Persona 3 Portable – Recensione, il ritorno dell’ora buia

Persona 3 Portable torna sulle piattaforme attuali nella sua versione più controversa, pronto per farsi riscoprire, ecco la nostra recensione.

Lorenzo Ardeni
Di Lorenzo Ardeni - Contributor Recensioni Lettura da 7 minuti
7.2
Persona 3 Portable

Persona 3 Portable,  di cui vi parliamo in recensione, è un capitolo della serie a dir poco peculiare che, ad essere totalmente onesti, non ci saremmo aspettati di poter analizzare in una sede simile. Non perché l’opera perda di lustro di fronte un capolavoro assoluto dal calibro di Persona 5 o Persona 4, al contrario, il titolo di Atlus è riuscito a farsi amare dalla sua fanbase, tanto che gli appassionati lo ricordano con non poca nostalgia e ancora oggi molti attendevano di poterlo rigiocare, ora per riscoprirlo, ora per provarlo per la prima volta.

Durante una diretta dedicata ai titoli in arrivo su Xbox Game Pass abbiamo scoperto non solo che – finalmente – Persona 5 Royal stava per lasciare PlayStation 4, giungendo sul servizio ad abbonamento di Microsoft, ma che Persona 3 Portable e Persona 4 Golden stavano seguendo quello stesso percorso. Mesi fa abbiamo avuto modo di provare il porting dell’ultimissimo capitolo su Xbox, Switch e PC, mentre adesso anche i due titoli precedenti giungono sulle medesime piattaforme.

Facciamo però un passo indietro per ricordare l’impatto di Persona 3 Portable sul mercato, al fine di comprendere meglio perché a nostro avviso – e di tanti appassionati nel mondo – il ritorno del titolo sulle attuali console è così tanto importante. Shin Megami Tensei: Persona 3 giunse nell’ormai lontano 2006 su PS2, arrivando dalle nostre parti addirittura due anni più tardi con il nome abbreviato in “Persona 3”. La dicitura “Portable”, invece, è attribuita alla versione PSP del gioco, rilasciata da noi nel 2011, rivisitata in ogni aspetto e considerata l’edizione definitiva da molti fan.

Persona 3 Portable: un’edizione tra odio e amore

Questa versione è la stessa che è stata ridistribuita oggi, con tutte le migliorie del caso – tra cui la possibilità di giocare con un protagonista femminile, che dona un punto di vista e dei dialoghi sensibilmente differenti rispetto quelli originali. Proprio qui, tuttavia, giunge un primo punto che potrebbe far storcere il naso a molti: trattandosi della versione Portable del titolo per PS2, vengono a mancare due elementi chiave.

Primo tra questi, l’esplorazione fisica delle mappe di gioco, ora limitate a un banale punta-e-clicca che rende l’opera più vicina a una visual novel piuttosto che a un vero e proprio JRPG; in secondo luogo, sono assenti alcune scene in stile anime che andavano a condire particolarmente bene alcuni momenti chiave della trama. Parliamo chiaramente di elementi che possono mancare o meno, e su questi punti la fanbase è particolarmente divisa tra chi preferisce lo stile Portable e chi invece rimpiange la versione originale.

Persona 3 PortableCiò non cambia che la storia, ancora oggi, è particolarmente apprezzabile in entrambi i casi. Pochi sanno che Persona 3 Portable non presenta delle tematiche e dei toni vivaci come quelli visti nel successore o anche in Persona 5. Al contrario, il setting generale è molto più cupo e a tratti horror motivo per cui, nel caso non l’aveste ancora provato, vi garantiamo che vi troverete tra le mani una produzione decisamente atipica rispetto a quanto siamo abituati, con un impianto narrativo che potrebbe davvero sorprendervi.

Parliamo infatti del capitolo della serie che introduceva tutte quelle meccaniche e dinamiche di gameplay, tra cui la progressione a calendario, che sono poi diventate canoniche nel tempo. Tra le novità che hanno reso Persona 3 Portable tanto interessante, tuttavia, era anche la possibilità di stringere legami con i membri del party – che sarebbero diventati i Confidenti nell’avventura di Joker – e l’aggiunta di tanti altri elementi come il lavoro part-time nel tempo libero, necessario per ottenere denaro all’interno del gioco.

Il costo della preservazione

Tra le altre novità del ritorno c’è anche una rielaborazione dei modelli di gioco, delle texture e, quindi, dell’impianto visivo più in generale. Trattandosi di un titolo PS2, che già al lancio non voleva alzare troppo l’asticella della resa grafica, non serve dire che non regge il confronto con nessuno degli altri titoli della serie successivi. Al contrario, le immagini appaiono subito molto datate e non riescono mai realmente a reggere il confronto con i canoni attuali. 

In ogni modo, ci sentiamo in dovere di lodare l’impegno di Atlus nel cercare di svecchiare laddove possibile soprattutto perché è molto visibile che c’è stato un lavoro di rimasterizzazione. Il più grande punto di forza, tuttavia, è lo stesso di Persona 5 Royal: in Persona 3 Portable è presente la traduzione in italiano di tutti i testi, che di per sé è un motivo ottimo per convincervi a recuperarlo.

Questo elemento, che noi riteniamo fondamentale in un’opera dove i dialoghi sono parte centrale dell’impianto ludico, è senza dubbio il motivo principale per cui qualcuno dovrebbe recuperare il titolo, divenuto ora più accessibile alle masse. È stata introdotta anche la possibilità di cambiare il livello di difficoltà a inizio partita o durante, oltre che una funzione che permette di effettuare un salvataggio rapido in qualsiasi momento e tornare al menu principale.

Insomma, le migliorie quality-of-life non vengono di certo a mancare, segno del già citato impegno da parte di Atlus nel migliorare Persona 3 Portable, già considerata l’edizione definitiva del capitolo. Peccato, però, che vengano a mancare troppi elementi dalla versione originale che, ad oggi, sarebbero state aggiunte più che apprezzate e che avrebbero offerto un valore aggiunto enorme a questa riedizione. Sarebbe stato bello poter scoprire i DLC di Persona 3 FES, così come mettere fisicamente piede nel mondo di gioco soprattutto perché, diciamocelo, muovere un cursore con la levetta analogica non è proprio il massimo.

Persona 3 Portable
7.2
Voto 7.2
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Di Lorenzo Ardeni Contributor
Sono Lorenzo, UX/UI Designer di professione e recensore per passione. Con un amore profondo per le serie di Metal Gear e The Legend of Zelda, da sempre esploro il mondo dei videogiochi cercando di capire cosa rende ogni titolo unico. Oggi sono piantato su Call of Duty e Super Smash Bros., ma non perdo occasione per giocare classici come Super Metroid o Syphon Filter. Scrivo recensioni con uno sguardo critico, ma sempre con la stessa curiosità che mi accompagna da quando ho iniziato a giocare.