra però un progetto dalla ben più ampia veduta, una vera e propria opera multimediale con tanto di romanzi che ne ampliano l’immaginario. Un’operazione del genere non è mai semplice per qualsiasi autore, tanto che molti hanno fallito diverse volte in passato, un dato di fatto che porta a un’ovvia domanda; la creazione di Rovere sarà riuscita in questo difficile e ambizioso compito, lì dove tanti altri hanno fallito?

RomulusAlla scoperta del mito

Romulus è ambientato intorno all’VIII secolo A.C., periodo dell’alleanza dei trenta popoli latini in cui la città di Alba venne guidata dal re Numitor. Purtroppo siccità e carestia hanno colpito la popolazione e per questo il sovrano decide di consultare l’aruspice che gli rivela la risposta diretta e implacabile degli Dei. Nei tempi antichi era prassi comune che i popoli consultassero i propri dei attraverso riti ed usanze in caso di qualsivoglia evento e, in questo delicato caso, viene proclamato che il re debba essere esiliato affinché l’acqua torni a bagnare nuovamente le terre di Alba. Il trono deve quindi passare ai due nipoti di Numitor, ovvero Yemos ed Enitos, ma qualcosa di oscuro sta per accadere ai due giovani, ignari del proprio destino.

L’incipit che vi abbiamo raccontato è la base della serie, la quale si dipana poi in una narrativa ben costruita all’interno di dieci episodi da una lunghezza variabile tra i cinquanta e i sessante minuti. Purtroppo, non possiamo approfondire ulteriormente la narrativa di Romulus per non incorrere in ulteriore spoiler per i lettori, ma vi basti sapere che ci troviamo di fronte a un’opera per niente scontata. La sceneggiatura scritta da Filippo Gravino, Guido Iuculano e dallo stesso Matteo Rovere si dimostra un racconto di riscatto, dove quattro giovani dal destino apparentemente opposto si ritrovano senza volerlo a prendere le redini e correggere gli sbagli di chi li ha preceduti. La complessità della trama offre sicuramente un intrattenimento di alta qualità, così come è pregevole lo studio delle leggende storiche, delle credenze e delle usanze del periodo, peccato solo per una visibile perdita di senso nella rappresentazione storica che invece rappresentava la colonna portante del Primo Re. Questo non è dovuto all’apparente utilizzo del sovrannaturale, bensì a un lessico dei dialoghi molto complesso per il periodo. Il Primo Re riesce a raccontare un’intricata storia con dialoghi semplici e più credibile, mentre in questa produzione targata Sky i suddetti si fanno più complessi ed elaborati. Di base questo non è un vero e proprio difetto, ma dimostra come Romulus sia un’opera profondamente diversa rispetto alla precedente pellicola di Matteo Rovere.

RomulusUn tempo passato ma attuale

I personaggi delle vicende narrate risultano ben caratterizzati e strutturati, mostrando un’immensa umanità. Le varie personalità presenti appaiono vive e dinamiche, reagendo alle disgrazie con paura, vendetta, rabbia, crisi o incertezza. Tutte caratteristiche che da sempre fanno parte dell’essere umano e che vengono qui riproposte in maniera egregia e credibile. Grazie ad esse si dimostra l’intelligenza degli autori, i quali sono perfino riusciti a mostrare una storia di confronto generazionale che si avvicina con forza a tempi dell’attuale modernità. Si nota come i ragazzi protagonisti debbano combattere contro un destino prestabilito e voluto dalle precedenti generazioni, un contesto non nuovo agli occhi dei molti che oggi si sentono di vivere in un mondo che non gli appartiene.

