L’interno di un aereo in volo, con sedili in palette cromatica, un ambiente simmetrico e un’esplosione improvvisa ma precisa, tagliente e ordinata. Si apre cosí l’ultima opera di Wes Anderson, che lascia sempre la sua firma inconfondibile in ogni suo film, rimanendo fedele al suo stile particolare ma anche un po’ ridondante. La sensazione infatti è quella di aver già visto, di essere rimasti ai film precedenti, mentre saremmo desiderosi di vedere qualcosa di nuovo e spiazzante da quel genio di Wes.
Un intreccio intricato
La Trama Fenicia ha come protagonista un imprenditore degli anni ‘50, definito come il più ricco di tutta Europa, Anatole Zsa-zsa Korda (Benicio del Toro). L’uomo è perseguitato da tutti i capi di stato, che lo accusano di intraprendere azioni losche e illegali, e per questo la sua vita è continuamente messa alla prova, da attentati e tentativi di omicidio. Ma Korda si salva sempre e sopravvive a sei incidenti aerei. Sentendo però che la sua salute non è più la stessa e che la vecchiaia sta avanzando, decide di lasciare tutto il suo patrimonio alla figlia Liesl (Mia Threapleton), una suora che fuma la pipa.
I due si incontrano nuovamente dopo anni dalla morte della madre, e Liesl scopre che Korda ha nove figli ma è solo lei che vuole come suo erede. Liesl inizialmente scettica deciderà poi di aiutare Zsa-zsa nel suo viaggio dove tenterà di stringere accordi economici e immorali con diverse personalità di potere; Liesl ha in realtà l’obbiettivo di indagare sulla morte della madre, ma il viaggio si rivelerà essere un percorso di cambiamento e di crescita relazionale tra figlia e padre. Alla missione dei due prenderà parte anche un tutor follemente nerd ed esperto di fauna e insetti, interpretato da Michael Cera, una scintilla di comicità che non guasta mai.
Uno stile meno fiabesco del solito
Non manca quindi la cura dell’immagine e l’armonia dell’estetica andersoniana, associata alla follia pacata e calma dei personaggi, assolutamente fuori da uno schema mentale “normale”. Eppure non c’è novità, nonostante il prodotto sia favolosamente realizzato. Forse l’unica nota che si distacca dalle scelte tipiche del regista, è la decisione di togliere un po’ di quell’aspetto fiabesco e aggiungere un tocco più cupo e splatter: con sangue rosso che schizza ovunque e l’attesa inquietante dei personaggi che non sanno che ne sarà del proprio destino, accentuata dalla colonna sonora curata dalle musiche di Alexandre Desplat. I costumi invece sono di Milena Canonero, che riconferma la sua dote donando a tutti un tono pittoresco e inaspettato.
Interpretazioni suggestive e intoccabili
Il cast è stellare, e su quello, nulla da ridire. Una recitazione ridotta al minimo, ironica, pungente e sobria che abbellisce la cornice che la contiene. Da Benicio, alla giovane Mia, per non parlare degli esuberanti Michael Cera, Bill Murray, Bryan Cranston e la sfavillante Scarlett Johansson. Non manca poi Willem Dafoe, che interpreta “Dio”, una specie di giudice del destino nell’aldilà, dimensione ricreata tramite le visioni di Zsa-zsa e l’utilizzo dello switch al bianco e nero, altra scelta prediletta di Wes Anderson.
Ciò che pecca, anche se tipico del regista, è la distanza emotiva. Attori strabilianti, ma visti con distanza e freddezza che non permettono di empatizzare ed emozionarsi con loro. È come stare costantemente in un fumetto.
Il sottotesto che si cela dietro l’estetica
La storia comunque non è solo estetica, ma il simbolismo non manca, a partire dal rapporto padre/figlia, la lotta tra fratelli (Korda e lo zio di Liesl), le dinamiche tra miliardari e il fallimento del mondo circostante che sta ai loro giochi di potere.
Sicuramente il finale rimane nel cuore, finalmente Wes tocca delle note tenere e dolci, offrendo un quadro di come potrebbe essere se gli arricchiti si accontentassero della semplicità e dell’amore vero. Eppure rimane la nostalgia del grande capolavoro Grand Budapest Hotel e il desiderio di vedere qualcosa di nuovo, perché sicuramente Wes è grandioso e i suoi film ci fanno sempre vivere delle favole bellissime.
Il film sarà al cinema dal 28 maggio, se volete farvi un viaggio tra silenzi e facce curiose che si muovono all’interno di una storia surreale e deliziosa, che è anche condanna politica.