Parlare della serie Mana risulta sempre curioso nel 2021, palesando inevitabilmente un’attitudine di mercato tutta contemporanea attraverso la quale il passato ritorna a far parlare di sé, a narrarsi, narrando anche il periodo storico di appartenenza, riflettendo le attitudini e gli sperimentalismi fondamentali per apprezzare ancora di più il settore del gaming. L’attuale epoca in cui ci muoviamo dimostra sempre più un certo tipo di varietà, dal punto di vista delle scelte per il consumatore, varietà che non ha alcun limite di “recupero”, che torna tranquillamente a fare parlare il passato stesso, in una sorta di connessione che potrebbe anche farsi studio e analisi in alcuni frangenti. Stiamo parlando di tutte le Remastered e Remake (Square Enix ne sa qualcosa) alla portata delle nuove generazioni, di questi lavori e iniziative pronte a riportare nelle console di tutti non soltanto i titoli più famosi, ma anche i più particolareggiati e forse bistrattati. Vogliamo aprire la nostra recensione di Legend of Mana Remastered partendo proprio da tutto ciò, partendo da una prospettiva commerciale che ad oggi è diventata quasi routine, un abitudine che non sorprende nel suo continuo “riproporre”, omaggiando e ricordando la strada che si è percorsi fino a questo punto.
Con il suddetto titolo, però, la situazione è abbastanza differente e particolare. Legend of Mana è uno di quei prodotti che non ha mai fatto veramente breccia in terra nostrana, nel periodo di uscita, complice anche il lavoro di Square stessa intorno alla sua immagine e promozione. Stringere fra le mani una sua remastered potrebbe rivelarsi dunque estremamente prezioso, sia per i giocatori più datati sia per tutte le nuove leve, in una prospettiva sia ludica che pedagogica. Stiamo comunque parlando di un videogioco del 1999, specchio di un tempo lontano, riflesso distorto di un genere e tentativo sperimentale di rielaborazione, ancora oggi parecchio particolare da affrontare e decifrare a tutto tondo.
Immaginazione e realtà, nella recensione di Legend of Mana Remastered
Per parlare della trama di Legend of Mana Remastered in una recensione è importante, innanzitutto, sottolineare la sua particolare struttura generale (struttura che fin dai primissimi istanti lo distanzia dai titoli verso cui l’Occidente è maggiormente abituato, come i Final Fantasy ad esempio). Tutto ruota intorno a questo Albero del Mana, presente della terra di Fa’Diel. Non si tratta semplicemente di un organismo vegetale leggendario, ma di una sorta di entità quasi mistica, sulla quale tutte le forme di vita vorrebbero mettere le mani, per bearsi dei suoi poteri. Al tempo in cui la nostra storia comincia troviamo quest’Albero ridotto in cenere, con alcuni rimasugli del suo antico potere ancorati a specifici oggetti speciali (Mana Stones, enchanted Instruments e artifact). Il protagonista di cui vestiremo i panni avrà dunque il compito, più o meno, di recuperarli tutti per dare senso e forma all’antico potere in loro custodito.
Fin dall’inizio dovremmo quindi attuare alcune scelte. Vi sono due protagonisti, bisogna selezionare il luogo sulla mappa in cui cominciare ed avanzare gradualmente di oggetto in oggetto. Questa è la prima e più curiosa caratteristica di Legend of Mana, il fatto di dover costruire noi stessi il mondo di gioco, portando alla luce, passo passo, i luoghi che lo disegnano. Il tutto senza troppe indicazioni, quasi nulle, e senza una contestualizzazione chiara e diretta sul “chi siamo” e sul “perché lo facciamo”. Una struttura estremamente classica e old school dunque, in cui muovere i passi di un protagonista che parla tramite noi, insieme alle varie scelte che affronteremo nel corso dell’avventura.
Da ciò ne viene fuori una struttura che mette tutto, fin dal principio, nelle mani di chi sta stringendo il pad. Nel corso della storia verremo dunque lanciati nel mondo di Fa’Diel e l’unica cosa che potremo fare sarà quella di esplorare parlando con chiunque incroci il nostro cammino. Da questo punto di vista ne fuoriesce un quadro estremamente poliedrico di possibilità e dettagli con il quale cominciare immediatamente a fare i conti. Il mondo di gioco è grande e abitato da moltissime razze che conducono ad altrettante missioni particolari che possono essere accettate o meno. Imparando a muoversi si entra in contatto con gli altri personaggi che, in maniera sparsa, ci chiederanno aiuto per le proprie e personali questioni. Una miriade di quest e di sotto-trame, quindi, disegnano l’avanzamento del nostro viaggio, muovendosi sempre di pari passo con le scelte che si affrontano.
