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Joker – Recensione del film di Todd Philips con Joaquin Phoenix

Sapevamo già, ancor prima di Venezia, che il Joker di Todd Philips avrebbe sicuramente fatto parlare di sé: d’altronde ogni singola affermazione fatta dal regista andava a spingere verso una pellicola davvero poco legata al Joker, se non in termini di filosofia e – leggermente – d’aspetto. Se n’è parlato abbondantemente nel corso di questo mese passato, ma proviamo a illustrare anche noi la nostra visione della pellicola: per capirla, però, dovremo seguire alcuni passaggi obbligatori.

La storia del Joker e il fumetto autoriale

Parlando del film in termini di trama, Joker racconta le vicende di Arthur Fleck, personaggio alquanto strano (e decisamente con problemi mentali) che per una serie di eventi si troverà a discendere – recita la sinossi – verso l’abisso della follia, diventando poi quello che tutti gli amanti del fumetto (o dei film del Cavaliere Oscuro) conoscono bene. Ma se c’è una cosa che il fumetto, tutt’ora, ha sempre non rivelato sono le effettive origini di questa mente criminale: nel corso degli anni tanti autori hanno dato informazioni, ma spesso alcune di queste sono state smentite con altre storie oppure rese così marginali da essere insignificanti. Quindi, un personaggio come il Joker si presta molto bene alla visione che ha di lui questo film, complice il grande spazio di manovra.

La scelta di Todd Philips e Scott Silver è stata quella di dare a queste origini cinematografiche uno stampo d’autore: eliminate le vasche acide della Ace Chemicals e quel tono dark della Gotham in cui si sviluppa la trama (negli anni ’80), ciò che rimane è un film antiepico, molto realistico e asciugato di quelle componenti che facevano aumentare i battiti agli spettatori. Proprio questa scelta fa di questo film qualcosa di unico nel suo genere, nel bene e nel male: se infatti tutto il viaggio di Arthur viene vissuto ed empatizzato da chi sta vedendo il film, molte parti risulteranno lente, quella lentezza realistica che però nel film potrebbe portare al sentimento di noia (soprattutto nella prima parte del film). Fortunatamente, avanzando l’intercalare delle vicende diventa più rapido, al punto da iniziare a costruire qualcosa che poi esplode nel climax del film, posizionato sapientemente – come in un buon origin movie – alla fine della pellicola.

Chiamatelo Joker

Quindi il Joker di Philips sta ai cinecomic Marvel come The Killing Joke sta alla saga di Civil War: la differenza non sta tanto nelle vicende narrate, ma nel modo in cui vengono raccontate. Non serve creare discostamenti di ogni tipo a causa di parole dette da alcune persone dello staff della pellicola: in tutto e per tutto questa visione è quella di un Joker reale, concreto come una persona vera e pazzo altrettanto. Il pazzo è un sognatore sveglio, e tutto il sogno che vediamo su schermo è quello di un reietto della società che, per una serie di eventi, arriverà proprio a lasciarsi abbracciare da questa pazzia fatta di risate, di commedia.

Joker

Certamente potrebbe creare una strana sensazione vedere un Joker senza Batman, eppure proprio la forza dell’interpretazione di Joaquin Phoenix permette a questo personaggio di esistere fuori da quella bolla: non mancano inoltre le forti presenze di attori come Robert De Niro, oppure i rapporti che Arthur sviluppa con la madre e la vicina di casa, anch’essi vitali per l’avanzare dell’intreccio. Eppure – forse volutamente – gran parte del film si poggia esclusivamente sull’interpretazione di Phoenix, facendo diventare questo film quasi un one-man show.

C’è comunque da tranquillizzare i puristi del fumetto: il Joker che vedrete nel film sarà più vicino a quello che avete conosciuto negli albi di quanto pensate. Tutta la trama – evitandovi spoiler di ogni tipo – riesce a sorprendere e a raccontare questa parabola nel migliore dei modi, rivelando che non tutto ciò che si conosce alla fine è vero, e che forse proprio il preconcetto dovuto alle affermazioni di regista, cast e staff potrebbe essere l’unico paletto a separarvi da uno dei film più interessanti dell’anno.

Capolavoro

Il vero problema del film, se proprio serve trovargliene uno, è la chiave di lettura: sebbene ci sono molti richiami a varie opere cinematografiche come Taxi Driver o Re per una Notte, Joker prende forse troppo da questi film, andando a ricreare qualcosa di già visto, sicuramente eccezionale ma non troppo originale. Funziona bene, in quanto si adatta alla perfezione alla storia del personaggio, ma forse qualche passaggio della trama è fin troppo scontato. Questo, unito al fatto che il film si regge prettamente su Joaquin Phoenix, purtroppo toglie a Joker lo scettro di capolavoro, parola abusata ormai nel media. È un bellissimo film, qualcosa che sicuramente frutterà al protagonista un Oscar e di cui probabilmente sentiremo parlare nel prossimo futuro, ma non aspettatevi di uscire dalle sale con quella sensazione “wow” che potreste aspettarvi da un film così osannato al Festival di Venezia: alla fine questo Joker vive nel nostro mondo, e come tutte le storie vere non ha bisogno di orpelli stilistici o scene artefatte per raccontare come un uomo possa, in balia degli eventi, diventare il più grande criminale di Gotham City.

Joker

8.5

La storia del Joker, vista da un punto di vista realistico, porta lo spettatore dentro il mondo di Arthur Fleck, alle prese con la vita, la società e il desiderio di voler far ridere. Caduta e rinascita di uno dei villain più iconici di sempre, trae beneficio da vecchie pellicole dall'alto valore stilistico, mentre prende il concetto di cinecomic visto nei film di Nolan e lo asciuga di tutta l'epica possibile, arrivando a portare a schermo un uomo e non un personaggio. Un film da vedere, sia dai fan del fumetto che da chi non ha mai aperto un albo. Una storia capace di raccontare politica, società e animo umano senza farsene stendardo, al punto da lasciare lo spettatore alla fine della proiezione non stupefatto, ma arricchito da quello che è uno dei migliori origin movie di sempre, sebbene abbia forti componenti autoriali in termini di sceneggiatura.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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