Mission: Impossible – The Final Reckoning Recensione, uscire di scena in grande stile

Tutte le cose belle hanno una fine e Mission: Impossible - The Final Reckoning fa uscire di scena al meglio la squadra e la serie: ecco la recensione!

Tiziano Sbrozzi
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Tiziano Sbrozzi
Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona...
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Recensioni
Lettura da 8 minuti
8.5 Ottimo
Mission Impossible: The Final Reckoning

Impossibile è il fatto che stiamo scrivendo la recensione dell’ultimo capitolo, l’ultimo di una saga che è stata capace di far sognare, ispirare e cambiare incontrovertibilmente il modo di fare cinema (non solo quello d’azione). Sebbene sia chiaro che Mission Impossible: The Final Reckoning rappresenti il canto del cigno di un progetto nato quasi senza pretese, nel lontano 1996 con Brian De Palma alla regia, di sicuro non ci si aspettava di certo che si sarebbero spinti così avanti: le premesse c’erano tutte e di fatti il primo film fu un successo non da poco al botteghino, tanto che poi passò nelle mani di Jhon Woo.

La serie ha visto avvicendarsi alla regia nomi come J. J. Ambrams per il terzo film e Brad Bird per il quarto, che ha in qualche maniera fatto da spartiacque per poi cedere le redini delle missioni impossibili a Christopher McQuarrie, che dal 2015 ci porta in tutto il mondo, facendoci indubbiamente sognare. Saranno riusciti Tom Cruise e compagni a farci vivere il grande cinema, ancora una volta? Ecco la recensione che lo dimostra o lo smentisce!

La sua missione…

Avevamo lasciato Ethan Hunt (Tom Cruise) e la sua squadra di “spettri” alle prese con l’Entità: una pericolosissima Intelligenza Artificiale endemica, capace di controllare non solo il mondo digitale o informatico, ma anche quello analogico, grazie alla sua infallibile potenza di calcolo che le permette di “prevedere”, in un certo senso, il futuro possibile, escludendo scenari irrealistici e prendendo per buoni quelli che invece hanno maggiori possibilità di realizzarsi. Dopo aver di fatto brutalmente perso contro l’entità e il suo sgherro, Gabriel (Esai Morales), Ethan decide di riorganizzarsi e lascia il suo esperto di sistemi Luther (Ving Rhames) al lavoro: l’uomo produce di fatto un virus capace di ingannare l’Entità qualora ci entrasse in contatto. Perché la missione impossibile di Ethan si realizzi, bisognerà agire su più fronti, fidarsi di più persone (talvolta sconosciute) e giungere sotto i mari, per trovare il leggendario sottomarino che contiene il codice sorgente dell’Entità.

Senza volervi dire altro che già non sappiate, immaginate che questo Mission Impossible: The Final Reckoning rappresenti l’essenza di tutti questi decenni, vissuti con Ethan e la squadra (avvicendatasi di volta in volta, è chiaro), condensati in un unico, lunghissimo e spettacolare film. Sebbene non tutto sia andato “secondo i piani” e Ethan non abbia rispettato un ordine nemmeno questa volta, il film non ci ha deluso, e al netto di alcune scene dimenticabili, possiamo dire che il risultato è un cocktail esplosivo di azione e adrenalina sempre alta – segno che il gruppo ha imparato dagli errori compiuti col film precedente, decisamente troppo lento – e capace di farci vivere di nuovo il grande cinema in sala, così come è sempre stato pensato.

Tom Cruise nei panni di Ethan Hunt in una scena del film

…se deciderà di accettarla…

Tom Cruise è letteralmente un “pazzo”: non solo è il volto più iconico di Hollywood, non gli basta essere l’attore vivente con il salario più alto nella storia del cinema, non a caso è un produttore (anche di sé stesso) ma ci lascia sempre di stucco. La follia di quest’uomo (e la sua impareggiabile bravura) lo portano all’età di 62 anni a farsi ancora gli stunt da solo: non gli erano bastati il Burj Khalifa (che ha scalato in parte nel 2011 nel quarto film), la scena iniziale del quinto film in cui decolla con un aereo (ma lui è all’esterno di quest’ultimo), qui ha voluto proprio superarsi utilizzando due aerei “storici” ovvero dei biplano ultraleggeri sui quali si arrampica con la leggerezza di un ventenne.

Simon Pegg (che veste i panni di Benji) invece rappresenta la spina dorsale della squadra, in controtendenza con il comportamento folle e spericolato del partner Ethan (che ha sempre visto come un mentore ma che da 3 episodi a questa parte, tratta da pari), l’attore britannico tende ad essere un po’ la nostra ancora di salvezza in questo marasma. Non perde mai la calma, si fida ciecamente del suo team e così facciamo anche noi.

Hayley Atwell (Grace) è favolosa: la controparte femminile di Ethan è perfetta in questa pellicola, mai scontata e non banale, riesce a mostrarci come un’agente segreto possa essere poliedrico e privo di “sesso” specifico, trovandosi spesso anche ad affrontare uomini a suon di calci e pugni. La squadra lavora al meglio, per regalarci un ultima, grande missione che ha i suoi limiti e che spesso è Ethan centrica ma nessuno è perfetto, men che meno un film chiamato Mission: Impossible.

…questo messaggio si autodistruggerà entro cinque secondi, buona fortuna Ethan!

Mission Impossible: The Final Reckoning è azione, grande cinema e divertimento puro: il film non stacca mai la spina, facendoci vivere un caleidoscopico addio a quelli che sono stati – per molto tempo – dei compagni di viaggio insostituibili. La vera missione impossibile sembra essere quella di condensare quasi trent’anni di successi in un unico film che ne rispetti l’essenza, la storia e la cultura che hanno portato fin ora. Ancor più complesso è raccontarvi senza rovinarvi le sorprese, i colpi di scena, e i momenti più iconografici di questo film “impossibile”.

Eppure, se loro sono riusciti in questa impresa, tocca anche a noi: il film condensa momenti che ci ricordano il passato, alcuni nascosti “in piena vista”, altri più palesi con scene prese direttamente dai film precedenti, senza risparmiarne nessuno. Sono presenti meno maschere, questo si, può essere detto, e in generale si respira un’aria da Mission: Impossible prima serie, dove Ethan è al centro totale dell’azione, indubbiamente si percepisce il desiderio di Tom Cruise di non “lasciare andare” il personaggio, passando quanto più tempo (meritato) possibile a schermo.

Accadono cose impossibili a schermo? Ovvio. Per l’ennesima volta, Ethan sopravvive a situazioni improbabili? Certamente! Dunque è un vero Mission: Impossible, senza colpo ferire, uno dei più riusciti. Resta l’amaro in bocca, perché obbiettivamente certe cose come questa non vorresti vederle finire mai. Buona fortuna alla squadra, è l’augurio migliore che possiamo fargli e un “grazie” per tutte le ore di intrattenimento che ci hanno regalato, ci sembra d’obbligo.

Mission Impossible: The Final Reckoning
Ottimo 8.5
Voto 8.5
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.