La saga di Monster Hunter può essere considerata a tutti gli effetti una delle più apprezzate del mondo videoludico degli ultimi anni: impossibile infatti non innamorarsi di questa serie di action pieni di stile e di scelte coraggiose e divertenti, e che sono stati capaci di accompagnare ore e ore del nostro videogiocare su diverse console.
Non a caso, i fan della serie attendono con trepidazione l’uscita del nuovo capitolo, Wilds, che si è mostrato al pubblico nel corso del Summer Game Fest. Nell’attesa, però, Capcom ha deciso di riportare in auge uno spin-off della serie rimasto ancorato ad una console non proprio current-gen: il Nintendo 3DS.
A fare il suo ritorno con un porting su console PlayStation (quindi anche i giocatori PS4 hanno questa possibilità) è Monster Hunter Stories, parentesi più “fanciullesca” della serie che ha come target proprio i più giovani e coloro che vogliono conoscere la saga prima di avventurarsi in titoli più consistenti come World e Rise.
In questa nostra recensione andremo a valutare la riuscita del porting su console casalinga: abbiamo già fornito la nostra opinione sull’originale versione per 3DS in un articolo ad essa dedicata.
Monster Hunter sotto un nuovo punto di vista
Il titolo ci mette nei panni di un Rider, un personaggio che quindi non ha necessità di combattere semplicemente i mostri, ma anzi, ha le abilità per stringere con loro amicizia e creare un legame sin dalla nascita della creaturina.
L’avventura del nostro giovane rider (che può essere personalizzabile con una sufficiente varietà di acconciature, visi, timbri di voce…) prevede insomma la costruzione di una vera e propria squadra di mostriciattoli con i quali combattere una serie di avversari sparsi per il mondo di gioco (se vi ricorda un certo schema di GameFreak, sappiate che non state sbagliando).
Girovagando per il mondo di gioco, composto da foreste, pianure e altri biomi, dovremo andare alla ricerca di tane di mostro, all’interno delle quali trafugare le uova (sperando di non essere beccati dalla mamma-mostro, piuttosto gelosa) per poi far schiudere le uova e allevare le creaturine al loro interno facendole salire di livello mediante i combattimenti.
Nel frattempo, di sottofondo, si sviluppa una trama piuttosto lineare che vede la presenza di un buon numero di personaggi e di diverse cutscenes interamente doppiate. Di fatto, la trama del gioco è poco più di un pretesto per rendere momentaneamente inaccessibili alcune zone della mappa di gioco, mentre il clue del prodotto è appunto il suo gameplay.
Nonostante ciò, la trama risulta avere un’altra funzione essenziale: permettere al titolo, sommando alla conclusione di essa la nostra voglia di “catturarli tutti”, di essere piuttosto longevo, soprattutto in rapporto al prezzo di listino che definiamo competitivo.
Parliamo ora, dato il loro ruolo di assoluti protagonisti, dei “monstie“: versioni, di fatto, più addolcite delle creature che affronteremo nei titoli principali della serie (come ad esempio il piccolo “Ratha the Rathalos”). Le creature non spiccano per originalità del design, ma notiamo una buona varietà all’interno del gioco.
Passiamo poi al mondo di gioco all’interno del quale avranno luogo le missioni (principali, ma anche semplicissime missioni secondarie di raccolta di oggetti o che prevedono la sconfitta di un certo numero di creature). Osserviamo che quest’ultimo non sia stato adattato alla nuova piattaforma di riferimento, decisamente più potente di un 3DS: i luoghi appaiono spogli e i pochi dettagli presenti sono di bassa qualità grafica.
Passiamo poi al combat system, pilastro effettivo del gameplay del titolo, che riprende a piene mani dallo stile RPG a turni semplificandolo ancora di più rispetto a quanto potremmo vedere, ad esempio, in un gioco della serie principale Pokémon.
Potremo infatti scegliere se utilizzare oggetti per curare il nostro mostro, o se attaccare utilizzando una delle tre diverse strategie: potenza, tecnica e velocità, dando vita in sostanza ad una grande partita di sasso, carta e forbici. Ogni creatura infatti prediligerà un tipo di attacco e, una volta imparato il pattern di una determinata specie, basterà utilizzare il giusto contrappeso per avere vita facile.
Trattandosi, come dicevamo in apertura, di un titolo rivolto ai giovanissimi, non immaginavamo certo di trovarci di fronte ad un gameplay particolarmente strategico, ma non riusciamo a intravedere nemmeno l’ombra del combat system, semplice e al contempo complesso, dei giochi della serie principale.
Un adattamento “pigro”?
Cosa differenzia questa versione di gioco da quella per Nintendo 3DS? Pochissimo. Il gioco permette sì una velocizzazione delle fasi di combattimento, ma non vi sono altri stratagemmi che permettono al titolo di essere più rapido e incalzante.
Sotto un profilo puramente tecnico, il lavoro di riconversione è pari a 0: fondi vuoti, animazioni che sanno “di vecchio”, modelli poligonali estremamente basilari che accettiamo di buon grado su un gioco per 3DS, ma che reputiamo poco competitivi su console fissa. In compenso, non abbiamo avvertito problemi significativi di ottimizzazione o di frame rate.