Mistborn The Deckbuilding Game Recensione: la magia dei metalli torna a vivere in un mazzo di carte

Il mondo di Brandon Sanderson prende forma in un deckbuilding profondo, personalizzabile e carico di atmosfera. Siete pronti a bruciare metallo per forgiare la vostra leggenda?

Simone Lelli
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Simone Lelli
Editor in Chief
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri...
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9 Eccellente
Mistborn: The Deckbuiliding Game

C’è una cosa che Mistborn: The Deckbuilding Game riesce a fare fin dai primi minuti di gioco: evocare quel senso di potere nascosto e raffinato che rende la saga di Sanderson così magnetica. Il gioco di carte, pubblicato da Brotherwise Games e ideato da John D. Clair, ci cala nei panni di un Mistborn, un potente allomante in grado di manipolare il mondo bruciando metalli. Il cuore del sistema è un deckbuilding puro, ma che si differenzia per un approccio decisamente più “libero” rispetto ad altri titoli del genere: il giocatore non è mai vincolato a una strada prestabilita e può cambiare approccio, strategia e poteri nel corso della partita, adattandosi in tempo reale agli avversari o alle condizioni di gioco.

Si parte con un mazzo base e accesso ai nove metalli iconici della saga, ma è la scelta delle carte successive a plasmare davvero l’identità del proprio Mistborn. Ogni metallo corrisponde a un approccio diverso: Ferro per attrarre, Rame per curarsi, Peltro per difendersi, Bronzo per abilità aggiuntive… e poi c’è l’Atium, il metallo più raro, potente e determinante. Non solo per i suoi effetti, ma perché rappresenta una delle chiavi per la vittoria. In modalità competitiva, il gioco prevede ben tre condizioni differenti per trionfare – completare tutte le missioni, sopravvivere come ultimo giocatore o giocare Atium sulla carta “Confrontation”. E in quella cooperativa, la sfida si fa più intensa: il Lord Reggente si difende con ferocia e intelligenza, supportato da carte alleate ed editti che mettono costantemente alla prova l’equilibrio del gruppo.

Un deckbuilding che lascia spazio alla creatività

Quello che colpisce è la flessibilità offerta dal sistema. Non si è mai vincolati a una build fissa: le carte si adattano, si combinano e possono persino essere usate in modi alternativi grazie al sistema di “Burn” e “Flare” dei metalli. Se sei addestrato a usare un determinato numero di metalli per turno, puoi forzarne l’uso extra “Flaring” – un’azione che spinge il giocatore a gestire risorse e timing con attenzione quasi scacchistica. Questo tipo di scelte aggiunge spessore tattico a ogni singola mossa, soprattutto quando il tavolo si fa più aggressivo.

La presenza dell’Atium come metallo jolly, ma a uso singolo e non “Flareabile”, inserisce un ulteriore livello di tensione nella pianificazione. Giocarlo troppo presto può compromettere il finale, ma attendere troppo rischia di far perdere il momento giusto. In questo, il gioco riesce a ricreare quel senso di potere contenuto, pronto a esplodere, che è centrale nella narrativa dei romanzi.

Una delle qualità migliori di Mistborn: The Deckbuilding Game è la possibilità di scegliere liberamente tra modalità competitiva e cooperativa, senza che nessuna delle due risulti forzata o meno curata. In solitaria o con amici, affrontare il Lord Reggente diventa una vera sfida, specie perché il nemico evolve grazie a un mazzo dedicato che introduce alleati e penalità per i giocatori. In alcune partite, il boss si è dimostrato talmente resiliente da richiedere il completamento di tutte le missioni per impedirgli di continuare a rigenerarsi, dimostrando che il gioco non perdona l’improvvisazione. Serve sinergia, pianificazione e una buona dose di coraggio per affrontarlo davvero.

In competitivo, invece, il gioco prende una piega più dinamica e pungente. Le interazioni tra i giocatori sono concrete, alcune carte permettono attacchi diretti o rallentamenti reciproci, e non mancano gli scontri all’ultima mossa per l’uso dei metalli più forti. L’esperienza cambia a seconda del gruppo, e questo ne aumenta notevolmente la rigiocabilità.

Stile e atmosfera: quando la carta sa emozionare

Dal punto di vista estetico, il gioco è una gioia per gli occhi. Le illustrazioni firmate da Alexander Ngo (e altri) restituiscono l’epicità del mondo di Scadrial, con un uso sapiente dei colori e delle composizioni. Le carte sono varie, ben realizzate e alcune – come la versione olografica dei personaggi – riescono perfino a sorprendere. Se siete fan della saga, riconoscerete molti dettagli visivi delle abilità e delle magie; se non lo siete, sarà comunque un piacere assistere a un duello arcano tra caster che si scambiano fendenti di energia al ritmo dei metalli.

Sul fronte della narrativa, il gioco fa un passo indietro rispetto a titoli più esplicitamente story-driven, ma non lo vive come un limite. Anzi, sfrutta il background dell’universo narrativo come base per meccaniche solide, e lascia ai giocatori il compito di “scrivere” il proprio scontro con carte e scelte.

Mistborn: The Deckbuiliding Game
Eccellente 9
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.