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MADiSON – Recensione, cambia la tua storia con un flash

Il mercato dei videogiochi a tema horror è da sempre tra i più influenti nell’industria dell’intrattenimento interattivo digitale, un genere che vive attraverso opere che nel tempo sono entrate di prepotenza nella cultura pop. Una quantità di prodotti che non solo hanno mantenuto il proprio alone di mistero e spavento, ma sono riusciti a trasmettere la propria unicità e particolarità. In questa recensione analizziamo proprio una delle ultime uscite di questa branca, ovvero MADiSON, la prima opera di Bloodious Games.

Un’oscura verità

La storia racconta di Luca, un ragazzo che uno sfortunato giorno si risveglia misteriosamente all’interno di una stanza chiusa, e con entrambe le mani insanguinate. Senza alcun ricordo di cosa è successo nelle ultime ore e del perché suo padre risulti estremamente sconvolto, il protagonista decide che è il momento di scappare da qualsiasi tragico evento il destino sembra avere in serbo per lui. Purtroppo, ben presto viene incontro ad oscure verità che riguardano la vita dei suoi nonni e la loro casa, delle visioni, dei nomi e altri elementi che preferiamo non anticipare. La sceneggiatura offerta dal team di sviluppo non è complessa e articolata, mancando qualsiasi guizzo di originalità e utilizzando una struttura narrativa vista e rivista in molteplici altri videogiochi.

MADiSON

Quello che realmente funziona sono il ritmo e la sensazione di curiosità, in un mondo di gioco che si evolve ogni minuto che passa. MADiSON riesce senza problemi a tenere alta l’attenzione del giocatore – come abbiamo constatato durante il gameplay per la recensione – attraverso una buona scrittura dei dialoghi, che usufruisce di diversi rimandi alla religione cristiana per creare un certo grado di angoscia e immedesimazione nel giocatore, che ne apprende un minimo di simbologia e principi.

I complimenti vanno sicuramente ai doppiatori inglesi, che riescono a far trasparire le emozioni dei personaggi senza nemmeno vederli in viso. La traduzione scritta in lingua italiana non è nemmeno malvagia, e segue fedelmente il parlato. L’opera di Bloodius Games riesce a prendere i tempi corretti per analizzare le diverse disgrazie e i fenomeni che circondano Luca, seppur delle volte metta da parte l’esperienza puramente ludica per questo specifico motivo.

Un’altra tecnica che gli sviluppatori hanno studiato per catturare l’utente sono le ambientazioni. In questa recensione abbiamo notato come la disavventura raccontata in MADiSON non ha come protagonista solo lo sventurato umano di turno, ma perfino il mondo che circonda l’intera vicenda. L’atmosfera lugubre e oscura di ogni stanza, giardino o cimitero trasmette un maggiore senso di pericolo, arricchito anche dal buon sound design degli oggetti. Infatti, l’idea è quella di far sentire i rumori degli oggetti o spostarli in maniera casuale per creare una continua sensazione di pericolo, come se qualcuno osservi in continuazione ogni azione da noi operata.

Allo stesso tempo, però, il gioco non riesce a offrire quel grado di paura ricercato dagli sviluppatori. Questo è dovuto che il pericolo non è realmente presente, almeno nella maggior parte delle circa quattro ore che servano a completare il viaggio. Inoltre, MADiSON fa l’errore fatale di basare principalmente il suo effetto spavento nella tecnica del jump scare. Uno metodo sicuramente efficace e dal facile utilizzo, ma un horror intelligente avrebbe utilizzato ulteriori elementi per destabilizzare in continuazione l’esperienza. Un vero peccato, perché un maggiore studio di cosa rende accattivante il genere avrebbe sicuramente giovato all’intera esperienza.

MADiSON

Ricordi scomposti

L’appeal di un videogioco deriva molto dal suo gameplay, e la prima creazione di Bloodius Games cerca fin troppo di seguire gli schemi del genere. La struttura di gioco si presenta quasi come un punta e clicca in prima persona, dove l’utente deve cercare degli oggetti e indizi chiave per poter proseguire nel suo viaggio. Il movimento del giocatore è macchinoso e lento, tanto da voler quasi offrire una sensazione di squilibrio in specifiche situazioni. Una scelta voluta e che in generale apprezziamo, visto che trasmette una certa sensazione di inferiorità anche con il solo mondo circostante.

La mancanza di armi dirette dimostra l’intenzione degli sviluppatori di mettere l’azione da parte. Il titolo ricerca il suo appeal nell’esplorazione, la risoluzione degli enigmi ambientali e il suo racconto. Un’idea che di base è in grado di creare una buona struttura ludica ma che, purtroppo, durante il playthrough per la recensione di MADiSON, non ci ha convinto pienamente. Gli enigmi ambientali sono di buona qualità e richiedono al giocatore di pensare agli indizi che gli sviluppatori hanno lasciato in ogni angolo.