Gli attori scelti per interpretare i personaggi sono personalità note all’interno della cinematografia italiana, come Ivana Lotito o Sergio Romano, ma sono presenti anche alcune nuove facce dell’industria, come Andrea Arcangeli o ancor di più Francesco di Napoli, che riescono a rubare la scena nella loro bravura. Con questo non vogliamo sminuire l’ottimo lavoro di tutti gli attori presenti, ma i giovani membri del cast rappresentano la vera punta di diamante del prodotto. Grandi applausi poi per il loro impegno, visto che hanno recitato attraverso il linguaggio proto-latino ideato originalmente per il Primo Re. Come infatti abbiamo accennato precedentemente, gli attori hanno parlato attraverso un linguaggio originale che prova a immaginare il proto-latino del periodo.  A differenza del primo re, Romulus offre perfino un doppiaggio in diverse lingue attuali compreso l’italiano. Importante da sottolineare la scelta di far doppiare il prodotto da professionisti italiani, probabilmente per cercare di limitare l’accento degli attori e offrire un’opera usufruibile in qualunque parte del territorio.

Romulus

Il giusto tocco di Fantasy 

I dieci episodi di Romulus, disponibili attualmente sia su Sky On Demand che Now TV, sono stati girati con la collaborazione di diversi archeologi e storici esperti nella mitografia. Questo ha quindi portato a una ricostruzione ampiamente accurata non solo dei costumi dei personaggi, che cercano di riprodurre la natura selvaggia e violenta di quel periodo storico, ma anche a piacevoli introduzioni dal tocco spiccatamente fantasy. Come infatti possiamo intendere da una recente dichiarazione della costumista Valentina Taviani, il mondo creato per questa serie presenta al suo interno una grande ispirazione all’estetica fantasy, com’è facile notare pensando ai figli di Rumia. Per quanto riguarda l’ambientazione, la serie si svolge principalmente all’interno delle città latine e nell’oscurità più recondita della foresta. Queste location risultano costruite molto bene, dimostrando il grande lavoro e l’impegno messo anche sul lato della scenografia. Fotografia e regia riescono a far invidia a molte produzioni del settore, non solo italiane ma anche estere. Le scene sia di dialogo che quelle d’azione sono facilmente leggibili allo spettatore, risultando sempre pulite e giustamente dinamiche.

Purtroppo, si sente una certa differenza tra il tocco di Matteo Rovere, che ha diretto solo le prime due puntate di Romulus, e da quello di Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale. Questa caratteristica la notiamo non per la scrittura sempre funzionale e coerente con la narrazione, quanto nella rappresentazione della durezza e crudezza del periodo che risulta più snellita e addolcita. Probabilmente è una questione di una certa visione registica prettamente differente, che però fa notare un minor coraggio nel mantenersi fedele al suo stesso stile. Grande applauso per la colonna sonora del gruppo chiamato Mokadelicche riesce a offrire la giusta tensione e tonalità a ogni singola scena. Non possiamo dire lo stesso per gli effetti speciali, che se per la maggior parte della serie sono ben utilizzati, in altre occasioni paiono appena abbozzato, come se il budget non fosse stato sfruttato a dovere. In alcuni casi è fin troppo evidente l’utilizzo della computer grafica, tanto da risultare fuori posto rispetto al resto della produzione.

Romulus

8

Matteo Rovere e il suo team hanno creato un vero e proprio mito in formato televisivo, seppur non siano riusciti pienamente nel loro intento. L'ottima sceneggiatura, la fotografia e la recitazione vengono purtroppo macchiati da una direzione artistica non sempre coerente, senza contare degli effetti speciali non sempre ottimali e una narrativa che non ha il coraggio di essere autoconclusiva. Non un capolavoro, ma comunque un'opera che riesce nell'intento di creare un vero e proprio immaginario per l'industria televisiva italiana.

Giona Corucci
Io vivo e corro con il vento, ma la mia passione per la cultura pop è rimasta ancorata sin da quando ho ricordo. Ne è passato di dai tempi delle demo nelle merendine, e sono diventato un appassionato di molti settori di questo mondo: dai videogiochi al cinema, fino all'animazione e perfino la letteratura. In questo periodo della mia vita, spero di portare contenuti di qualità all'interno di Game Legends.

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