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One Piece Odyssey è il JRPG a turni che ci mancava

Alla Gamescom abbiamo avuto modo di provare One Piece Odyssey, nuovo gioco del brand che, in salsa videoludica, per la prima volta abbraccia la formula del JRPG a turni. Dopo quella dei musou approcciata con Pirate Warriors ed il timido tentativo action adventure con World Seeker, Bandai Namco sembra aver trovato la formula giusta per far funzionare l’opera creata da Oda. Sebbene la demo da noi testata sia stata abbastanza breve, ne siamo usciti con l’idea di aver visto un prodotto ben più solido degli altri tie-in visti in passato.

Una storia inedita 

Come prima cosa è giusto dire che One Piece Odyssey narrerà una storia inedita, ma lo stesso Oda ha contribuito alla supervisione e scrittura della trama. La demo raccontava che la ciurma di Cappello di Paglia, navigando presso Marijoa, era finita a scontrarsi con i vertici del Governo Mondiale. Al termine dello scontro la nave è naufragata su un’isola non meglio specificata con l’intero equipaggio ritrovatosi diviso. Proprio da questo punto cominciava la nostra prova, con la ciurma intenta a recuperare Nami tenuta prigioniera nella tana di un enorme gorilla.

La demo era concentrata principalmente sul sistema di combattimento, non abbiamo dunque potuto valutare l’open world, visto e considerato che questa prova era sostanzialmente un corridoio che non permetteva neanche di accedere alle zone secondarie. Tuttavia abbiamo potuto sbirciare qualcosa, dunque è lecito aspettarsi che le struttura delle zone possa svilupparsi attraverso macro-aree.

one piece odyssey jrpg

Un sistema di combattimento a turni 

Il sistema di combattimento a conti fatti potrebbe rivelarsi ben più profondo di quanto sembra. I turni che scandiscono i tempi delle battaglie seguono le regole dei più classici dei JRPG: sarà permesso controllare un party composto da quattro membri, con la naturale possibilità di scambiare i membri dell’equipaggio. Dato che gli scontri saranno casuali, non saprete mai che tipo di formazione nemica vi si parerà davanti, lo scopo iniziale di ogni lotta sarà quello di trovare la composizione migliore per il gruppo. Ogni membro della ciurma potrà, oltre che utilizzare gli oggetti, sfruttare le sue abilità e caratteristiche uniche, cosa che sembra ben caratterizzata all’interno del gioco ed è stato un piacere vedere come ogni componente di Mugiwara sia stato differenziato con molta attenzione.

Inoltre ogni membro è caratterizzato da tre tipologie di approccio: chi usa la forza, chi la velocità, chi l’astuzia. Questi diversi elementi permettono ai personaggi di primeggiare rispetto ad altri, così come subirne le conseguenze. Per questo sarà importante individuare subito il miglior gruppo da schierare, e iniziare subito con il piede giusto lo scontro. Ogni membro del gruppo inoltre, per sfruttare le sue abilità speciali dovrà consumare la sua barra del mana, alcune mosse inoltre si possono potenziare a patto però di consumare un maggior numero di punti (cosa che ricorda un po’ Octopath Traveler). C’è da dire che si vede come il team di sviluppo si sia impegnato nel ricreare fedelmente le mosse viste nel manga, con un risultato scenico davvero elevato e quella buona dose del fanservice che ci piace.

One Piece Odyssey

Conclusioni 

L’unico vero rimpianto dopo aver provato One Piece Odyssey è quello di non aver potuto mettere mano su una porzione più ampia di gioco. Come detto, la versione di prova, compresa di filmati e dialoghi, sarà durata circa 30 minuti, davvero troppo poco per farsi un’idea precisa del prodotto. Tuttavia il sistema di combattimento lascia ben sperare, visto che da quanto appare in queste prime battute sembra ben strutturato. Bisognerà però vedere come questo si svilupperà a campagna inoltrata, e se la componente strategica degli scontri si intensificherà man mano che si avanza nell’avventura.

La trama probabilmente non farà gridare al miracolo, anche se potremmo comunque trovarci tra le mani un racconto piacevole che accompagni i giocatori attraverso luoghi che non abbiamo mai visto all’interno di One Piece. A conti fatti usciamo dalla nostra prova fiduciosi che questa possa essere all’effettivo la strada giusta per il brand, adesso non ci resta che attendere la release finale.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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