Ci sono due modi di affrontare Legend of Mana: o seguendo la via delle missioni principali (ovviamente se è la prima volta che ci si approccia al titolo non sarà facilissimo individuarle), oppure svolgendo tutte le missioni secondarie che s’incontrano lungo il proprio viaggio. Queste ultime ruberanno moltissimo tempo (pur essendo brevi), ma comunque approfondiranno moltissimi aspetti legati al mondo di gioco, offrendo anche tantissimi spunti di riflessione su coloro che ci vivono. Inoltre, come abbiamo già anticipato in questa recensione di Legend of Mana Remastered, bisognerà fare i conti con una mappa di gioco essenzialmente vuota, la quale prenderà gradualmente forma in relazione agli “artifact” che troveremo relazionandoci con gli altri, o portando a compimento alcuni incarichi. Questi particolari oggetti sono legati a specifici luoghi e serviranno sia per le missioni, sia per le sotto-trame (ognuno di loro dovrà essere posto in base ai parametri che presenta, dato che i vari elementi distintivi andranno ad impattare anche sui circostanti, mutando le condizioni riscontrabili nel corso dell’esplorazione), gettando i lineamenti di una struttura narrativa che è tutt’altro che lineare. La linearità non esiste in Legend of Mana, dato che ogni nostra scelta, anche a livello sequenziale, potrebbe condurre a conseguenze successive inedite.
Combattere ed avanzare, anacronisticamente
E’ proprio quando si analizza il battle system di questo Legend of Mana che si percepisce maggiormente la sua “anima antica”, il suo essere lontano nel tempo e nello spazio a livello strutturale e anche ludico, in un certo qual modo. Gli scontri si sviluppano intorno a un’azione generale che ne mette in evidenza l’essenza da action jrpg, in un tripudio di semplicismi velati. Di primo acchito, infatti, non sarà per nulla semplice comprenderne le dinamiche di gameplay, anche in seguito alle varie spiegazioni snocciolate dall’apposito personaggio esperto negli scontri. Durante la battaglia il giocatore avrà il controllo soltanto del protagonista che ha selezionato al principio (gli altri compagni nel team saranno guidati dall’intelligenza artificiale), e potrà decidere se attaccare, saltare o difendersi con gli appositi tasti. In aggiunta a ciò vi saranno le abilità speciali (legate alle armi che si utilizzano) e le magie selezionabili ed assegnabili nell’apposito menù. Essendo tali fasi in 2D, ci si dovrà muovere con estrema attenzione nell’area dello scontro, anche perché i vari colpi andranno a segno soltanto se ci si troverà nella stessa identica traiettoria del mostro che si vuole sconfiggere.
La resa bidimensionale dell’azione e la poca intuitività generale, fusa ad una ripetitività impossibile da ignorare, potrebbero rendere questo sistema di combattimento abbastanza ostico, soprattutto per coloro che non hanno la pazienza di comprenderne le varie caratteristiche. E’ bene ricordare, però, che con l’avanzamento generale e la scoperta dei vari luoghi a disegnare Fa’Diel, si sbloccheranno tutta una serie di piccolezze (come il ranch o il golem, ad esempio), pronte ad approfondire un minimo la situazione, sfumandola con qualche possibilità in più, anche in ambito strategico.
Un acquerello lontano e vicino al tempo stesso
Parlando della resa estetica generale, nella nostra recensione di Legend of Mana Remastered, è importante specificare che questo titolo già all’epoca si distinse per lo stile generale e per la resa artistica. Il tocco di tanti anni fa, quella sensazione di muoversi all’interno di un dipinto in acquerello, è rimasta intonsa, illesa in questa nuova versione che quasi ne migliora l’espressività. Ci si ritrova a camminare in questi coloratissimi fondali che rievocano tempi lontani, accompagnati dagli sprite in 2D di personaggi ed alcuni oggetti, fluidissimi nelle loro animazione. In aggiunta troviamo la colonna sonora riarrangiata da Yoko Shimomura (modificabile con la classica in qualsiasi momento), una nuova estetica per i menù, la possibilità di utilizzare più agevolmente l’autosave e l’album delle illustrazioni.
Tirando le somme di questa remastered di Legend of Mana, ci si ritrova davanti un videogioco che appare lontanissimo nel tempo a livello strutturale, e parecchio sperimentale in molte sue dinamiche. Il tocco affabulante generale (arricchito da tantissimi dettagli, storie, trame e sviluppi, seppur fuggevoli), fuso ai vari tentativi di rielaborare un genere, valorizza e contestualizza moltissimo ciò che si ha davanti, divenendo al tempo stesso monito, storia, eco, ricordo e ritorno.