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Porto – Recensione del family game di MEBO Games

Porto è un titolo di Orlando Sá, pubblicato nel 2019 da MEBO Games, da 1 a 4 giocatori. Avevamo adocchiato il gioco ad Essen Spiel 2019 (senza riuscire a provarlo), e ci siamo procurati velocemente una copia che è rimasta per qualche mese sui nostri scaffali. Finalmente lo abbiamo testato (ed ovviamente recensito).

Ambientazione e materiali

Come il nome suggerisce, Porto è ambientato nella nota città portoghese, o meglio nel suo quartiere più iconico, Ribeira. La zona è caratterizzata da viuzze intricate e numerosi palazzi colorati che sono rappresentati nella plancia di gioco. I giocatori di Porto dovranno infatti erigere edifici di diversi colori, cercando di completare i progetti e guadagnare più punti degli avversari.

Le illustrazioni (dallo stile naif) rappresentano in modo scanzonato i colori e gli abitanti del quartiere: a noi personalmente non sono piaciute ma verranno probabilmente apprezzate dal pubblico più giovane al quale il titolo si rivolge.

La grafica delle carte (soprattutto i contratti) e delle tessere punteggio è purtroppo molto spoglia, in netto contrasto con la quantità di dettagli visibili sulla plancia di gioco.

Porto

Meccaniche di Porto

Alternandosi di turno, i giocatori di Porto andranno a pescare carte scoperte dalla board o giocare quelle già in mano per costruire gli edifici della città, possibilmente edificando in posizioni convenienti e cercando di soddisfare i contratti. Se avete una sensazione di déjà vu, è perché le meccaniche finora descritte sono le stesse del celebre Ticket to Ride: con un’ambientazione diversa e con alcune differenze nelle regole, le dinamiche dei due giochi perlopiù corrispondono.

Ogni carta di Porto rappresenta un colore ed un numero: per costruire occorre giocare una coppia di carte, scegliendo il numero di una (che indicherà quanti piani verranno eretti) ed il colore dell’altra (le tessere di quel colore verranno piazzate sulla board). La meccanica è esattamente la stessa di Gloomhaven, dove in ogni turno si giocano due carte per scegliere la metà superiore di una e la metà inferiore dell’altra.

La partita termina al completamento di un certo numero di edifici (che dipende dal numero dei giocatori), a quel punto i contratti privati vengono rivelati, il punteggio aggiornato e si determina il vincitore.

Porto

Considerazioni

Data la somiglianza nelle dinamiche, un confronto di Porto con il ferroviario di  Days of Wonder ci sembra inevitabile. Entrambi i titoli si rivolgono ad un pubblico inesperto: Ticket to Ride riesce meglio nel suo intento grazie all’ambientazione più accattivante ma anche a causa di qualche meccanica di Porto, non immediatamente accessibile per i novizi . I giocatori più giovani, infatti, tendono facilmente a confondersi con il punteggio degli edifici dato che i punti vengono assegnati sia in base all’altezza (ma dell’intero edificio), sia in base alle pareti in comune (ma solo dei piani appena costruiti).

L’aspetto in cui Porto però è nettamente inferiore rispetto a Ticket to Ride risiede nelle emozioni che ci restituisce: dimenticatevi infatti la tensione nella competizione sulle tratte della mappa, la soddisfazione nel ricevere una montagna di punti per un completamento combinato di più contratti o la paura di non riuscire a soddisfare i contratti ancora in mano. In Porto si fanno pochi punti ma con tante cose, il pericolo di rimanere tagliati fuori da un obiettivo è scarso e si trova sempre un piano B.

Va menzionata anche la possibilità di giocare in single player usando le regole ufficiali per l’automata, incluse nella scatola.

Porto

3

Un family game deludente sotto molti aspetti e che perde nettamente il confronto con Ticket to Ride, titolo a cui si ispira in modo evidente.

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