Una delle branche dei giochi da tavolo più particolari, e decisamente più complicate da realizzare in fase di sviluppo, è senza dubbio quella dei titoli investigativi. Quando si esce dalla “comfort zone” della struttura ad escape room, dove per la maggior parte del gioco sta nell’enigmistica pura, i titoli investigativi devono unire alla ricetta molto altro, partendo da una situazione o una trama intrigante, passando poi per un lavoro di deduzione e di consequenzialità di pensiero che sia allo stesso tempo “diretta” ed “obliqua”. Avvalendosi di idee a volte simili e a volte molto lontane da alcuni titoli che già conosciamo che sono in commercio da un po’, i Profiler si attestano come una ghiotta alternativa tra i giochi da tavolo investigativi. I primi che abbiamo provato sono stati classificati come difficoltà 3 su 5, ma sono previste nuove uscite tra non molto, che alzeranno sia l’asticella della difficoltà, sia quella della longevità. Andiamo però con ordine, e parliamo nella recensione di Profiler: I Fantasmi di Brandonsbury e Profiler: Sparizione ai Caraibi.
Dalla lettera all’abisso
Una volta aperta la scatola dei giochi, rappresentati come un plico di un caso irrisolto, ci troviamo di fronte una lettera che descrive il nostro incarico. I due che abbiamo avuto modo di giocare differiscono per tema e ambientazione, e quindi cercano di farci immergere in atmosfere completamente diverse. Senza entrare nel dettaglio delle investigazioni e degli enigmi, sappiate che si tratta di titoli in cui bisogna sfruttare differenti tipi di elemento: cartaceo e digitale.
Lo schema di risoluzione, nella struttura, è stato sempre lo stesso: si inizia dall’analizzare alcuni indizi e documenti (uno in particolare viene consigliato dalla lettera di incarico) che in un certo senso fanno da introduzione alle vicende – ad esempio ne I Fantasmi di Brandonsbury erano dei depliant e un articolo di giornale. In seguito si passa alle testimonianze, e si iniziano a fare i primi collegamenti scavando un po’ più a fondo.
Questa parte che potremmo definire “di riscaldamento” è quella che poi dà il via al tutto: nei Profiler infatti viene utilizzato un sistema a “buste”. Ci spieghiamo meglio. All’interno della scatola gli unici oggetti “liberi” saranno la lettera e i primi documenti, mentre tutto il resto sarà all’interno di alcune buste “sigillate”. L’accesso a ogni singola busta deve essere guadagnato: questo accade in modo consequenziale, dato che tramite la parte digitale del gioco ci verrà posta una domanda alla quale rispondere correttamente. A risposta giusta, ci verrà detto quale busta di indizi tra quelle disponibili potrà essere aperta.
La sezione digitale è anch’essa parte integrante del gioco, e molto spesso nasconde segreti e indizi da scoprire: un blog, un sito di pubblicità, o magari una mappa; sono diversi i contenuti che avremo a disposizione, tutti tasselli di un puzzle più grande che a primo impatto potrebbero sembrare totalmente slegati.
Aprire una busta dopo l’altra fa in modo che i Profiler siano una branca di titoli dall’investigazione abbastanza lineare, cosa che aiuta nella narrazione e nell’immaginarsi la storia, ma che alcuni puristi (ci riferiamo a coloro che considerano la linearità una sorta di “aiuto”) potrebbero non apprezzare particolarmente. Diciamo quindi che avremo un impatto maggiore nell’immersione nella storia, ma meno forte dal punto di vista del “sentirsi un investigatore”.
Tra qualità e quantità
Parlando della qualità in sé, i giocatori avranno in ogni caso poco da recriminare. Se si soprassiede allo “scotto” di dover necessariamente sbloccare le buste tramite l’applicazione online (nonostante sottolineiamo che la cosa sia contestualizzata in modo ottimo), avremo di fronte delle vere e proprie avventure investigative, con enigmi tutto sommato intriganti da risolvere, e con una difficoltà di media entità.
Ciò che ci ha sorpresi di più è stata però la credibilità del materiale offerto: a parte i giornali (che per forza di cose sfruttano un altro tipo di carta, più fragile), tutto il materiale proposto è realistico, tanto che a volte ci sembrava di avere tra le mani dei documenti autentici, sia per materiale vero e proprio, sia per layout (compreso quello online). Il numero di oggetti e fogli all’interno di ogni caso non è affatto basso, e rende l’investigazione un qualcosa di corale: soprattutto se si gioca in più di una persona, scoprire più indizi contemporaneamente da fonti diverse risulta molto appagante.
Non dimentichiamo inoltre che l’impacchettamento, nel suo formato “file”, lo rende sia bello da vedere quando è disposto sul tavolo, sia quando lo avrete impilato in libreria, come se steste sfogliando davvero un polveroso scaffale pieno di casi irrisolti da dissotterrare.