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Operazione Nostalgia: il ritorno di Jak and Daxter

Il successo di Crash Bandicoot N. Sane Trilogy ha messo in piena luce come la nostalgia venda veramente bene. Sebbene sia un gioco con comandi fastidiosi, che nonostante il rinnovamento senta il peso degli anni e tanti altri difettucci che un gioco di quell’epoca si porta inevitabilmente dietro, il titolo Activison ha fatto un grandissimo scalpore, ma perché? È bello sentirsi nuovamente bambini in quanto, almeno per quei pochi instanti, il nostro cervello blocca tutti i pensieri e le ansie del presente facendoci tornare a rivivere i sentimenti di spensieratezza che tanto hanno caratterizzato i dolci anni della fanciullezza. Eccoci qua, dunque, dopo i vari rumor di un possibile ritorno di Spyro, a parlarvi di una saga che ha fatto, senza ombra di dubbio, la storia della PlayStation e di Naughty Dog: stiamo parlando della serie Jak and Daxter. Come abbiamo visto con l’avventura del mangiamele il platform è un genere purtroppo datato, ma opere come Ratchet e Clank sono riuscite a resistere al cambiamento riuscendo ad accontentare ugualmente numerosi fan. In questo editoriale andremo ad affrontare il motivo per cui Jak and Daxter potrebbe resistere, almeno in parte, all’età che avanza inesorabilmente.

Il primo Jak and Daxter sarebbe quello che, per forza di cose, ne risentirebbe di più. Non stiamo parlando unicamente di un fattore grafico, ci riferiamo proprio ai tempi di gioco dotati di poca dinamicità e un’eccessiva lentezza nella successione degli eventi. La forza del titolo comunque è legata alla possibilità di sbloccare diversi tipi di eco, aumentando così le vostre abilità. Per fortuna la saga non è il classico platform dove sarà necessario completare puzzle ambientali o cose simili, ma anzi, la serie è dotata di una componente action che negli anni è sempre stata messa più in evidenza. Forse è proprio questa meccanica che renderebbe l’opera fruibile in maniera soddisfacente anche adesso come succede appunto con Ratchet e Clank. La storia del capitolo iniziale è incentrata sul bisogno di far tornare normale Daxter che, per colpa di uno sfortunato incidente con l’eco oscuro, ha preso le sembianze di una sorta di scoiattolo arancione. E’ proprio questa prima parte che getta le basi di un universo ben più complesso e stratificato di quanto sembra all’apparenza. La trama probabilmente è una delle più complete di quel periodo (stiamo parlando del 2001) e da inizio a quel filone narrativo che porta le opere multimediali di oggi ad essere così particolareggiate anche sotto l’aspetto del background. Jack and Daxter non raccontava solo un’avventura, raccontava una storia scaturita da eventi passati.

Nel 2012 uscì Jack and Daxter Trilogy su PlayStation 3: il titolo fu accolto bene dalla critica e dal pubblico, anche perché il quel periodo si sentiva un po’ di mancanza dell’opera creata da Naughty Dog e si sperava, almeno in parte, in un possibile ritorno di questo fantastico duo. Adesso la storia si sta ripetendo su PlayStation 4 e, anche se si trattasse di un reboot come è successo a Crash, sono convinto che l’esperienza generale non cambierebbe. Per quanto sia affascinante l’idea che la nostra infanzia possa in un certo senso accompagnarci col passare delle generazioni di console, probabilmente certi titoli dovrebbero essere lasciati dove sono, salvo rimetterli sul mercato in una veste tutta nuova adattata soprattutto agli standard moderni. Più che una nuova raccolta, i fan meriterebbero un capitolo inedito che magari rimediasse alla pessima chiusura avvenuta con Jak X, prodotto della serie considerato, almeno dagli appassionati, il più scadente. Un’altra idea molto più fattibile sarebbe quella di seguire la stessa strategia di Insomiac Games, proponendo di fatto un nuovo primo capitolo che riscrive parzialmente la narrazione generale, permettendo in questo modo ai giocatori di approcciarsi a qualcosa di diverso, con il pieno supporto delle periferiche moderne.

Grazie alle innovazioni introdotte da Naughty Dog nel secondo capitolo della serie, che ampliava il titolo precedente introducendo location più grandi e la possibilità di muoversi tramite dei mezzi di trasporto, e quelle introdotte nel terzo, che invece rivoluzionava completamente il gameplay con l’introduzione delle armi, possiamo dire con certezza che questi due giochi sono invecchiati molto bene, discostandosi dal classici platform visti fino ad allora su console. Probabilmente la saga avrebbe successo anche su Playstation 4 in quanto, grazie alla struttura del gioco stesso, possiamo dire che l’opera multimediale sia un platform game che può tranquillamente sopperire agli anni che avanzano, facendo forza soprattutto su una meccanica action da non sottovalutare. Sono però piuttosto convinto che alcune perle dovrebbero restare li dove sono e che la scelta più giusta non sarebbe quella di riproporre l’ennesimo remake o reboot, ma un vero e proprio sequel che faccia dimenticare l’amaro finale della saga. Immaginiamo dunque affascinante ed evocativo il ritorno di Jak and Daxter, ma allo stesso tempo vorremmo qualcosa di coraggioso che possa realmente smuovere gli animi dei fan che ormai da troppo tempo aspettano il meritato ritorno alla ribalta di un due che ha fatto la storia dei videogiochi.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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