Il livello di sfida aumenta gradualmente nel corso del gioco, ma non diventano mai troppo complessi da mettere seriamente alla prova la mente dell’utente. Infatti la risoluzione è spesso a portata di mano, tanto da essere suggerita quasi direttamente da Luca o dagli indizi. Una maggiore difficoltà non ci sarebbe dispiaciuta, viste comunque le buone idee e varietà presente in questa sezione di gioco.

Nel corso del gioco Luca deve collezionare una determinata serie di oggetti, con l’obbiettivo di utilizzarli al momento opportuno. Il giocatore deve comunque stare attento, visto che possiede un limitato numero di tasche da trasporto. Fortunatamente, ben presto è sbloccato un deposito dove raccogliere il materiale inserito in diverse ambientazioni. Questo crea un piccolo effetto di backtracking forzato, che però non rovina l’esperienza generale. Sicuramente sarebbe stato più comodo trasportare un numero illimitato di oggetti, così da annullare certi meccanismi, che servono solo a rendere un po’ più longeva l’esperienza.

La meccanica principale del gameplay è legata alla fotocamera. Luca utilizza questo strumento in molteplici situazioni, e spesso è la reale risposta a qualsiasi domanda. L’utente deve utilizzarla per risolvere enigmi ambientali, raccogliere i collezionabili, accecare i nemici o semplicemente illuminare la via. All’inizio funziona molto, ma andando avanti diventa fin troppo evidente il momento in cui deve essere utilizzata per risolvere e avanzare.

Un piccolo consiglio, visto che il flash della fotocamera è il miglior amico del giocatore, è preferibile non giocare il prodotto se accusate di disturbi visivi di qualche genere. Non è un caso che, nel menù di pausa, gli stessi sviluppatori consigliano di fermarsi un momento se si sente un qualche genere di mal di testa o segni di stanchezza. Il motivo è dovuto al massiccio utilizzo di luci a intermittenza e la massiccia flash.

MADiSON

Un continuo deja vù

In fase di recensione abbiamo notato come MADiSON, nella sua versione PlayStation 4, non soddisfi appieno l’occhio dello spettatore. Nel lato puramente tecnico l’ambiente di gioco è accettabile e ben costruito, unendo intelligentemente elementi di riproduzioni dal vivo come video e fotografie. Purtroppo l’immedesimazione va a perdere attraverso delle texture in bassa risoluzione e, in generale, un art style che non ha niente di realmente originale. La situazione migliora in modo sostanzioso su console di generazione moderna.

In generale, l’intero grosso problema del gioco è la continua sensazione di deja vù. Ispirandosi a molteplici horror famosi degli ultimi dieci anni, i ragazzi di Bloodius Games non hanno saputo dare una forte personalità alla loro prima, per elementi di gameplay, narrativa o di atmosfera. MADiSON non riesce a dare spazio alla propria voce nonostante delle buone trovate. Una maggior presenza del mostro di turno, con tanto di un’IA di alto livello, sarebbe magari stato il trucco per dare quel pizzico in più che serve all’intera esperienza. Apprezziamo comunque la totale assenza di una colonna sonora, che ci fa concentrare con maggior attenzione sui rumori e sul sound design generale.

Un piccolo consiglio, nella versione PS4 è preferibile scaricate ogni aggiornamento disponibile prima d’iniziare la propria partita, dato che vanno a correggere dei gravi bug che rendevano impossibile giocare.

MADiSON

6.5

MADiSON è un gioco horror che non fa niente di sbagliato, ma non è nemmeno niente di eccezionale. La sua breve durata permette di vivere un'esperienza piacevole ma al tempo stesso poco originale, da un gameplay poco stratificato, poco spaventoso e dagli enigmi ambientali fin troppo intuitivi. Un prodotto che sicuramente fa piacere ai novizi del genere o per chi ha una continua fame di storie horror, ma che non riesce realmente a imprimersi in un mercato agguerrito come quello videoludico.;s

Giona Corucci
Io vivo e corro con il vento, ma la mia passione per la cultura pop è rimasta ancorata sin da quando ho ricordo. Ne è passato di dai tempi delle demo nelle merendine, e sono diventato un appassionato di molti settori di questo mondo: dai videogiochi al cinema, fino all'animazione e perfino la letteratura. In questo periodo della mia vita, spero di portare contenuti di qualità all'interno di Game Legends.

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