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Orwell’s Animal Farm – Recensione, la satira storica si fa interazione

L’importanza comunicativa della letteratura è ravvisabile fin dalle primissime leggende, fin dalle primissime storie trasformate e trasportate dalla dimensione orale, rimanendo impresse per sempre su carta. Con l’evolversi delle possibilità espressive la scrittura è sempre rimasta una costante nella creatività dell’essere umano, divenendo una vera e propria fucina da cui partire, da cui creare per poi trasporre il tutto coi e attraverso i nuovi mezzi a disposizione. Questa cosa avviene con il cinema ad esempio, in cui moltissimi grandi successi si sono rivelati essere trasposizioni di romanzi celebri o di racconti, appartenenti quindi alla dimensione cartacea suddetta, oppure con la televisione, e con moltissime altre cose. Anche i videogiochi nel tempo, come medium, sono riusciti a portare a compimento questo genere di fusione, conducendo alla nascita di una strada del tutto nuova, che non si limita semplicemente a tradurre il tutto con un’immediatezza differente, ma a gestire esperienze approfondite che mirano a un’immersione ben differente da quella di tutti gli altri mezzi, con un’interazione più diretta. Questo è proprio il caso di Orwell’s Animal Farm.

Una curiosa Fattoria degli animali.

Con Orwell’s Animal Farm, ovviamente, ci troviamo davanti a una trasposizione precisa dell’omonimo romanzo, scritto nel 1945, da George Orwell. Si tratta di una novella ricca di allegorie mirata a criticare gli aspetti che condussero alla rivoluzione russa e successivamente all’era staliniana. Un favola che nella sua gestazione è ricca di rimandi e simbolismi più che diretti, verso alcuni momenti precisi della storia della Russia. Si tratta di un lavoro fondamentale per lo scrittore, nel quale fuse intenzionalmente sia la dimensione politica (chiarissima) a quella espressivo-creativa in un affresco che rimanda alla struttura di quelle antiche favole, ad esempio di Esopo, Fedro o Epicuro, in cui la narrazione, apparentemente innocente, in realtà cela dentro di sé messaggi, simbolismi e richiami chiari, anche satirici.

Orwell's Animal Farm

La trama ruota attorno a questa fattoria nella quale, in seguito alla scomparsa del Vecchio Maggiore, un maiale che faceva da guida a tutti gli animali, questi decidono di ribellarsi e di prendere il controllo della struttura cacciando il fattore e sua moglie. Il tutto viene guidato da Palla di Neve e Napoleon, anche loro maiali, i quali gettano le basi di questa “rivoluzione”, incastrando il tutto nella nuova logica del cosiddetto “Animalismo”, una sorta di libertà dalla gestione degli umani, in cui tutti collaborano da “compagni”, nel sostentamento reciproco privo di qualsivoglia sopruso. Il tutto viene suggellato dai Sette comandamenti, nei quali affiora il celebre: “Tutti gli animali sono uguali”. Trattandosi comunque dell’affresco di quello che fu lo stalinismo, il tutto si tramuta ben presto in qualcosa di ben diverso dalle premesse iniziali, con un sogno idilliaco di rivoluzione sociale traslato in ombre, sangue e potere…

Come affronta tutto questo Orwell’s Animal Farm?

Orwell’s Animal farm si presenta fin dai suoi primissimi istanti con un’estrema fedeltà al lavoro dello scrittore. Il gioco, sviluppato da Nerial Limited, consiste in un punta e clicca in cui il giocatore avrà la possibilità di approfondire alcuni dettagli di questa curiosa favola politica, attraverso un sistema che consente, in alcuni frangenti, di scegliere come agire, narrativamente parlando. La morale generale sarà dunque nelle sue mani, anche se la storia continuerà, in un certo qual modo, a procedere per la sua strada. Il fascino risiede soprattutto nel poter interagire con gli eventi, eventi che assumono ben presto connotazioni storiche palesi, divenendo anche inevitabili. Questa potrebbe essere vista come una limitazione, ma anche come una ricerca verso la coerenza narrativa.

Nel corso di Orwell’s Animal Farm la curiosità la fa da padrona, la curiosità verso ciò che avviene, verso ciò che potrebbe accadere, verso i simbolismi ad avvolgere una narrazione che da un certo momento in poi si fa sempre più cruda e impietosa, facendoti sentire tutto il peso di quanto si ha davanti. Questo sia grazie alla grafica, contraddistinta da disegni estremamente coerenti e ben realizzati, sia attraverso la colonna sonora, fulcro anche emotivo di una storia che non ha un vero e proprio doppiaggio.

Orwell’s Animal Farm

Tutto sta nelle meni del giocatore, più meno, starà a lui decidere come agire in molte situazioni, tentando di far sopravvivere la fattoria nel corso dei vari anni, sia attraverso il lavoro nei campi, sia attraverso gli scontri con gli esseri umani che almeno qui, diventano un’incognita estremamente negativa ogniqualvolta entrano in scena. Il tutto è gestito dal “manuale” nel quale vengono segnati gli “obbiettivi narrativi” della storia, obbiettivi che possono essere raggiunti soltanto attraverso alcune precise scelte e risvolti di trama. Nel manuale, oltre a questi, sono segnati anche moltissimi altri dettagli molto interessanti, nel qual caso si voglia avere una visione d’insieme dei propri progressi.

Una fattoria che necessita di una guida (?)

Orwell’s Animal Farm resta un titolo affascinante, un titolo che s’ispira da un’opera che lo è ancor di più, soprattutto se si conosce la storia dietro al sua gestazione. Partendo da questo fascino mette in scena un’esperienza che riesce facilmente a trasportare all’interno di alcune dinamiche molto curiose, anche se pregne di una ripetitività interattiva che potrebbe stuccare facilmente. Questo videogioco è consigliato sia a coloro che hanno letto il libro, sia e soprattutto a coloro che non ne hanno mai sentito parlare in vita loro, che non ne hanno mai approfondito i meandri. Questo perché lo shock a celarsi dietro la sua estetica, qui resa alla perfezione, strappa via ogni innocenza soprattutto se si è totalmente all’oscuro, vergini da qualsivoglia condizionamento esterno e pronti ad immergersi in un’allegoria che inganna e soffoca sempre più.

Orwell's Animal Farm

6

L'importanza di questo videogioco e tutto il suo fascino risiedono nella sua base letteraria, nell'ispirazione che ne consente un'esperienza non soltanto altamente segnate, ma anche didattica, con precisi rimandi storici e umani.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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