Di titoli che riguardano viaggi o storie interstellari, soprattutto quest’anno, ne abbiamo giocati fin troppi: alcuni di questi sono opere tripla A imponenti (basti pensare a Prey), altri invece sono dei tripla A “fasulli” come No Man’s Sky. Molte software house indipendenti, a differenza delle aziende più grandi, riescono però a portare in questi giochi innovazione e divertimento. Sfortunatamente questo non è il caso di Morphite, videogame realizzato da Crescent Moon Games, Blowfish Studios e We’re Five Games. Volete sapere perché pensiamo ciò? Continuate a leggere per avere tutte le informazioni a riguardo.
Spazio, ultima frontiera…
Morphite è un titolo fantascientifico uscito il 20 settembre su PlayStation 4, Xbox One, PC e iOS. L’opera è ambientata in un lontano futuro, dove l’umanità è riuscita a colonizzare lo spazio fino ai suoi limiti estremi. Noi ci troviamo a impersonare Myrah Kale, una giovane ragazza che si troverà catapultata in un’avventura spaziale molto singolare: dovrà andare alla ricerca di una strana sostanza chiamata Morphite, da cui prende il nome il gioco in questione, e nel farlo scopriremo sempre più dettagli sul suo misterioso passato. Il prodotto in questione è completamente sviluppato in grafica low-poly e prende parecchio spunto dal prima citato No Man’s Sky, riuscendo ad essere però più intrigante, grazie alla storyline che ci accompagnerà nel corso della campagna. Pur essendo un indie e considerando che è disponibile anche per i cellulari di casa Apple, questo titolo ha ben più caratteristiche di quanto ci si possa aspettare dal un videogame del genere.
Già dal menù iniziale possiamo capire come sarà Morphite, ovvero molto semplice ed intuitivo. Iniziata la partita entreremo subito nel vivo della storia grazie al nostro risveglio su di una stazione orbitante. Eseguiremo un breve tutorial introduttivo dove faremo la conoscenza di Mr.Mason, il quale ci darà degli obiettivi da seguire, e di quello che possiamo definire un “compagno da viaggio 2.0”, ovvero la nostra guida informatica: Kitcat (un gatto volante).
Volare, esplorare, sparare, potenziare!
Dopo aver imparato a camminare, sparare e saltare, siamo pronti ad iniziare la nostra prima missione, ed è qui che capiamo di più il mondo di gioco. Saliti sulla nostra navicella possiamo visionare la mappa stellare e cliccare sul punto che vogliamo visitare: questo si evidenzierà di verde nel caso fosse l’obiettivo di una missione da noi selezionata. Il sistema di viaggio è molto semplice, basterà premere sul determinato pianeta per innescare il pilota automatico e, in men che non si dica, arriveremo a destinazione. Una barretta in alto sullo schermo ci indica il carburante rimanente: se nel nostro viaggio decideremo di andare in una parte dell’universo troppo distante, saremo costretti a fare più tappe per recuperare il combustibile appena usato. Di volta in volta potremo imbatterci in navicelle nemiche che ci attaccheranno e a cui potremo dare del filo da torcere grazie ai nostri cannoni al plasma. Sfortunatamente questa fase di shooting non è molto entusiasmante, visto che ci troveremo fermi nello spazio con il solo scopo di sparare a più non posso.
Durante l’esplorazione potremo guardare la fauna ambientale, combattere i nostri nemici, ma soprattutto scannerizzare ogni cosa che ci passa sottocchio, perché utile ai nostri potenziamenti. Grazie alle risorse che troveremo avremo la possibilità di potenziare il nostro personaggio e il nostro mezzo spaziale. Sulle stazioni orbitanti ci sarà possibile accedere a una specie di involucro che ci permetterà di aggiornare la nostra tuta, mentre per modificare la nostra navicella ci basterà salire a bordo e selezionare le componenti che ci interessano.
Dopo aver parlato di ciò che Morphite offre come lato giocabile, andiamo a enunciare il comparto grafico e sonoro. La grafica, come già detto prima, è low-poly e non da nessun fastidio e nella nostra partita non abbiamo notato nessun calo di framerate o altro altri fastidiosi difetti. La colonna sonora presenta suoni e musiche consone al mood dell’opera, sfortunatamente però il doppiaggio e i sottotitoli sono completamente in inglese, limitando così ulteriormente l’utenza a cui è destinato questo titolo. Nonostante tutto, l’opera non ci ha pienamente divertito, forse a causa anche della ripetitività del gameplay, ma a questo va di contro una trama misteriosa e intrigante, che vi spingerà comunque a finire questo gioco.