Una situazione di disagio che qualsiasi videogiocatore ha provato almeno una volta è quando si sta aspettando qualcuno o qualcosa e si ha voglia di giocare, ma non si sa se si riesce a finire una partita in tempo; l’amico che viene a chiamarti, la pizza ordinata per cena, la ragazza che sta finendo di prepararsi sono tutte situazioni in cui per ammazzare il tempo si farebbe ricorso ai videogiochi, ma si sa che essi richiedono un minimo di tempo e che le partite vanno finite una volta iniziate, sperando di non interromperle a metà; nell’ultimo dei casi elencati, invece, si farebbe comunque in tempo a passare da Bronzo V a Gold I su League of Legends. Per aiutarci in queste situazioni di “disagio” ed indecisione esistono i piccoli titoli come Loot Hero DX, protagonista di questa recensione, che oggi ci farà sentire un po’ anziani in un mondo a pixel e in 2D.
Una storia originale ed innovativa
La trama del gioco è qualcosa di mai visto prima: un drago attacca la città ed il cavaliere di turno dovrà sconfiggerlo. Esattamente, la storia non ha niente di originale, anzi, è un classico fiabesco utilizzato fino allo sfinimento, ma va benissimo così, poiché la storia sarà del tutto marginale e, senza esagerare, se fosse assente nessuno avrebbe da ridire. Poiché il gioco è, come si dice in modo colloquiale, uno “sciacqua cervello”, la storia deve essere solo di sfondo, qualcosa che non richieda attenzione o di ricordarsi qualcosa di specifico (in questo caso non ci sarà necessita di ricordare assolutamente nulla). I vari mostri che incontreremo nei livelli, i boss locali e quant’altro verranno messi lì senza perché o percome, al semplice fine di occupare un ruolo nel gioco e senza una qualsiasi presentazione o introduzione nel concetto, anche perché probabilmente nessuno gli darebbe importanza in un gioco del genere.
Run Hero, RUN!
Dopo la premessa sulla trama completamente omissibile del gioco, il pubblico si starà sicuramente chiedendo cosa compensa ciò, e la risposta è la più ovvia che possa esserci: il gameplay. Loot Hero DX è un gioco adatto a brevi partite (si può completare la prima run in meno di 15 minuti), dove basta utilizzare un unico tasto per andare avanti. Puntando infatti il cursore nella direzione da noi scelta e premendo il tasto sinistro del mouse avanzeremo infatti verso di essa; proprio avanzando sul nostro percorso sconfiggeremo i nemici che di volta in volta ci si pareranno di fronte: andandoli addosso infliggeremo loro un danno in percentuale alla nostra statistica di attacco e subiremo un contraccolpo attenuato dalla propria statistica di difesa. Uccidendo i nemici ci verranno lasciate delle monete e degli oggetti per ripristinare la nostra salute. Con i soldi guadagnati potremo effettuare degli up-grade alle statistiche del nostro personaggio, divise in Attacco, Difesa, Probabilità Critica e Velocità; livellare queste caratteristiche sarà necessario per procedere, poiché i nemici, andando avanti nei livelli, diventeranno sempre più resistenti. Questo accade anche una volta finito il gioco, poiché ci verranno proposti gli stessi livelli (più alcuni bonus) ma con difficoltà superiore.
Dovrebbe stare in un museo
Loot Hero DX è carino come passatempo, e nel complesso risulta essere anche un indie abbastanza valido, però, come ogni cosa, ha i suoi pro ed i suoi contro. Dal punto di vista del gameplay niente da dire: carino, semplice e simpatico. Il problema sopraggiunge nella grafica, la quale è sì in pixel-art, ma la sgranalatura da veramente un brutto effetto visivo al gioco, facendo pensare che essa sia stata trascurata, poiché molti titoli con la stessa linea grafica hanno dimostrato di poter creare del carino anche con i “quadrettoni”, trasmettendo anche una sensazione piacevole all’occhio. Il gioco avrebbe avuto un gran successo su mobile a mio parere, dato che la ripetitività dei livelli ogni volta sempre più difficili è un giusto compromesso tra un gioco che sia semplice nelle sue meccaniche ma anche intrigante. Purtroppo la grafica influenza molto il giudizio finale, facendo pensare che questo sia un gioco a basso budget addirittura di fine anni ’90, poiché i volti di Solid Snake in Metal Gear Solid o i personaggi di Tombi, riferendoci alla storica prima console di Sony, risultano essere cento e più volte meglio definiti; a differenza di essa invece spezzerei una lancia a favore delle colonne sonore, molto carine, rilassanti e che trasmettono un senso di pace e nostalgia al giocatore.