Lightyear Frontier – Recensione, Il Paladino della Frontiera

Ecco la recensione di Lightyear Frontier, un gioco avventuroso basato sulla creazione di oggetti, sviluppato da FRAME BREAK ed Amplifier Studios.

Daniele Antonelli
Di Daniele Antonelli - Contributor Recensioni Lettura da 7 minuti
7.5
Lightyear Frontier

Tra una quantità sempre più gremita di titoli votati al caos, Lightyear Frontier, di cui vi parliamo in recensione, si presenta come un gioco molto più tranquillo, un titolo sì avventuroso, ma con gestionali.

Sviluppato da FRAME BREAK ed Amplifier Studios, Lightyear Frontier è uscito finalmente dalla fase di early access il 19 marzo, e propone una nuova esperienza agricola open-world su un pianeta alieno. Vestiremo i panni di un agronauta, partito con il suo fidato mech agricolo, alla ricerca di un nuovo mondo da colonizzare dopo la rovina del pianeta Terra.

Il viaggio del nostro pioniere subisce una battuta di arresto su un pianeta di frontiera, a causa di un guasto. Risvegliatosi dopo l’atterraggio di fortuna, l’agronauta viene contattato da “Piper“, l’IA di un satellite precedentemente lanciato vicino al pianeta, per supportarlo nel ritrovamento del suo fidato mech agricolo e le sue attrezzature. Recuperato il mech, l’agronauta decide di esplorare il pianeta e mettervu radici.

I mech sono il futuro!

Lightyear Frontier si discosta dai giochi di sopravvivenza e creazione di oggetti classici, incentrando le proprie meccaniche di produzione e recupero di risorse sull’utilizzo di mech. Inoltre, non rispetta le classiche convenzioni del genere, rimuovendo le caratteristiche simil-survival, come  la necessità di bere, mangiare e dormire, allo scopo di mantenere un’atmosfera calma e non vincolata dal tempo. Le ambientazioni propongono toni suggestivi dai colori vivaci, accompagnate dal realismo dei movimenti del mech, da una colonna sonora rilassata e dai richiami della fauna. Tutto ciò riesce a scatenare il desiderio di scoperta nel giocatore.

Anche se focalizzato sull’uso di mech però, Lightyear Frontier non propone nessuna meccanica legata al combattimento, tuttavia il tasso elevato di distruttibilità ambientale riesce tranquillamente a compensare questa mancanza.

Tutte le azioni effettuate con il mech, dalle più semplici alle più complesse, risultano appaganti e divertenti. Per esempio, piantare una semenza assume un tono completamente differente, quando viene sparata da un fucile e centra perfettamente una zolla di terra, o irrigare un campo invece ha più impatto se fatto con un mortaio. L’utilizzo dei mech riesce ad arricchire le meccaniche gestionali del genere, incentivando il giocatore a raccogliere risorse per migliorare il proprio mezzo e sbloccare nuove funzioni come l’aratro, una riserva di carburante maggiorata per i razzi o la possibilità di correre a pelo d’acqua con il solca acque.

La vita nella frontiera spaziale

La gestione dell’eso-fattoria non si pone come elemento preponderante: il suo scopo è fornire al giocatore un ritrovo dove stoccare risorse e migliorare le proprie attrezzature. All’interno dell’eso-fattoria possiamo svolgere azioni come coltivare semenze aliene di vario genere, dalle zucche di roccia ai ramoscelli elettrici, oppure processare le risorse in materiali complessi, grazie a macchinari dedicati quali frantoi, macine e fornaci. Lo stoccaggio di materiale è gestito da un sistema basato sul peso massimo, che potremo conservare in differenti tipologie di contenitori, mentre le risorse in eccesso possono essere vendute alla commerciante per acquistare progetti, semenze e modifiche estetiche del mech.

L’interazione con la fauna, al momento, si limita al nutrire gli animali ed i loro nidi con mangimi ricavati dalle colture, tuttavia secondo la roadmap del gioco, più in là sarà possibile anche allevarli nella fattoria. Nutrire il singolo animale permette di ottenere risorse relative alla sua regione, mentre, alimentare i nidi, consente di avere effetti di una magnitudo superiore, quali la rigenerazione accelerata dei depositi di risorse.

La personalizzazione è uno dei punti di forza di Lightyear Frontier: non solo possiamo ridipingere tutto quello che ci circonda, armati di sparavernice, ma gli elementi decorativi posti vicino all’abitazione dell’agronauta né innalzano il livello di comfort, garantendo benefici passivi come ad esempio il colpo critico nella raccolta di risorse. La modalità apripista del mech permette di creare strade e percorsi all’interno dell’ambientazione, l’utilizzo di cartelli e vernici su queste strade consente di stabilire scorciatoie, al fine di muoversi agilmente tra le regioni della mappa oppure segnalare i depositi di risorse rare.

L’esplorazione è il fulcro dell’avventura: ogni regione contiene nuove risorse da scoprire e antiche rovine, le quali custodiscono il passato della civiltà antecedente all’arrivo dell’agronauta, e possono fare luce sulla causa del misterioso inquinamento del pianeta. Prima di poter ottenere le risorse custodite all’interno delle regioni è necessario bonificare l’ambiente rimuovendo le fonti inquinanti, costituite da melme e malerbe nocive. Dopo aver purificato una regione, le colture rifioriranno, gli animali usciranno dai loro nidi, e i minerali si riformeranno nei depositi.

Abbiamo testato Lightyear Frontier a prestazioni elevate su PC, avvalendoci di una scheda video nvidia RTX 3070 ed un processore ryzen 7 3700x. Il risultato è stato buono, dato che giocare con una build del genere ci ha permesso di giocare senza interruzioni.

Sfortunatamente, l’esperienza attualmente proposta risulta poco longeva, e può essere completata in solitaria nell’arco di 10 ore, mentre in multigiocatore questo tempo viene ulteriormente ridotto. Elementi come gli interventi di Piper, la voce narrante del gioco, in alcuni momenti possono rovinare l’esperienza complessiva, sovrapponendosi alle linee di dialogo relative alla trama, come ad esempio durante l’interazione con la fauna al passaggio del mech. Tra i punti di forza del titolo troviamo una grande cura nei dettagli all’interno dell’ambiente di gioco, che, unita al realismo nei movimenti del mech, coinvolge il giocatore nell’esplorazione di biomi suggestivi. La possibilità di distruggere e ricostruire quasi ogni elemento è un altro punto chiave capace di dare voce alla vena creativa del giocare, non solo per realizzare la sua fattoria ideale, ma intere città, foreste, strade e campagne.

Lightyear Frontier
7.5
Voto 7.5
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Adoro scrivere di ciò che mi appassiona, nello specifico di videogiochi e giochi da tavolo, il mio genere preferito è il Grimdark sia Fantasy che Sci-fi perché riesce spesso a regalare esperienze intense e ricche di adrenalina. Personalmente sono un amante degli animali e dell'elettronica, una miscela bizzarra dovuta ai primi giochi su cui ho messo mano Pokemon e Digimon.