Lore Ambientale: l’effetto della trama silente all’interno dei videogiochi

Patrizio Coccia
Di Patrizio Coccia GL Originals Lettura da 7 minuti

I videogiochi come medium possono veicolare emozioni, sensazioni, ambienti e storie a proprio piacimento, in un mondo creato ad hoc e plasmabile dalla fantasia umana. Tuttavia, spesso quello che colpisce il giocatore è solo una parte di qualcosa di più grande è complesso, un’immagine bella chiara ma che ne nasconde altre cento ancora più sottili e velate. La lore ambientale, se così la vogliamo chiamare, è consolidata in tante opere, spesso utilizzata come escamotage per narrare fatti o lasciare libera immaginazione agli utenti, così la elaborare teorie o interpretazioni varie. L’ultima fatica di Remedy Studios, ossia Control, è solo l’ennesimo gioco di una lunga lista che usa la forza di questo mezzo per raccontare un intero mondo pensato nei minimi dettagli. Per noi invece il titolo dei creatori di Quantum Break, almeno in questa sede, è solo un pretesto per approfondire l’intera faccenda, spiegando le reali potenzialità della lore e di come in alcuni casi si è rivelata essere una vera e propria fortuna per alcuni giochi.

Remedy

Nulla è reale, tutto è lecito

Sebbene la citazione con cui iniziamo questo paragrafo sia decontestualizzata, è sicuramente un ottimo spunto per iniziare la nostra disanima. Il videogioco come lo intendiamo è un mondo gestito da creativi, dove noi utenti sottostiamo a determinati tipi di regole. Ci sono titoli però che non si limitano a farsi fruire, ma veicolano il giocatore in storie e mondi mai visti prima. Sebbene ormai viviamo in un’epoca dove il medium videoludico è ampiamente consolidato ed esplorato, inizialmente il gioco come noi lo intendiamo era qualcosa di più semplice e non così malleabile. Agli albori, infatti, venivano concepite trame abbastanza lineari, senza spunti particolari o intrecci troppo elaborati. Adesso invece è tutto cambiato, l’evoluzione ha fatto il suo corso e la storia è diventata parte integrante dell’esperienza e uno dei cardini per valutare e apprezzare l’opera multimediale in tutta la sua pienezza. Adesso grazie all’arrivo degli open world o di molteplici personaggi, caratterizzare nel minimo particolare ogni aspetto della propria produzione diventa fondamentale, così da poter in un certo senso incentivare il giocatore alla ricerca della conoscenza di quel particolare universo. Adesso siamo circondati da opere pregne di background, tanti piccoli dettagli che, se sommati gli uni con gli altri, formano delle basi solide sia per la storia sia per il gioco generale.

Prendete come esempio generale – non a caso un maestro di questa tecnica – Dark Souls: la serie targata From Software getta l’utente subito nel gameplay nudo e crudo, lasciando giusto intuire con poche parole lo scopo finale di tutto. Per tanti l’anima oscura non è altro che un mero pretesto per sconfiggere giganteschi e tenebrosi boss, ma dietro a questa apparenza cela molto bene quell’elemento che non viene minimamente messo in risalto, ossia la trama. Quest’ultima all’interno dei Souls è tremendamente celata, tanto che solo un bell’occhio esperto e attento può comprendere alcuni dettagli delle texture o, addirittura, due semplici righe di dialogo che in realtà potrebbero nascondere di tutto. Il bisogno di scoprire tutti i segreti di questo mondo, ha spinto i giocatori a confrontarsi, teorizzare e tanto altro, creando così una community compatta e affiatata che siamo sicuri rimarrà attiva per ancora tanti anni.

Diamo un nome alle cose

Questa è senza mezzi termini una grande idea narrativa, che noi videogiocatori abbiamo coniato in Lore. Il termine descrive in modo rapido, efficiente e d’impatto, una raccolta di storie che narrano – in modo sicuramente non esplicito – alcuni fatti o eventi accaduti nell’universo del gioco stesso. Agli albori del videogioco queste sotto trame venivano poi puntualizzate magari sul libro di istruzioni o comunque lasciate emergere per vie trasversali (ovviamente questo modo di fare dipendeva inevitabilmente dallo spazio nel disco), ma adesso per fortuna le cose sono cambiate. Tuttavia c’è un luogo comune da sdoganare, ovvero che questo espediente narrativo sia legato unicamente ai titolo fantasy, quando invece si può considerare “trama segreta” qualunque documento o elemento di testo presente in tanti giochi.

Qualunque cosa facciate, comunque, la lore non intacca minimamente la vostra esperienza. Non subirete varianti nel vostro modo di giocare o imprevisti di nessun genere, la scelta di seguire queste piccole molliche di pane, per così dire, non vi darà niente di più che una conoscenza più profonda dell’universo creato in quel particolare gioco. La scelta spetta a voi e, come già accennato nell’esempio di Dark Souls, certi elementi possono diventare veri e proprio fenomeni di culto per i videogiocatori. Indubbiamente per sfruttare la trama nascosta il titolo deve incuriosire e stimolare il giocatore a ricercare determinate situazioni, questo richiede anche alle case di sviluppo un maggiore sforzo creativo su cui, ormai, si punta davvero molto. C’è da fare una precisazione però: se non assimilata appieno, la lore può tagliare le gambe alla voglia di giocare, visto che una volta completato un determinato prodotto l’utente potrebbe tranquillamente passare ad altro. Aver appreso un particolare evento passato può rafforzare ancora di più una determinata scena, come può aiutare anche a capire la caratterizzazione di determinati personaggi, la loro storia e cosa li ha cambiati nel profondo. Le case di sviluppo, chi in modo più leggero e chi più prepotentemente, ormai fanno tutte forza sulla lore per raccontare sotto trame intriganti, per scovare queste particolari sottigliezze vi conviene inserire nella vostra console un vecchio gioco che vi siete sbrigati a finire, ricominciatelo facendo attenzione ai dettagli e scoprirete che il nostro medium davvero non ha confini.

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Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.